L’ESPRESSO: “SCORIE NUCLEARI DI LATINA NEGLI USA”
«L’idea è intrigante: liberarsi dei rifiuti radioattivi e seppellirli nel deserto dello Utah, nel West degli Stati Uniti. Niente di meglio per un paese come l’Italia dove nessuno vuole discariche vicino casa.
E infatti la Sogin, la società romana del ministero dell’Economia che si occupa dello smantellamento degli impianti nucleari, l’anno scorso ha firmato un’intesa con un’azienda americana per spedire oltre Atlantico le nostre scorie. Nessuno immaginava che questo avrebbe scatenato un movimento di protesta negli Stati Uniti, nè che un gruppo di deputati avrebbe presentato una legge per bloccare i rifiuti in arrivo dall’Italia, nè tanto meno che dovesse scomodarsi il presidente George Bush per dire la parola definitiva sulla vicenda». Lo riporta il settimanale l’Espresso, in edicola domani.
«Ma andiamo con ordine. Tutto comincia – continua l’Espresso – nel settembre dell’anno scorso, quando la Sogin firma un’intesa con l’americana Energy Solutions, una società che ha sede nello Utah e con i suoi 5 mila dipendenti è uno dei leader mondiali nel ‘decommissioning’ delle vecchie centrali nucleari: smantellamento e smaltimento dei rifiuti. Stando a fonti interne all’azienda romana, sono i dirigenti della Energy Solutions a farsi vivi e a lanciare l’idea, per trasformare in profitto le difficoltà dell’Italia a gestire i rifiuti ‘a bassa radioattivita» stoccati nei siti degli otto impianti nucleari italiani, cioè le quattro centrali dismesse (a Caorso, Trino Vercellese, Latina e sul Garigliano) e i quattro laboratori di ricerca dell’Enea nel Lazio, in Basilicata e due in Piemonte. Qui non si parla delle barre di combustibile nucleare, che già da anni vengono inviate all’estero (prima in Gran Bretagna, ora in Francia) per i trattamenti previsti«.
Scrive l’Espresso: «Dopo aver firmato l’intesa, i vertici di Energy Solutions chiedono subito l’autorizzazione alla National Regulatory Commission (l’ente regolatore americano), per importare non 1.700, bensì 20 mila tonnellate di rifiuti
radioattivi dal nostro Paese. La scommessa dell’azienda americana è che il business con l’Italia sia destinato a espandersi: se fosse esteso a tutte le scorie che prevedibilmente saranno create nei prossimi anni, supererebbe il miliardo di euro. In
passato Energy Solutions ha già ottenuto diverse volte il permesso di importare scorie negli Usa, ma si trattava di piccoli trasporti: quello più grosso, 6 mila tonnellate, arrivò qualche anno fa dal Canada. Questa volta, di fronte alle 20 mila tonnellate
targate Italia, scatta la reazione di rigetto. I primi a mobilitarsi sono gli ambientalisti».
«Presto – prosegue il settimanale – la protesta dilaga al Congresso. Bart Gordon, deputato democratico e presidente della commissione parlamentare per la Scienza e la Tecnologia, scrive una lettera di fuoco alla Nrc, poi invita i governatori di otto Stati americani a opporsi e, a marzo, presenta al Congresso una proposta di legge per proibire l’importazione di scorie straniere. In pochi giorni trova 25 colleghi disposti a co-firmare la legge».«A questo punto – conclude- resterebbe un’ultima via di uscita:
l’intervento della Casa Bianca. Qualche giorno fa, in un’intervista alla rivista »Spectrum«, il fisico nucleare Ivan Oelrich, dirigente della Federation of American Scientists, ha detto che la legge promossa da Gordon potrebbe essere vanificata da un
veto personale imposto da Bush».