Ragazze costrette a prostituirsi in una casa a luci rosse, blitz dei carabinieri

16/09/2021 di

Erano arrivate in Italia con la speranza di trovare un lavoro e aiutare i figli piccoli lasciati in patria, ben presto si sono ritrovate segregate e costrette a prostituirsi in un’abitazione del centro di Terni: è quanto accaduto a tre giovani moldave di 22 e 23 anni, secondo quanto ricostruito dai carabinieri nell’ambito di una rapida indagine che ha portato all’arresto di due loro connazionali.

Le manette sono scattate nei confronti di un ventunenne, fermato in flagranza durante il blitz dei militari nell’appartamento di via Lungonera Savoia, e di un trentunenne, rintracciato successivamente a Latina e bloccato in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Terni Barbara Di Giovannantonio su richiesta del procuratore Alberto Liguori.

Gestione di una casa di prostituzione, reclutamento, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione le accuse rivolte in concorso ai due moldavi. Le indagini dei carabinieri della Sezione operativa del Nor della compagnia di Terni – riferisce l’Arma – sono partite dopo che era stato accertato un frequente andirivieni di uomini dall’appartamento. Qui i militari, una volta entrati, hanno trovato le tre giovani che si prostituivano.

Alla vista dei carabinieri le donne – sempre secondo quanto riferito – hanno detto di sentirsi «in salvo» ed hanno subito denunciato la loro condizione di sfruttamento e di segregazione. Insieme a loro nell’appartamento c’era il ventunenne, risultato incensurato.

Le donne hanno raccontato di essere arrivate in Italia, per la precisione a Latina, per cercare lavoro in modo da aiutare economicamente le loro famiglie d’origine, lasciando anche i loro figli molto piccoli in patria, e di essere state prelevate dai due connazionali con la promessa di trovare un lavoro. Le tre sono state però portate a Terni e letteralmente rinchiuse nell’appartamento, dove sono state costrette a prostituirsi e a dare tutto quanto guadagnavano ai loro sfruttatori, ricevendo solo una minima parte del denaro, sotto minaccia di morte e di gravi conseguenze per i loro familiari. Una volta liberate, sono state sistemate in una struttura protetta.

Durante la conferenza stampa i carabinieri hanno spiegato che i clienti erano tra i 15 e i 20 al giorno. Per aprire il portone del palazzo digitavano il numero ‘504’ sulla tastiera, da qui il nome dell’operazione. Le tariffe andavano dai 70 ai 100 euro a prestazione, gli annunci venivano pubblicati online.