PARADISI FISCALI, CONTROLLI AI CITTADINI LAZIALI

04/11/2009 di

Sono 2.932 i cittadini laziali residenti in paesi a fiscalità privilegiata, i cosiddetti paradisi fiscali, che sono oggetto di esame da parte dell’Agenzia delle Entrate. Lo ha reso noto, nel corso di una conferenza stampa, il direttore della direzione regionale del Lazio dell’Agenzia delle Entrate, Eduardo Ursilli.


Il dirigente ha spiegato che si tratta per lo più di «artisti, tra cui anche alcuni attori, professionisti e imprenditori padronali che dirottano all’estero, su conti propri o intestati a prestanome, parte dei soldi ricavati dall’evasione». In base agli ultimi dati dell’anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire), a livello nazionale sono 29.158 gli italiani che vivono nei paradisi fiscali.

Dei 2.932 cittadini del Lazio su cui l’Agenzia delle Entrate sta effettuando accertamenti, 2.545 si trovano nella provincia di Roma, 178 in quella di Frosinone e 128 in quella di Latina. Tra le mete preferite per l’espatrio, ha spiegato Ursilli, «figurano il Principato di Monaco, che conta ben 517 residenti, e l’Uruguay che ne conta 312». Tra le altre destinazioni anche Costa Rica, Bahamas, Hong Kong, Mauritius e Panama. Per quanto riguarda invece San Marino, il capo dell’ufficio accertamento dell’Agenzia delle Entrate del Lazio, Saverio Iamele, ha sottolineato che «l’Agenzia ha iniziato un’attività di collaborazione molto forte, tanto da farci ritenere che presto non sarà più un problema». Iamele ha aggiunto che per molti dei 2.932 cittadini sotto esame «sono già stati fatti accertamenti per svariati milioni».

L’attività di controllo dell’Agenzia delle Entrate, ha proseguito Ursilli, «condotta anche in collaborazione con i comuni, mira a contrastare l’evasione fiscale, a recuperare le imposte e a fare rientrare in Italia quei soggetti la cui residenza all’estero si dimostri fittizia, poichè il loro centro di interesse economico e familiare si trova, nei fatti, in Italia». Ursilli ha inoltre sottolineato che l’attività di controllo dell’Agenzia nei confronti dei residenti all’estero non riguarda lo scudo fiscale in quanto si tratta di un’attività di routine: «È un’attività già iniziata nel 2000 quando sono state costituite strutture di intelligence a livello nazionale e regionale finalizzate a individuare questa particolare tipologia di evasione o elusione fiscale che rappresenta da sempre un obiettivo primario dell’Agenzia. Riteniamo – ha concluso Ursilli – che i paradisi fiscali abbiano sempre di più vita dura. Quanto al segreto bancario va oramai considerato sotto terra».