INCHIESTE DI MAFIA TRASFERITE DALLA PROCURA DI LATINA ALLA DDA
di MARCO CUSUMANO *
La Procura di Latina sta trasmettendo a Roma tutte le indagini relative agli esponenti di associazioni mafiose che operano nella provincia.
E´ l’effetto della nuova legge sulle competenze relative alle inchieste antimafia contenuta nel “pacchetto sicurezza” varato dal Governo, esattamente l´articolo 10 del D.L. 23 maggio 2008, n.92 convertito nella legge n. 125 del 2008. «La legge – spiega il procuratore capo Giuseppe Mancini – ha disciplinato ex novo le competenze in materia di proposte per l´applicazione delle misure di prevenzione personali e patrimoniali nei confronti degli indiziati di appartenere ad associazioni mafiose o di tipo mafioso e, di conseguenza, la competenza a disporre le relative indagini patrimoniali. A decorrere dal 27 maggio 2008, pertanto, competenti a procedere ad indagini su capitali, patrimoni e investimenti di sospetta natura mafiosa non sono più tutte le procure, ma soltanto: le Procure Distrettuali (procure presso i Tribunali dei capoluoghi di distretto: DDA); la Direzione Investigativa Antimafia (DIA); il Questore (la cui competenza, già prevista dalla legge 1965, n.575, è stata confermata)».
Sono quattro le inchieste di mafia, seguite fino ad oggi dalla Procura di Latina, che passeranno per competenza alla Dda o alla Dia di Roma. Bisognerà vedere in che modo l´antimafia gestirà la situazione del
Lazio. Considerando la grossa mole di lavoro legata alla provincia di Roma è possibile, forse auspicabile, che venga individuato un distretto Lazio Sud che comprenderebbe Latina e Frosinone o almeno un´area che
comprenda le altre province del Lazio ad esclusione di Roma. Altrimenti, se tutto restasse centralizzato sotto la competenza romana, c´è il rischio concreto di un eccessivo carico di lavoro che danneggerebbe le province più piccole a vantaggio esclusivo della Capitale.
Come funzionerà la competenza per le misure di prevenzione? «La proposta al Tribunale – spiega Mancini – per l´applicazione delle misure di prevenzione personali (sorveglianza speciale, obbligo di soggiorno) e patrimoniali (confisca dei beni, preceduta o meno dal sequestro) può essere avanzata, oltre che dagli organi suindicati – competenti a procedere alle “indagini patrimoniali” – anche dal Procuratore Nazionale Antimafia. Nel procedimento avanti al Tribunale il Pm sarà rappresentato da un magistrato della procura distrettuale (DDA). Resta ferma la competenza di tutte le procure per i patrimoni di sospetta provenienza delittuosa, ma non mafiosa, nonché per i casi di sequestro e confisca di beni previsti dal codice di procedura penale e da varie leggi speciali».
I DATI. Tra il 2004 e il 2007 (ultimi dati disponibili) la Procura di Latina ha chiesto 18 misure cautelari patrimoniali – sequestro o confisca di beni – a carico di persone coinvolte in reati di mafia. Di queste 12 sono
state accolte, 2 respinte e 4 risultano pendenti. «Obiettivo 100%: riprendiamoci il maltolto» è il dossier presentato qualche mese fa dai consiglieri regionali de La Sinistra sui beni confiscati nel Lazio alla mafia. Il Lazio, secondo il dossier aggiornato ad ottobre 2007, è la sesta regione italiana per numero di beni confiscati alla criminalità organizzata, 334 di cui 266 nella provincia di Roma, 188 nella Capitale. Seguono Latina con 39 immobili confiscati, Frosinone con 25 e Viterbo con 4. Molti di quasti beni, tuttavia, non sono mai stati riutilizzati. Da qui la richiesta di acquisirli in tempi rapidi per un uso di interesse collettivo. (* Il Messaggero, 29-08-2008)