Peschereccio affonda a Livorno, Ponza piange per la famiglia Curcio

12/01/2012 di
guardia-costiera

Quando sul mare calmo di Vada, a 7 miglia dalla costa, è passato l’elicottero della Guardia Costiera, pochi minuti dopo l’allarme, il peschereccio ‘Santa Lucia IÌ non c’era già più: era stato già inghiottito dall’acqua. Sulla superficie i piloti hanno potuto vedere solo cassette di legno per il pesce, rimaste a galla insieme al corpo senza vita di Silverio Curcio, nato a Ponza 64 anni fa e a Livorno dal 1975, e il marinaio Roberto Caddeo, 37 anni, originario di Sant’Antioco, l’unico superstite di una tragedia del mare avvenuta a 7 miglia da Rosignano e a 16 da Livorno.

Resta disperso il figlio di Curcio, Davide, 36 anni, che è emerso essere il comandante del peschereccio partito dal porto mediceo di Livorno: la capitaneria di porto di Livorno proseguirà le ricerche per tutta la notte. A salvare Caddeo e recuperare il corpo di Silverio è stato l’equipaggio dell’ ‘Er Più, altro peschereccio della marineria livornese, che ha visto il ‘Santa Lucia IÌ mentre stava pescando a circa un miglio di distanza: «Era già rovesciato – racconta Biagio Barraco, membro dell’Er Più – Sembrava una balena. In 5 minuti abbiamo recuperato le reti e siamo partiti, ma quando siamo arrivati era già affondato. Ad andare giù avrà impiegato 6-7 minuti».

Gli uomini dell’Er Più hanno notato Caddeo in mare che si agitava: sotto un braccio aveva un parabordo per restare a galla, sotto l’altro teneva il corpo esanime di Curcio. Silverio a bordo non doveva neanche esserci. Di solito andava il suo socio, Silverio Romano, che però aveva una visita medica: «È stato il destino» ha allargato le braccia parlando con i cronisti. Mentre continuano le ricerche (e proseguiranno durante la notte) per individuare Davide Curcio, padre di un bambino di quasi 5 anni, i militari della Guardia Costiera hanno ascoltato l’equipaggio dell’Er Più e Caddeo, l’unico superstite. Il marinaio sardo che vive da qualche tempo ad Alghero, avrebbe ricostruito la dinamica: le reti si sarebbero impigliate in qualcosa sul fondo, forse uno scoglio, il peschereccio si è piegato su un lato e i tre hanno in tutti i modi cercato di liberare la presa. Ma il natante ha imbarcato acqua e così l’equipaggio avrebbe cercato di fare da contrappeso sistemandosi sul lato opposto.

Il ‘Santa Lucia IÌ non ha retto: si è capovolto ed è affondato. «I primi a cadere in acqua – avrebbe detto Caddeo ai pescatori – siamo stati io e Davide e dopo Silverio». La famiglia Curcio, originaria di Ponza, da anni vive di mare (è nota a Livorno perchè rivende il pesce anche al mercato), ma dopo poco più di 8 anni rivive la tragedia legata all’attività di famiglia: il 13 settembre 2003 morì Pasquale Curcio, 68 anni, fratello di Silverio. Il suo peschereccio, il ‘San Mauro Primò, venne travolto dal mercantile ‘Jolly Blù, della compagnia Messina, a 12 miglia da Piombino. Il corpo di Pasquale fu recuperato solo 5 mesi dopo, ormai ridotto a scheletro, a 120 metri di profondità.