PROF MALATA DI TUMORE RISCHIA IL LICENZIAMENTO PER LE ASSENZE

08/11/2009 di

di GIOVANNI DEL GIACCIO *

Combatteva già contro la malattia, ha dovuto dar vita a una battaglia giudiziaria per vedere riconosciuto il suo diritto ad avere i permessi previsti in caso di gravi patologie. E’ la storia di una docente del “Galilei” di Latina che dal ’91 è alle prese con un tumore e sta lottando a testa alta per sconfiggerlo: quattro interventi e decine di sedute di chemioterapia e radioterapia, la spola continua fra Latina e Milano, senza perdere la voglia di insegnare, di essere utile ai “suoi” ragazzi. Ma quelle assenze, però, il dirigente scolastico ha voluto conteggiarle come ordinarie. Non comunicando alla Ragioneria provinciale del Tesoro quelle dovute per invalidità e legate alla grave malattia, inoltre, ha fatto sì che venisse prima ridotto e poi non corrisposto lo stipendio, con il rischio di licenziamento per l’elevato numero di assenze concretizzatosi nel 2008.

«Abbiamo provato a spiegare, ci siamo rivolti all’ufficio scolastico provinciale e poi a quello regionale, a ogni livello dell’istituzione scolastica prima di andare in giudizio – spiega l’insegnante – ma il dirigente non si è mosso dalla sua decisione». Così la professoressa per non perdere i soldi è stata costretta a lavorare anche fra un ciclo e l’altro di chemioterapia, fra un viaggio a Milano e l’altro, un’operazione e un trattamento di radioterapia. Affrontando anche quest’altra battaglia oltre quella contro il male.

Fino a quando il Tribunale ha ordinato al dirigente del “Galilei” di «concedere a una docente i permessi mensili e le assenze per gravi patologie». Non solo, è stato dichiarato anche «il diritto della ricorrente ad usufruire delle richieste di assenza per gravi patologie, anche se presentate contemporaneamente e successivamente all’emissione del provvedimento di collocamento in malattia d’ufficio da parte del dirigente della scuola, con conseguente scomputo dai periodi di assenza per malattia ordinaria». A scuola, infatti, nessuno sapeva del tumore fino a quando non è stato necessario renderlo pubblico. «Volevo tutelare la mia riservatezza – dice la docente – poi anche quando ho portato la documentazione non è che sia cambiato molto nell’atteggiamento del dirigente».

Il Tribunale ha condannato inoltre la scuola ed il ministero dell’Istruzione al pagamento delle spese di giudizio. Giudizio che si poteva evitare se fosse stato dato seguito al parere, per esempio, del direttore generale dell’ufficio scolastico regionale o dell’Associazione nazionale presidi. La vicenda ha anche un risvolto penale, ancora in corso, e la docente ci tiene a far sapere che: «Tutto ciò che otterrò andrà in beneficenza, ai malati come me che però non hanno la possibilità di sostenere le spese che stiamo affrontando noi». (* Il Messaggero 08-11-2009)