Intercettazioni in carcere, secondo attentato per uccidere Fiori

18/08/2011 di
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Gianfranco Fiori, il giovane accusato di aver sparato a Carmine Ciarelli, era l’obiettivo di un secondo attentato. Un ulteriore tentativo di fare fuori il 23enne che secondo gli inquirenti e la stessa vittima, avrebbe esploso sette colpi di pistola contro l’esponente della famiglia Ciarelli, il 25 gennaio del 2010. Lo anticipa il quotidiano Il Messaggero.

Giuseppe Di Silvio, detto Ciappola e Mario Esposito, entrambi assolti in appello per la detenzione delle armi, erano stati sorpresi e arrestati dai carabinieri insieme a Giuliano Papa, sul lido di Latina con una pistola. Secondo l’accusa avrebbero voluto colpire Fiori, ma nulla di tutto questo è mai stato accertato. Ora – scrive il quotidiano – dagli ultimi riscontri emerge che, a poche settimane di distanza, ne sarebbe stato programmato un altro, che avrebbe coinvolto personaggi diversi. In questo caso però non sarebbe stato l’intervento delle forze dell’ordine a bloccare una possibile appendice della scia di sangue maturata nel contesto della cosiddetta guerra criminale.

Il secondo attentato a Gianfranco Fiori non sarebbe andato in porto per una serie di circostanze riconducibili agli stessi soggetti che lo stavano organizzando. Questo potrebbe spiegare anche un altro aspetto che secondo gli investigatori della squadra mobile è fondamentale per l’indagine: pochi giorni prima dell’arresto, Fiori sarebbe stato pronto a partire per Londra. Per la polizia voleva scappare dopo aver fiutato il pericolo. Gli inquirenti non si sbilanciano molto ma hanno in mano elementi in più capaci di rafforzare l’impianto accusatorio. È quanto emerge dalle conversazioni intercettate all’interno dei penitenziari tra alcuni esponenti delle famiglie Ciarelli e Di Silvio, unite in una sorta di alleanza contro il gruppo riconducibile a Massimiliano Moro, ucciso la sera del 25 gennaio nella sua abitazione in Q5.