MARRAZZO: INDAGINI SU ALTRI RICATTI, COCAINA E SOLDI. L’ADDIO DEL PRESIDENTE

28/10/2009 di

Indagini a tutto campo. Anche e soprattutto per accertare se oltre a Piero Marrazzo, ormai ex presidente della Regione Lazio, sotto ricatto c’erano altri personaggi famosi. Politici, attori, calciatori, nomi sussurrati dagli stessi trans dell’ormai famoso appartamento di via Gradoli, quello dell’incontro tra l’ex governatore e un transessuale. Nomi che però non risulterebbero allo stato agli atti dell’inchiesta, nè nelle intercettazioni. Anche per questo motivo il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ed il sostituto Rodolfo Sabelli stanno passando al setaccio almeno tre rapine compiute la scorsa primavera da sedicenti carabinieri ai danni di transessuali.


È da questi episodi che gli inquirenti hanno preso spunto per estendere i loro accertamenti. Verifiche ci sono anche per stabilire chi portava la cocaina nel corso degli incontri, chi la cedeva e chi la comprava. Altri accertamenti invece riguardano i soldi, tantissimi, usati per pagare i transessuali che, per un rapporto «con coca», chiedevano anche 5.000 euro. Ma anche i soldi che avrebbero percepito i quattro carabinieri arrestati sempre frutto di altri ricatti. Per questo sono stati avviati accertamenti patrimoniali. Ribadito anche oggi che non ci sono accertamenti in corso su Marrazzo, gli inquirenti della capitale hanno intanto chiesto al Viminale il mantenimento sul territorio italiano, per motivi di giustizia, di Natalie, il viado sorpreso nello scorso luglio in atteggiamenti intimi con l’ex governatore del Lazio. Essendo clandestino, il transessuale dovrebbe essere espulso, ma per la sua particolare veste di testimone rimarrà, per il momento nella capitale.

Oggi gli inquirenti, nel corso di un incontro con il colonnello del Ros Roberto Casagrande per un punto della situazione, hanno anche disposto l’audizione, sempre come testimoni di alcuni transessuali residenti in via Gradoli e dintorni. Con loro saranno convocati dai carabinieri anche altri testi a loro connessi. Gli stessi militari dell’Arma devono inoltre ascoltare Brenda, uno dei trans indicato come uno dei frequentatori di Marrazzo. La sua audizione è legata alla verifica dell’esistenza di un secondo video in cui apparirebbe l’ex presidente della Regione Lazio. Domani, infine, il tribunale del riesame dovrebbe fissare la data per l’esame delle istanze di revoca delle misure cautelari emesse dal gip Sante Spinaci nei confronti dei carabinieri accusati di aver ricattato Marrazzo: Carlo Tagliente, Luciano Simeone, Nicola Testini e Antonio Tamburrini. A loro la procura attribuisce non solo l’estorsione ai danni dell’esponente politico ed il tentativo di vendita del video girato nell’appartamento di Natalie, ma anche di aver introdotto nella stessa abitazione la cocaina che si vede nel filmato. L’incartamento dei magistrati è stato quindi trasferito ai giudici competenti sulla legittimità delle misure restrittive. Contiene tutti gli atti compiuti fino all’arresto dei quattro carabinieri ritenuti infedeli ed anche il verbale di interrogatorio di Natalie, quest’ultimo avvenuto dopo l’esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare.

ULTIMA SEDUTA DEL CONSIGLIO REGIONALE. Hanno condiviso tensioni nei momenti più aspri della battaglia politica e apprezzato il suo voler sempre testardamente trovare soluzioni condivise. Oggi, per la prima volta dopo cinque anni, i consiglieri regionali del Lazio, di maggioranza e di opposizione, si sono ritrovati nell’aula della Pisana a raccogliere le sue dimissioni. E nessuno ha affondato la lama nelle polemiche. Piero Marrazzo non è più il Presidente della Regione Lazio e l’assemblea legislativa regionale da oggi è formalmente sciolta. Ma nel prenderne atto i suoi ex colleghi, pur non risparmiando critiche al suo operato istituzionale, non hanno voltato le spalle all’uomo, «fortemente provato». E nessuno ha trovato fuori luogo o contestato quel «Grazie Piero» detto in aula da Esterino Montino, che di Marrazzo era vice e che ora ne ha preso il testimone. «Vorrei ricordare – ha detto Montino, che da navigato politico non è però riuscito a nascondere tristezza e commozione – che il presidente Marrazzo ha ammesso le sue debolezze personali e lui, fino a prova contraria, è vittima di un ricatto e di un tentativo di estorsione». Non solo: «Lasciatemi dire con grande dolore, e anche con l’amicizia e la stima personale verso Piero, che in questa situazione drammatica ha dimostrato un grande senso di responsabilità e di rispetto verso quest’aula e verso le istituzioni».«Avrebbe anche lui potuto invocare la violazione della privacy, sostenendo che quella sfera riguarda la singola persona e può essere giudicata solo dalla propria coscienza. Ma lui, senza invadere le case degli italiani dagli schermi delle tv – ha aggiunto Montino citando non a caso quel piccolo schermo che ha reso Marrazzo un professionista famoso e apprezzato – ha ritenuto dopotutto in soli 5 giorni di fare un passo indietro. A dimostrazione che per chi rappresenta le istituzioni il confine tra vita privata e vita pubblica è sottile, e spesso inesistente». Per questo Montino, a nome anche della giunta che ha accompagnato Marrazzo in questi anni, gli ha detto «grazie Piero, grazie per la lezione di stile e di senso delle istituzioni». Poi la parola è passata ai consiglieri. «Avverto l’esigenza morale di stare vicino a chi sta nella polvere anche quando non ne condivido le condotte di vita, che non possono essere sempre esemplari» ha detto Antonio Cicchetti. capogruppo An-Pdl; gli ha fatto eco con una dichiarazione di «piena solidarietà al presidente Marrazzo dal punto di vista umano e piena vicinanza» Fabio Armeni, capogruppo Fi-Pdl, precisando: «non abbiamo richiesto le dimissioni di Marrazzo ma un atto di chiarezza istituzionale e di coerenza». Donato Robilotta, capogruppo Socialisti Riformisti-Pdl, ha assicurato: «nessuno di noi ha intenzione di fare la campagna sulla vicenda personale che ha interessato il presidente, la vicenda Marrazzo deve restarne fuori». Nell’Aula della Pisana oggi non c’è stato neanche il ricordo del conflitto politico: solo, come ha detto Fabio Desideri (Pdl), «la necessità urgente di voltare pagina». Ivano Peduzzi, capogruppo Prc, ha ritenuto «correttissima la presa d’atto da parte del presidente Marrazzo degli errori personali». La seduta del Consiglio si era aperta con la lettura, fatta dal presidente del Consiglio regionale Bruno Astorre, della lettera con la quale Marrazzo si è dimesso: «una nota toccante» come ha detto Roberto Alagna, capogruppo della Lista civica per il Lazio «in cui c’è il dolore di un uomo, il dramma, accanto alla valutazione del proprio impegno istituzionale». Per tutti, amici e nemici politici, da oggi Piero Marrazzo è uscito di scena.

PRIMO GIORNO DA EX, IN CASA CON LA FAMIGLIA. Chiuso in casa. Con la famiglia a fare dare schermo, da barriera di protezione. I suoceri e la moglie Roberta, incrollabile e determinata a gestire la parte più difficile di questa storia. Piero Marrazzo ha trascorso il primo giorno da non presidente nella sua villa di Colle Romano, comprensorio elegante sulla Salaria, immerso in un bosco alle porte di Roma. Una scelta quella di restare in casa presa ieri sera dopo che il tentativo di raggiungere alcuni istituti religiosi, compresa l’Abbazia di Montecassino, era stata abbandonata per la pressione mediatica scatenata dal tam tam giornalistico. Una decisione presa in accordo anche con l’Abate di Montecassino per il timore di trasformare il monastero benedettino, da tranquillo ritiro spirituale, a circo di telecamere, microfoni e block notes. Così il ritiro di Piero Marrazzo ora è casa. Una casa che, proprio per il suo impegno da presidente aveva deciso di abbandonare per un appartamento a Roma. Ma da ieri, da quando è diventato ex governatore del Lazio, ha nuovamente eletto a suo domicilio. Qui ha trascorso i momenti più belli, anche la festa per il matrimonio con la moglie Roberta. Resta però la voglia comunque di scegliere un altro istituto religioso per riacquistare «tranquillità, quiete, »serenità«. Tutto quello che ha perso in appena sei giorni, sei giorni che lo hanno travolto per lo scandalo del video con il trans e la coca, dello sporco ricatto, dei carabinieri arrestati. Sei giorni in prima pagina, lui giornalista poi prestato alla politica. Ora, chi gli sta accanto dice, »cerca solo di tagliare con questa parentesi«. Ad aiutarlo anche la presenza della figlia più piccola, un pò di normalità nel bel mezzo dell’inferno. L’ex governatore ha trascorso tutto il giorno in casa. Ha ricevuto le telefonate dei suoi collaboratori. Lo hanno chiamato per affetto, per sapere come stava. Temono il tracollo di un uomo distrutto. Un uomo che nessuno ora degli amici e dei parenti vuole lasciare solo. I suoceri, i genitori di Roberta, che abitano nella villa accanto, non lo lasciano un attimo. Ora la speranza è che la tensione mediatica rallenti. Che giornali e tv si dimentichino del caso Marrazzo. Che ritorni un pò di normalità. Meglio, l’oblio. Poi l’ex presidente della Regione Lazio, che fino ad una settimana fa si accingeva ad entrare nell’agone della campagna elettorale, ricostruirà il futuro. Probabilmente proprio da quel convento che ieri non è riuscito a raggiungere. Ora vuole cercare rifugio nella spiritualità, dice chi sta dividendo con lui questi momenti. Ricercare sè stesso. Riflettere.