PAZIENTE MORTA AL GORETTI, INCHIESTA DELLA PROCURA

21/01/2009 di

di GIOVANNI DEL GIACCIO *

E’ a disposizione dell’autorità giudiziaria la salma di Giuseppina Capotosto. La donna, 45 anni, di Fondi è morta al “Santa Maria Goretti” ed è stata al centro dell’ultimo “caso” tra i dirigenti di neurochirurgia e neurotraumatologia per i quali nel frattempo è stata avviata la procedura di licenziamento con contestuale sospensione.

Ma alla Procura di Latina vogliono capire cosa sia successo, approfondire le cause del decesso, così ieri il sostituto procuratore Gregorio Capasso ha fatto sequestrare la salma in attesa dell’autopsia che si svolgerà con tutta probabilità oggi. Saranno acquisiti anche tutti gli atti clinici che riguardano la donna, trasportata inizialmente a Fondi, quindi a Terracina e infine al “Goretti” dove il suo aneurisma cerebrale, però, non è stato trattato. Il medico di guardia a neurochirurgia si sarebbe dichiarato addirittura sprovvisto di competenze, quindi avrebbe chiamato il primario, Stefano Savino, il quale però era fuori città, quindi sarebbe stato coinvolto il responsabile dell’unità operativa di neurotraumatologia, Paolo Missori, ma invano.

Il tutto in un quadro di accesa conflittualità all’interno del reparto. Chi garantisce ai familiari che proprio mentre i medici, per questioni loro, si rimpallavano la responsabilità la donna non si sia aggravata? E’ per questo che, attraverso l’avvocato Francesco Di Ciollo, hanno presentato un esposto. Il fascicolo aperto da Capasso al momento è contro ignoti ma si dovrà comunque ricostruire l’intera vicenda clinica della donna che a Fondi si sarebbe sentita dire che aveva semplicemente mangiato pesante e il mal di testa dipendeva da quello, salvo aggravarsi, essere trasferita a Terracina per la Tac che avrebbe evidenziato l’aneurisma e da lì a Latina dove s’è verificato l’ultimo “caso” tra neurochirurghi. L’ennesima “incomprensione” di fronte alla quale la Asl – che pure era a conoscenza dei rapporti tesi all’interno del reparto – ha deciso di adottare dei provvedimenti. Nel frattempo, però, c’è scappato il morto. Un altro decesso oltre quelli già sotto la lente d’ingrandimento della magistratura e dell’unità di “risk management” della stessa azienda. Le divisioni tra medici – con gli universitari che non avrebbero mai rispettato le disposizioni del primario e nei confronti dei quali c’erano i precedenti accertamenti – hanno comunque fatto del reparto che doveva essere il fiore all’occhiello del “Goretti” un posto poco raccomandabile. L’eccessiva conflittualità, nota e per la quale l’azienda non s’era ancora mossa, ha portato a scrivere nella delibera con la quale si avviano le procedure per recedere dal rapporto con Savino e Missori «per giusta causa» che il provvedimento è dettato dalla: «Situazione di rischio per la salute dei pazienti che si rivolgono alla neurochirurgia».

La certificazione di un fallimento, come se non si conoscessero i ritardi nell’apertura, la corrispondenza di Savino, i “veleni” nel reparto, i precedenti interventi della Procura, la scelta di Missori sulla quale pende un ricorso al Tar. Un reparto da sempre nella bufera. Adesso a neurochirurgia dirige il medico più anziano, c’è aria di quiete dopo la tempesta. Peccato che ci sia stato anche un altro morto. (* Il Messaggero, 21-01-2009)