DELITTO DEL CIRCEO, GIANNI GUIDO E’ L’OPPOSTO DI ANGELO IZZO
«Gianni Guido è l’esatto contrario di Angelo Izzo: la pubblicità non gli piace, è introverso e nel corso di questi anni in carcere ha compiuto un percorso che ho volutamente definito di ‘silenzioso pentimentò». Paolo Canevelli è il magistrato che ha firmato le due ordinanze, una del luglio 2007, l’altra dell’aprile 2008, che hanno consentito a Gianni Guido di uscire dal carcere, prima in semilibertà e poi in affidamento ai servizi sociali. Quando era presidente del Tribunale di sorveglianza di Roma (da alcuni mesi ricopre lo stesso incarico ma a Perugia), Canevelli ha avuto modo di incontrare diverse volte Guido, e di valutare le relazione degli psicologi e degli assistenti sociali su quell’ex ragazzo della Roma bene che ieri ha terminato di scontare 30 anni di pena per la strage del Circeo.
«Guido – racconta Canevelli all’ANSA – è una persona silenziosa e in carcere non ha mai ricercato il contatto con gli operatori o con gli altri detenuti. A noi non ha mai detto apertamente ‘ho sbagliatò, ma si vergognava come un ladro di ciò che aveva fatto e voleva chiudere i conti col passato. Per quattro anni, dal 94 al ’94, è stato detenuto a Milano, dove ha iniziato un importante percorso di psicoterapia di gruppo». E questo percorso – secondo il magistrato – è continuato, «seppure con meno risorse trattamentali», anche nel penitenziario di Civitavecchia. «In carcere si è laureato e si è avvicinato alla religione. Se fosse stato condannato all’ergastolo, allora sarebbe stato necessario una prova del suo ravvedimento per concedergli la semilibertà; nel suo caso bastava escludere una eventuale pericolosità sociale e assicurare un suo reinserimento, per questo gli abbiamo prescritto l’obbligo di trovare un lavoro e di continuare la psicoterapia nel periodo di affidamento in prova».
Fondamentale, secondo Canevelli, è stata la relazione del perito di parte, il prof. Stefano Ferracuti, secondo cui l’evoluzione della personalità di Guido «gli ha consentito – è scritto in una delle ordinanze dei giudici di sorveglianza – di superare in termini critici e costruttivi i precedenti aspetti psicopatici e fortemente narcisistici». «Questo significa – spiega il magistrato – che Guido ha una buona consapevolezza di ciò che ha commesso, non lo rimuove». «Senso di colpa» e «vergogna» sono i termini frequentemente utilizzati dal Canevelli per descrivere il percorso di ‘silenzioso pentimentò compiuto da Guido«. Ma non ha mai pensato neppure per un istante che, uscito dal carcere, anche Guido, così come Izzo, potesse tornare a uccidere ? »No, non l’ho mai temuto – risponde il magistrato – Izzo e Guido sono due persone totalmente diverse. Izzo ce l’aveva scritto in faccia« E se gli si chiede come sia possibile per i familiari delle vittime accettare l’idea che uno dei tre massacratori del Circeo sia tornato in libertà, Canevelli replica: »sull’entità della pena non entro nel merito, ma Guido un percorso di recupero l’ha fatto. Voleva far vedere e dimostrarsi diverso, anche dopo le evasioni e le latitanze all’estero. Poi, oltre ai benefici previsti dalla ‘Gozzinì e gli abbuoni per buona condotta, ha usufruito anche degli indulti del ’90 e del 2006. Ma questo lo prevedeva la legge…«.
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