I geologi: “Arsenico nell’acqua problema senza soluzione”

14/12/2011 di
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«La cattiva abitudine italiana di affrontare problematiche urgenti senza programmazione strutturale a lungo termine, ha interessato anche l’emergenza arsenico ancora oggi nonostante una serie di deroghe concesse dalla Comunità Europea, non siamo riusciti a proporre un piano infrastrutturale di contenimento delle concentrazioni in arsenico nelle acque destinate a consumo umano».

È quanto affermato oggi dal presidente dell’Ordine dei Geologi del Lazio, Roberto Troncarelli in merito al problema dell’arsenico nell’acqua in occasione del ventennale dell’Ordine durante l’assise che si è tenuta oggi all’Istituto Superiore Antincendi.

«Molte acque di acquiferi, soprattutto di origine vulcanica, denotano concentrazioni in alcuni casi di gran lunga superiori ai 10 mg/l che è il limite massimo ammissibile previsto dalle norme comunitarie. Il Lazio – ha aggiunto – in particolare è la regione italiana con il maggior numero di comuni con valori di concentrazioni di arsenico nelle acque maggiori alla suddetta concentrazione limite».

«Il Lazio è la regione italiana – ha continuato – con più comuni a rischio arsenico nell’acqua e con oltre 800mila utenti coinvolti. Dopo le proroghe richieste all’Europa dall’Italia sui limiti contenuti, tra dicembre 2010 e febbraio 2011, l’Unione Europea il 22 marzo 2011 ha stabilito che i valori di arsenico compresi tra 10 microgrammi/litro, effettivo limite di legge, e 20 microgrammi/litro sono accettabili per un tempo limitato senza rischi per la salute umana, ma che bisogna adottare specifiche misure per la protezione di neonati e bambini fino ai 3 anni di età».

«La Ue ha stilato un lungo elenco dei comuni italiani dove i valori massimi consentiti (10 microgrammi per litro) sono stati superati e non ha concesso nessuna deroga. Il Lazio è la regione più colpita e i limiti riscontrati sono superiori a 50 microgrammi. – ha spiegato Troncarelli – Molti i comuni in provincia di Latina, fra cui il capoluogo (es. Aprilia, Cisterna di Latina, Cori,Pontinia, Sabaudia e Sezze), in provincia di Roma ( es. Albano Laziale, Ardea, Ariccia, Genzano, Velletri, Castel Gandolfo, Ciampino, Bracciano, Sacrofano, Formello, Civitavecchia, Santa Marinella, Anzio, Nettuno e Campagnano), in provincia di Viterbo, compreso il capoluogo (es. Acquapendente, Bagnoregio, Bassano Romano, Blera, Bolsena, Bomarzo, Calcata, Civita Castellana, Montalto di Castro, Montefiascone, Nepi, Vetralla)». «I più numerosi sono quelli della provincia di Viterbo. L’arsenico può causare tumori della pelle e degli organi interni. Nel Lazio – ha concluso – sono 91 i comuni da bollino rosso che potrebbero adottare misure drastiche nei confronti dell’acqua pubblica».