CENTRALE NUCLEARE, DUBBI BIPARTISAN

28/05/2008 di
di LAURA PESINO *

Se
l’Italia riapre la partita del nucleare, il capoluogo è già in
subbuglio. Alla causa nazionale Latina ha già dato e ora, in una
prospettiva a lungo termine, guarda a una vocazione di tutt’altro
genere per quella zona a lungo gravata da una servitù che ancora ne
condiziona lo sviluppo. 

 
Eppure quella voce di dissenso, pur espressa
dal sindaco, non appare unanime nell’ambito del suo stesso partito. E
tanto basta a sollevare qualche dubbio nell’opposizione.
 
Il Partito
democratico punta il dito contro “la pericolosa articolazione di
posizioni” nello stesso Pdl e tra Comune e Provincia, poi richiama
all’ordine il sindaco e propone di riaprire il dibattito in Consiglio
comunale, allargandolo anche ad altre servitù che il capoluogo subisce.
Più o meno la stessa cosa, all’indomani della presa di posizione di
Vincenzo Zaccheo contro la remota possibilità che una nuova centrale si
costruisca accanto a quella vecchia e in via di smaltimento, accade sul
fronte di via Costa. Qui, il consigliere e capogruppo del Pd Domenico
Guidi presenta, in commissione Trasparenza, una mozione che impegni
l’intero Consiglio provinciale ad esprimere, nero su bianco, la
contrarietà “a future localizzazioni di impianti nucleari sul
territorio provinciale” e ad “eventuali riattivazioni delle centrali in
via di dismissione”. L’appello è ad una presa di posizione chiara e
condivisa che non lasci aperti spazi di manovra imprevisti e che sia,
al contempo, un ulteriore sollecito diretto a Sogin per “accelerare le
procedure di dismissione dell’impianto nucleare di Borgo Sabotino
ancora prima di quanto previsto nel piano presentato, riconsegnando
così il territorio alla sua naturale vocazione agricola e turistica”.
Anche l’opposizione in Consiglio comunale, per voce dei consiglieri
Maurizio Mansutti, Giorgio De Marchis e Fabrizio Mattioli, fa la sua
parte e attacca “la superficialità con cui il primo cittadino affronta
la questione del nucleare, visto che continua a muoversi da solo senza
coinvolgere le forze politiche e sociali in un delicato processo
decisionale”.
 
All’ombra della polemica restano i programmi di
riqualificazione della marina di Latina, il protocollo d’intesa
sottoscritto con Sogin e il deposito nucleare per le scorie della
centrale. Intanto, contro la scelta “antieconomica e pericolosa” del
nuovo Governo nazionale di tornare al nucleare si scagliano anche i
Verdi del Lazio. “Inserire Latina come uno dei possibili siti dove
costruire una nuova centrale – commenta Claudio Pelagallo,
vicepresidente regionale dei Verdi – è folle e irresponsabile perché
quel territorio sta ancora pagando le gravi conseguenze, in termini di
salute e danni ambientali, lasciate in eredità”. (* Il Messaggero, 28-05-2008)