COSI’ COMANDAVANO A FONDI, PILOTATO ANCHE L’APPALTO PER ABBATTERE L’ISOLA DEI CIURLI

08/07/2009 di

di MARCO CUSUMANO *

Un territorio sotto scacco della malavita organizzata che controllava la politica e l’economia. E’ questo il ritratto che emerge dalle 161 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Roma Cecilia Demma su richiesta dei magistrati della direzione distrettuale antimafia Giancarlo Capaldo, Diana De Martino e Francesco Curcio. Nell’ordinanza si fa riferimento anche alla relazione della commissione prefettizia sulle infiltrazioni della malavita nella gestione del Comune: «A Fondi sono insediati da molti anni i componenti della famiglia Tripodo. Costoro gestiscono rilevanti attività economiche nel settore delle pulizie, dei trasporti e del commercio sia direttamente che attraverso famiglie alle quali si sono legati nel corso degli anni anche a mezzo di matrimoni e convivenze, in particolare esistono strettissimi rapporti tra i Tripodo e la famiglia Trani».

Dopo una descrizione dettagliata di tutti i collegamenti familiari e affettivi, si arriva alla conclusione: «Tutto questo intrecciarsi di rapporti familiari, economici e criminali, hanno sicuramente condizionato l’attività amministrativa del Comune di Fondi. Soprattutto risulta una serie di appalti, servizi, licenze e assunzioni in favore delle famiglie Tripodo e Trani». Si fa riferimento a un’agenzia di pompe funebri segnalata dalla Questura al Comune di Fondi per il ritiro della licenza (mai effettuato). Alcuni lavori sarebbero stati affidati senza gare pubbliche ai “soliti noti”, non solo nel settore funebre.

Addirittura, sempre secondo l’accusa, sarebbe stato pilotato l’intervento per la demolizione dell’isola dei Ciurli, evento festeggiato come simbolo della vittoria della legalità. «E’ significativo – si legge nell’ordinanza – che le opere di abbattimento di un grosso complesso abusivo denominato Isola dei Ciurli avevano un costo di 750.000 euro. Per evitare di dover indire una gara europea gli abbattimenti sono stati divisi in tre lotti affidati a tre ditte di fiducia del Comune. Mentre una era idonea (…) le altre due erano del tutto inidonee tant’è che hanno eseguito tardivamente gli abbattimenti».

La ragnatela di interessi privati ha dimensioni che mettono paura. «Il quadro che emerge – conclude il giudice – è quello di un’amministrazione comunale permeabile all’interesse di pochi, che sposa quale interesse pubblico il favore verso singoli cittadini (…) che ha consentito a Carmelo Tripodo e Aldo Trani (…) di essere beneficiari di un trattamento privilegiato in spregio a ogni regola di buon andamento della cosa pubblica».

 
Izzi era il collegamento con l’amministrazione comunale di Fondi
 
«So io se al mercato deve entrare uno o non deve entrare». Nel marzo del 2006 Venanzio Tripodo, intercettato, parlava chiaramente senza lasciare dubbi su come funzionavano gli affari. L’accusa parla di «partecipazione occulta dei fratelli Tripodo nell’ambito delle imprese operanti nel commercio dell’ortofrutta nell’ambito del Mof». I due controllavano alcune aziende intestate ad altri e condizionavano anche le attività del Mof. In carcere, oltre ai fratelli Tripodo, sono finiti l’ex assessore ai lavori pubblici del Comune di Fondi Riccardo Izzi, Franco e Pasquale Peppe, padre e figlio ritenuti le “teste di legno” dei Tripodo nel Mof; Giuseppe Bracciale, 50 anni; Alessio Ferri, 32 anni; Antonio Schiappa, 43 anni; Igor Catalano, 37 anni; Vincenzo Bianchò, 58 anni e Antonio D’Errigo, 46 anni. «Venanzio Tripodo – scrive il giudice – decideva se un operatore commerciale potesse accedere al Mof, recuperava i crediti della ditte della famiglia Peppe delle quali era un socio occulto».
 
Ma per condizionare l’economia di un territorio occorre avere ottime entrature tra i politici. E così, secondo l’accusa, i Tripodo tentarono diverse strade per costruirsi rapporti privilegiati. Il culmine è stato raggiunto negli anni 2006-2008 quando crearono «rapporti con l’assessore ai Lavori pubblici del Comune di Fondi, Riccardo Izzi (…), costui costituisce la propaggine associativa nell’ambito istituzionale». «Izzi costituisce il collegamento tra la pubblica amministrazione locale (…) – scrive il giudice nell’ordinanza – e il duo costituito da Carmelo Tripodo e Aldo Trani. (…) Izzi, nel corso della sua vita politica, si è legato a soggetti come Di Fazio (…). Le conversazioni monitorate lo vedono in costante contatto con Trani e Tripodo e si coglie che i due ingerivano nella gestione del Comune per il tramite di Izzi. (…) Egli era l’uomo dei due all’interno del Comune, prono ad ogni loro desiderio». I due avanzavano richieste di ogni genere, direttamente o indirettamente. C’era chi chiedeva lotti al cimitero, chi reclamava il pagamento di fatture, chi voleva una raccomandazione per trovare lavoro. Decine le conversazioni intercettate che tracciano un quadro molto articolato. Oggi inizieranno gli interrogatori davanti al giudice Campoli. M.Cus. (* Il Messaggero 08-07-2009)