DELITTO CATANI, INCHIESTA BIS PER RISOLVERE IL GIALLO

07/08/2008 di

La Procura riparte daccapo per risolvere il giallo dell’omicidio di Danilo Catani. Gli investigatori sono pronti ad avviare una nuova indagine, un’inchiesta bis, sperando di scoprire finalmente chi ha ucciso il bancario nella sua villetta di Bella Farnia il 5 giugno 2006.

La prima inchiesta si è ormai conclusa senza esito e probabilmente non sarà neanche prorogata. L’ipotesi di un coinvolgimento della moglie di Catani, Anna Maria Massarelli, sembra ormai quasi tramontata anche se la donna resta l’unica iscritta sul registro degli indagati per favoreggiamento dell’omicidio. Se non è lei la responsabile, potrebbe comunque coprire o avere aiutato qualcuno? Su questo punto indagano i carabinieri, coordinati dal colonnello Leonardo Rotondi e dal sostituto procuratore Vincenzo Saveriano a cui è affidata l’inchiesta precedentemente seguita da Giancarlo Ciani che non ha mai creduto al racconto della Massarelli, unica testimone del delitto, decidendo all’epoca di indagare su di lei. Ma gli accertamenti sulla moglie della vittima non hanno portato a nulla di concreto. Lei ha sempre sostenuto la stessa versione dei fatti, sin dal primo giorno, senza mai contraddirsi.

Dopo la scadenza dei termini naturali dell’inchiesta occorre dunque cambiare strategia e puntare altrove se si vuole uscire dall’empasse a cui si è arrivati. E dalle notizie che emergono con difficoltà dagli ambienti investigativi, a quanto pare l’intenzione è proprio questa: avviare una nuova inchiesta partendo dagli elementi “fisici” del delitto. L’arma utilizzata per uccidere Catani, le tracce di sangue e quelle organiche sparse in diversi punti della casa. Elementi in verità già valutati precedentemente ma forse non in maniera adeguata. Nella casa dove fu ucciso il bancario sono state repertate alcune tracce organiche prelevate da uno straccio “Mocio Vileda” trovato in bagno e dal sifone del lavandino della cucina. La perizia è stata effettuata dai biologi Pietro Cucci e Aldo Spinella, ma le conclusioni non sono del tutto chiare soprattutto per la difesa, rappresentata dai legali Antonio Pierro e Franco Moretti, che ha chiesto inutilmente un’udienza per porre alcune domande ai tecnici. Sul “Mocio Vileda” è stato effettuato un test “TMB” che ha evidenziato la presenza di tracce ematiche con una reazione che ha portato alla colorazione blu-verde del sangue. Tuttavia dalla relazione tecnica non emerge nessun confronto con il Dna della vittima né con quello della moglie, Anna Maria Massarelli. Non si sa dunque a chi appartiene quel sangue.

La donna, interrogata qualche settimana fa, continua a sostenere la tesi della tentata rapina: tre persone con il volto coperto sarebbero entrate e avrebbero sparato contro Catani che tentò una reazione. Una tesi che non convince del tutto ma che resta l’unica a rimanere in piedi. Almeno fino all’inchiesta bis che potrebbe aggiungere nuovi tasselli, e forse nuovi nomi finora sconosciuti, a questo giallo senza soluzione. (Marco Cusumano – Il Messaggero, 07-08-2008)