INDUSTRIE PONTINE IN CRISI, I LAVORATORI A RISCHIO SONO 7.640

24/10/2008 di

La Cisl ha pubblicato il rapporto sull’industria che purtroppo descrive una situazione drammatica per Latina.

“I numeri aggregati del nostro territorio sono da brivido”, commenta il Segretario Generale provinciale della CISL, Pasquale Verrengia. “Qui non si tratta di lanciare allarmi generici. Nel 2007 avevamo censito un totale di 5230 addetti d’aziende in difficoltà; nel 2008 siamo passati a 7640, un aumento di oltre il 45%”. Un campione statistico abbastanza rappresentativo, se si considera che l’Istat attribuisce all’industria di Latina (costruzioni escluse) una media 2007 di 38.000 lavoratori dipendenti. Aumenta la dimensione media e cambia pure la tipologia prevalente dell’azienda in crisi. Un anno fa, infatti, le realtà in maggiore sofferenza erano quelle metalmeccaniche, mentre oggi i problemi si concentrano principalmente nel settore della chimica farmaceutica. La fabbrica-tipo in crisi conta 283 dipendenti, rispetto alla media di soli 187 addetti del 2007, con più del 50% d’incremento.

“Rimane sostanzialmente stabile il numero di lavoratori in cassa integrazione – spiega Verrengia – sebbene aumenti la quota di quelli coinvolti in procedure di cassa integrazione straordinaria (+15% in un anno), che molto spesso, l’esperienza insegna, è solo l’anticamera del licenziamento”.

Aumenta bruscamente, soprattutto, il numero dei licenziati. “I lavoratori posti in mobilità o a rischio sono aumentati del 33%, rispetto al 2007, 940 contro 710. Nelle aziende del nostro campione gli esuberi riguardano, mediamente, un dipendente ogni otto. Triste record, una sconfitta per tutti”.

“Purtroppo – conclude Verrengia – le prospettive per il 2009 sono tutt’altro che confortanti. Si parla di recessione, di crisi mondiale, di un nuovo ’29. Temo che a Latina si rischi di pagare un conto salatissimo, in termini occupazionali. Dobbiamo mettere in campo tutte le misure necessarie per la difesa dell’esistente. Il sindacato ha fatto le sue proposte. Ora bisogna discutere le soluzioni, prima che sia troppo tardi”.