OMICIDIO CATANI, I DUE INDAGATI LAVORAVANO NELLA STESSA AZIENDA

06/01/2009 di

di GIOVANNI DEL GIACCIO*

Hanno lavorato insieme ma lei sostiene di non ricordarsene. Si vedrà cosa racconterà lui al magistrato, quando verrà sentito come indagato nell’ambito dell’inchiesta per l’uccisione di Danilo Catani, il bancario di 52 anni freddato con tre colpi di pistola nella sua villa di Bella Farnia due anni e mezzo fa.

C’è una singolare coincidenza nell’indagine. E’ quella che Anna Maria Massarelli, moglie della vittima – indagata per l’omicidio anche se solo formalmente per svolgere alcuni adempimenti – e Marco M., l’uomo di 45 anni che non ricorda a chi ha ceduto la pistola compatibile con quella che ha sparato, hanno lavorato alla “Bristol”.

Lui solo per un periodo, a quanto sembra, e la donna non se ne ricorda. Quando gli investigatori le hanno chiesto informazioni lei ha negato di conoscerlo, spiegando che alla multinazionale lavorano oltre mille persone e che non è semplice ricordarsi di ciascuno. Nei prossimi giorni il nuovo indagato sarà sentito dal sostituto procuratore Vincenzo Saveriano e probabilmente dovrà spiegare se conosceva la donna o comunque la famiglia Catani. Il discorso è abbastanza semplice e va oltre quella pistola Tanfoglio calibro 9 x 21 che avrebbe aperto il fuoco e della quale Marco M. non sa dire dov’è finita. Vale a dire che gli investigatori cercheranno di capire se attraverso una eventuale conoscenza della vittima, della moglie di Catani o di entrambi possa avere – sia pure inconsapevolmente – “favorito” qualcuno per entrare in quella casa. Non è accusato dell’omicidio, questo è stato ribadito dai magistrati, ma dovrà chiarire proprio se fosse o meno a conoscenza (anche per il fatto che si occupava di sicurezza e poteva avere qualche informazione riservata) non solo della famiglia ma anche delle sue abitudini e della presenza o meno in casa di oggetti di valore.

C’è poi l’aspetto legato a chi è entrato in villa. Sin dal primo momento agli investigatori è parso strano che chi ha sparato l’ha fatto all’impazzata. Non era un esperto, non è stato “freddo”, ha aperto il fuoco e basta. Perché scoperto per una rapina e perché Catani aveva in mano uno spadino, souvenir di un viaggio in Oriente? O chi era entrato doveva solo dare una “lezione” – ma per quale motivo resta un mistero – all’uomo ma poi la cosa è degenerata? O si era partiti con l’intento di uccidere, anche qui senza un movente finora definito, affidandosi a un killer inesperto? Domande finora senza risposta, l’unica certezza è la pistola che non si trova. Insieme alla strana coincidenza che la moglie della vittima e l’uomo che l’ha ceduta lavoravano nello stesso posto. (* Il Messaggero, 06-01-2009)