Dal Governo stop al nucleare
Stop del governo alla realizzazione delle centrali nucleari. Con un emendamento presentato al decreto omnibus che si trova all’esame dell’aula del Senato, l’esecutivo è andato oltre le semplice moratoria sul programma nucleare stabilita qualche tempo fa optando per una pura e semplice rinuncia a procedere alla realizzazione di centrali nucleari. La scelta, però, ha scatenato una polemica politica legata a referendum del prossimo giugno.
Tra gli effetti dell’emendamento, infatti, secondo fonti parlamentari ci sarebbe quello di rendere superato il referendum. Antonio Di Pietro, tra i promotori dei quesiti, è insorto: «Il governo gioca a rimpiattino perchè ha paura che il referendum sul nucleare trascini quello tutto politico sul legittimo impedimento». Duro anche il segretario del Pd Pier Luigi Bersani: «Il governo scappa dalle sue stesse decisioni».
Il testo dell’emendamento al Dl omnibus recita: «Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche mediante il supporto dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare».
Con una nota, palazzo Chigi in serata ha spiegato che «con l’emendamento viene affidato al Consiglio dei ministri la definizione di una nuova strategia energetica nazionale. La strategia terrà conto delle indicazioni stabilite dall’Ue e dai
competenti organismi internazionali; e, prima di essere approvata definitivamente dal Consiglio dei ministri, sarà sottoposta all’esame della conferenza Stato-Regioni e delle competenti Commissioni parlamentari».
«Il governo -si legge sempre nel comunicato della presidenza del Consiglio- ha presentato oggi un emendamento al decreto legge 34 attualmente all’esame del Senato. L’emendamento prevede l’abrogazione delle norme riguardanti il programma di localizzazione, realizzazione ed attività sul territorio nazionale di impianti nucleari. Nello specifico vengono abrogate le norme relative al nucleare contenute nel decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008; nella legge n. 99 del 2009; nel decreto legislativo n. 104 del 2010; nel
decreto legislativo n. 31 del 2010 e nel decreto legislativo n. 41 del 2011».
«È nostra intenzione presentare al più presto, nell’ambito della Conferenza per l’Energia che convocheremo subito dopo l’estate, una nuova strategia energetica che rafforzi e potenzi il sistema produttivo ed energetico italiano per il prossimo ventennio -ha detto il ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani-. L’emendamento consentirà al governo di accelerare sulla presentazione di una nuova strategia energetica nazionale, a cui stiamo già lavorando con forte impegno».
Secondo il ministro della Gioventù Giorgia Meloni, «la scelta del governo, su cui personalmente e discretamente mi sono spesa in questi mesi, è la soluzione ideale per evitare che l’Italia rincorra tecnologie che sono state giudicate vincenti negli ultimi decenni ma che hanno dimostrato per intero i loro limiti nel disastro di Fukushima. L’uscita dal programma nucleare, segno di libertà e autonomia da quelle lobby che hanno chiesto di proseguirlo come se in
Giappone nulla fosse accaduto, ci consente di progettare un piano energetico che veda l’Italia primeggiare sulle energie rinnovabili e che le conferisca un ruolo centrale nella ricerca sul nucleare pulito».
Critiche le opposizioni. «Credo che questa sia una vittoria nostra, di chi, ben prima del Giappone, ha messo inluce l’assurdità del piano nucleare concepito dal governo -ha detto Pier Luigi Bersani-. Il governo scappa dalle sue stesse decisioni. È una vittoria nostra di chi, ben prima del Giappone, ha messo in luce l’assurdità del piano del governo. Ora il problema è uscire dall’assurdità e dire che politica energetica si vuole fare, perchè non basta dire addio al nucleare, ma bisogna aiutare lo sviluppo delle rinnovabili che attendono una risposta dopo il disastro del governo con il recente decreto».
Il più duro con il governo è stato però Antonio Di Pietro: «Il governo gioca a riampiattino, ma con i giochini non si ferma il referendum -ha detto il leader Idv-. Il governo tenta con un colpo di mano di truffare gli italiani. L’emendamento che è stato presentato non abroga l’impostazione nucleare ma posticipa solamente la localizzazione degli impianti. Noi siamo disponibili al fischio anticipato di fine partita ma a condizione che il governo ammetta di avere sbagliato: deve essere abrogata la legge del 2009, e fa bene farlo in Parlamento o con il referendum». Secondo il leader Idv, «il governo ha paura che il referendum sul nucleare trascini quello tutto politico sul legittimo impedimento». Di Pietro ha anche spiegato che Idv presenterà un sub emendamento all’emendamento del governo «in cui si chiede l’abrogazione ‘tout court’ della legge sul nucleare. Inoltre -ha proseguito- ci rivolgeremo all’Ufficio dei referendum della Corte di cassazione per certificare che questa modifica è una truffa e che senza l’brogazione
della legge persiste il referendum».
Per Francesco Rutelli, «il governo fa marcia indietro sul nucleare. L’esecutivo ha deciso infatti di presentare un subemendamento che è identico a quello già presentato dai senatori di Api. Con la nostra proposta si recepisce il testo del referendum abrogativo sul nucleare. Si mette fine così ad una illusione priva di presupposti economici e di garanzie di sicurezza, tanto più alla luce del disastro di Fukushima».
Per Nichi Vendola «siamo alle comiche finali. La paura del quorum, la paura dunque della democrazia, spinge il governo Berlusconi a cancellare le norme della sua ‘rivoluzione nuclearistà nella speranza di preservare la sua porcata del legittimo impedimento e il suo affare della privatizzazione dell’acqua. Ancora una volta -ha aggiunto il governatore della Puglia- gli affari privati di una cricca occupano per intero la cosa pubblica. Che tristezza. Comunque possono stare certi che sull’appuntamento di giugno, per il successo dei referendum su legittimo impedimento e l’acqua, non verrà meno il nostro impegno per far pesare l’orientamento dei cittadini italiani a favore del bene pubblico».