BUCCANEER, FRATTINI: LAVORIAMO MA SENZA RISCHI
Massimo sforzo per cercare di liberare i 16 marinai del Buccaneer (di cui 10 italiani con il pontino Mario Albano), ma senza correre «nessun rischio per le loro vite». A quasi due mesi dall’assalto dei pirati nel golfo di Aden non si è ancora sbloccata la situazione del rimorchiatore italiano e il ministro degli Esteri Franco Frattini, che ha incontrato alla Farnesina il premier Somalo Omar Adirashid Ali Sharmarke, ha chiesto che le autorità locali continuino a impegnarsi per il buon esito della vicenda, pur ribadendo la linea italiana contraria a un intervento armato.
Il Buccaneer, infatti, è ancora al largo del Puntland, (la regione semi-autonoma del nord-est della Somalia, roccaforte dei bucanieri), ancorato, come ha confermato a Frattini Sharmarke, «accanto ad altre navi». Questo complicherebbe una «eventuale azione di forza» ha spiegato il titolare della Farnesina, rese già troppo rischiose dalla presenza a bordo del rimorchiatore di «decine di persone».
La diplomazia continua a lavorare, ma non c’è «nessuna trattativa sottobanco», ha sottolineato il ministro, ribadendo che «la trattativa è una via solo politica per la quale ci siamo affidati alle autorità di governo locali e centrali». Il premier somalo, che nella sua visita a Roma per il 15/mo meeting del Gruppo di contatto internazionale per la Somalia ha incontrato anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha assicurato l’impegno delle istituzioni somale nella vicenda del Buccaneer. Intanto continuano gli sforzi internazionali per combattere il fenomeno della pirateria, «crimine di proporzioni intollerabili – ha rilevato Frattini – che non si risolve solo con i pattugliamenti». Il tema sarà al centro della due giorni del meeting insieme alla questione della stabilizzazione dell’intera regione, e l’Italia ha già annunciato di essere pronta «a formare personale di Polizia e della Guardia Costiera anche nel nostro Paese per migliorare la capacità di prevenzione e di reazione» delle forze somale. Quello dei bucanieri non è che «la punta dell’iceberg» dei problemi della Somalia, che sta affrontando una «crisi politica, di sicurezza e socio economica» prima di tutto sulla terraferma. Per combattere il fenomeno, ha chiarito il capo della diplomazia italiana, vanno quindi estirpate «le sue radici profonde».
L’Italia, ha detto Frattini, «supporta tutte le iniziative internazionali contro la pirateria e già partecipa alla missione europea Atlanta». Ma la pace nell’area «è necessaria per tutta la comunità internazionale perchè pirateria, ma anche immigrazione clandestina, traffico di esseri umani e terrorismo sono minacce per tutti. Per questo è il momento di raddoppiare gli sforzi e cercare di risolvere la crisi somala con un approccio globale». Della questione si discuterà anche al prossimo vertice dei ministri della Difesa della Nato, l’11 e il 12 giugno a Bruxelles: fonti dell’Alleanza hanno fatto sapere che nella riunione si affronterà il tema dell’avvio della missione a lungo termine contro i pirati nel golfo di Aden e lungo le coste della Somalia denominata Scudo oceanico.