SEQUESTRATO IL PATRIMONIO DEL COMMERCIALISTA CLAUDIO PROIETTI

21/01/2009 di

di MARCO CUSUMANO *

Il Tribunale di Latina ha disposto un maxisequestro preventivo dell’intero patrimonio riconducibile al commercialista Claudio Proietti, indagato dalla Procura di Latina per una truffa ai danni dello Stato. L’ordinanza è stata firmata dai giudici del Tribunale del Riesame (Parasporo, Di Nicola e Chirico) che hanno disposto il sequestro del patrimonio con un valore stimato in 27 milioni di euro. Si tratta di beni che, secondo l’accusa, sono riconducibili all’attività illecita di Proietti e di altre persone coinvolte nell’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Vincenzo Saveriano.

Si tratta di beni intestati a cinque società intermedie: conti correnti, titoli, ma anche automobili, appartamenti e proprietà immobili sparse nella provincia di Latina e nel Nord Italia. Nella lista figurano due Mercedes, una Bmw oltre ad altre due auto intestate alle figlie di Proietti e alcuni appartamenti e unità immobiliari a Latina, Cisterna, Sabaudia, Frosinone e Vicenza. In tutto 10 immobili che rappresentano il cuore del tesoro di Proietti finito sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori. Il sequestro era stato chiesto dal sostituto Vincenzo Saveriano al gip Claudia Dentato che lo negò. Da qui il ricorso al Riesame che invece ha accolto la richiesta limitando tuttavia il sequestro ai beni riconducibili a 5 società individuali. La Procura aveva esteso la richiesta ad altre circa 50 società non individuali per le quali non è stata disposta la misura preventiva.

L’avvocato Giovanni Lauretti, difensore di Caludio Proietti e della moglie indagata per concorso nella truffa, è pronto a presentare ricorso in Cassazione. Secondo la difesa non si tratta di una truffa ai danni dello Stato, come sostiene la Procura, ma di un caso di evasione fiscale. Secondo la ricostruzione dell’accusa gli interessi di Proietti spaziavano dal settore immobiliare al commercio, dalle cooperative di produzione e lavoro ai trasporti, dagli studi medici alle certificazioni. Decine di società in mezza Italia, alle quali il commercialista considerato la mente della truffa scoperta dalla Finanza, faceva in alcuni casi da amministratore e in altri da “sindaco” ovvero colui che deve controllare i conti e richiamare all’ordine chi amministra.

In realtà – sempre secondo l’accusa – Proietti trovava il modo di frodare il fisco utilizzando due strade: la bancarotta e la “compensazione”. Nel primo caso si pilotavano i fallimenti, sottraendo i beni delle società e lasciando i creditori al verde. In pratica quando le società fallivano c’erano sempre altri pronti a comprare i beni a prezzi stracciati. Con il sistema delle “compensazioni”, invece, si creava la “cartiera”, una società pronta a emettere fatture per operazioni inesistenti che avrebbe predisposto i documenti per una società operativa, mandandola a credito con l’Iva. Un credito da utilizzare per non pagare i contributi previdenziali. In questo modo è stato accertato un raggiro di decine di milioni di euro. In tutto gli indagati sono 62. (* Il Messaggero, 21-01-2009)