Torna libero Fabrizio Coscione, l’imprenditore che denunciò la giudice Giorgia Castriota

01/05/2023 di

Torna libero l’imprenditore Fabrizio Coscione. Il giudice di Latina Giuseppe Molfese ha revocato la misura degli arresti domiciliari accogliendo l’istanza avanzata dai difensori di Coscione, gli avvocati Fabio Lattanzi e Davide Sangiorgio, per il venir meno delle esigenze cautelari e scadenza del termine massimo di custodia cautelare, e rigettando la richiesta della Procura di sostituzione della misura con l’obbligo di dimora.

L’imprenditore, era stato arrestato nell’aprile del 2022 nell’ambito di un’inchiesta per reati fiscali condotta di pm di Latina che aveva portato al sequestro di alcune sue società. E proprio dalla successiva denuncia dell’imprenditore sulla gestione da parte dell’amministratore giudiziario delle società è nata l’inchiesta della procura di Perugia che ha portato all’arresto di Giorgia Castriota, giudice per le indagini preliminari in servizio al tribunale di Latina, e di Silvano Ferraro e Stefania Vitto, collaboratori nell’ambito di procedure di amministrazione giudiziaria. «Quanto all’attuale posizione cautelare, considerato il quadro accusatorio ed il tempo trascorso dall’inizio della misura non si ravvedono ulteriori esigenze da contemperare», si legge nell’ordinanza che ha disposto il ritorno in libertà di Coscione.

LE ACCUSE DEL GIUDICE: GRUPPO CASTRIOTA-FERRRARO ERA BEN STRUTTURATO – «Un gruppo ben strutturato, composto principalmente dalla coppia Castriota-Ferraro, che si è mosso al fine di conferire incarichi al secondo o, comunque, ad amici compiacenti disposti a nominarlo, al fine di percepire compensi, se effettivamente legittimi e dovuti per la totalità è da verificare, in procedure capienti nelle quali ‘c’è una marea di sordì da spartirsi». Questo il quadro delineato dal gip di Perugia Natalia Giubilei nell’ordinanza con ha disposto tre misure cautelari nei confronti del giudice per le indagini preliminari in servizio al tribunale di Latina Giorgia Castriota e di due professionisti.

La giudice è attualmente in carcere accusata, insieme ai due collaboratori nell’ambito di procedure di amministrazione giudiziaria, a vario titolo di corruzione per atti contrario ai doveri di ufficio, corruzione in atti giudiziari e induzione indebita a dare o promettere utilità. L’accordo, come riportato nell’ordinanza emessa dopo le indagini dei pm di Perugia, era di riversare una parte dei soldi «a Castriota, che quelle nomine ha favorito ed avallato, in completa violazione di legge ed in esecuzione di un disegno criminoso ben delineato, che suggerisce l’esistenza di uno schema collaudato che va avanti da anni e che, verosimilmente, si è realizzato, come dovrà essere verificato, anche in altre occasioni». Le indagini che hanno portato all’arresto di Giorgia Castriota e di Silvano Ferraro e Stefania Vitto nascono dalla denuncia presentata dal rappresentante legale pro tempore di diverse società, tutte riconducibili allo stesso gruppo operante nel settore della logistica, sequestrate nell’ambito di un procedimento incardinato per reati tributari alla Procura della Repubblica di Latina.

«La personalità che è emersa relativamente a Castriota – scrive il gip – è quella di una donna che ha bisogno di soldi, ma non perché il suo stipendio sia oggettivamente basso, percependo oltre 3.000 euro mensili, ma perché si ostina a voler vivere al di sopra delle proprie possibilità economiche, abitando in affitto a Roma, verosimilmente a motivo della relazione col Ferraro, ma lavorando a Latina, con tutto ciò che ne consegue in termini di spese ordinarie; né la stessa sembra voler rinunciare all’acquisto di oggetti di lusso, come gioielli o orologi».