DELITTO CATANI, INTERROGATA LA MOGLIE ANNA MARIA MASSARELLI

09/07/2008 di

di MARCO CUSUMANO *

E’ stata interrogata per quasi due ore dal pm Vincenzo Saveriano che indaga sul misterioso omicidio di Danilo Catani avvenuto il 5 giugno 2006 in una villetta a Bella Farnia. La moglie del bancario ucciso, Anna Maria Massarelli, è stata ascoltata ieri pomeriggio in Procura.

Sulla vicenda c’è il massimo riserbo. A quanto si è appreso la donna, unica indagata nell’inchiesta sull’omicidio del marito, si è presentata spontaneamente per fornire al magistrato la sua versione dei fatti. Una ricostruzione in realtà piuttosto simile a quella già fornita nei precedenti interrogatori.

La donna, che ora vive in Toscana, ha raccontato di essere stata con il marito, quella sera, in soggiorno. Poi il marito sarebbe salito al piano superiore mentre lei sarebbe rimasta di sotto a guardare la tv. Improvvisamente – secondo il suo racconto – sarebbero entrati tre uomini con il volto coperto. I tre si sarebbero introdotti nella villetta scavalcando la recinzione e poi sarebbero entrati da una porta-finestra rimasta aperta al piano terra. Una volta all’interno si sarebbero trovati davanti Anna Maria Massarelli, l’avrebbero minacciata e immobilizzata. Il rumore avrebbe richiamato l’attenzione del marito che, insospettito, sarebbe sceso dal piano superore con in mano uno “spadino” (un souvenir di un viaggio). Catani avrebbe affrontato i banditi che tenevano immobilizzata la moglie. A quel punto gli aggressori avrebbero sparato all’impazzata 7 colpi uccidendo Catani, per poi scappare via senza portare via nulla.

La donna, a quanto emerso, avrebbe fornito pochi dettagli spiegando di non ricordare molto di quella sera. Non ricorda se i tre misteriosi aggressori avevano un accento particolare, neanche se fossero stranieri o italiani. Durante l’interrogatorio non ci sarebbe stato nessun riferimento al panno sporco di sangue e alle altre tracce repertate nella villetta. Volendo avanzare un’ipotesi, probabilmente al sostituto procuratore interessava più la ricostruzione della donna visto che le prove fisiche non hanno chiarito la dinamica dell’omicidio. A breve scadranno i termini massimi per l’inchiesta e il magistrato dovrà decidere se archiviare o chiedere una proroga. Per ora resta una sola indagata per favoreggiamento e, probabilmente, uno o più assassini senza nome. Oltre ad una dinamica che proprio non convince. (* Il Messaggero, 09-07-2008)

 

UN GIALLO CON TANTI INTERROGATIVI

La perizia sulle tracce all’interno della villa di Danilo Catani non ha chiarito la dinamica del delitto. Nella
casa dove fu ucciso il bancario di 52 anni, il 5 giugno 2006 a Bella Farnia, furono repertate delle tracce prelevate da uno straccio del tipo “Mocio Vileda” trovato in bagno e dal sifone del lavandino della cucina.

La perizia fu curata dai biologi Pietro Cucci e Aldo Spinella. Le loro conclusioni tuttavia non portarono a nessuna verità immediata. Sul Mocio è stato effettuato un test TMB (abbreviazione di tetrametilbenzidina) che ha videnziato la presenza di tracce ematiche con una reazione che ha portato alla colorazione blu-verde della traccia. Anche se la spettrometria di massa ha dato invece esito negativo, la conclusione dei periti è che – sul Mocio – ci sono tracce di sangue. Il problema è che dalla relazione tecnica non emerge essun confronto con il Dna della vittima né con quello della moglie, Anna Maria Massarelli, al momento l’unica indagata per concorso in omicidio. In poche parole, il sangue c’è (come già era noto da mesi) ma non si sa a chi appartiene.

Non solo. La perizia parla di «sostanze biologiche. tra cui sostanza ematica, riconducibili ad almeno due individui di cui uno di sesso maschile, del quale è stato estrapolato il Dna». Ma al momento non è dato sapere a chi appartiene quel sangue. E ancora: scrivere «almeno due individui» apre l’ipotesi della presenza di sangue di un numero superiore di persone. In conclusione è impossibile, al momento, sostenere che il sangue è della vittima e che le tracce biologiche appartengono alla moglie, Anna Maria Massarelli. Per sostenere la tesi secondo la quale la moglie di Catani avrebbe pulito le tracce
di sangue, la Procura dovrebbe effettuare ulteriori accertamenti mettendo a confronto il Dna della vittima con quello già isolato dai periti.

La perizia depositata ha anche escluso la presenza di sangue nel lavandino della cucina. Il prelievo era stato effettuato sul sifone di scarico ma «tutte le analisi effettuate sulla sostanza rossastra non hanno fornito risultati» scrivono i periti. Insomma, le tracce sono poche e sembrano ancora confuse. Ma soprattutto non sono state attribuite alle persone coinvolte in questa vicenda. Da qui la difficoltà a ricostruire la dinamica dei fatti, difficoltà aggravata da un altro passaggio della perizia: «In base alle conoscenze attuali non è possibile accertare la data in cui sono state lasciate le tracce». Senza un riferimento cronologico è difficile dare importanza ad una qualsiasi traccia biologica che potrebbe essere precedente alla data del
delitto. Anna Maria Massarelli, difesa dagli avvocati Antonio Pierro e Franco Moretti, resta l’unica indagata.Ma il delitto resta avvolto nel mistero.