Quattro ergastoli per lo stupro e l’omicidio di Desirée Mariottini, conto alla rovescia per la sentenza

18/06/2021 di

Conto alla rovescia per la sentenza per l’omicidio di Desirée Mariottini, la 16 enne di Cisterna di Latina, avvenuta il 19 ottobre del 2018 a Roma in uno stabile abbandonato nel quartiere San Lorenzo.

I giudici della III Corte d’Assise di Roma sono chiamati a valutare la richiesta di quattro ergastoli avanzata dalla Procura nei confronti di cittadini africani accusati di avere violentato e ucciso con un mix di droghe la minorenne. Sul banco degli imputati Alinno Chima, Mamadou Gara, Yussef Salia e Brian Minthe.

Nei loro confronti le accuse vanno, a seconda delle posizioni, dall’omicidio volontario, violenza sessuale aggravata e cessione di stupefacenti a minori. I pm Maria Monteleone e Stefano Pizza hanno sollecitato il carcere a vita con l’isolamento diurno per tutti mentre hanno chiesto l’assoluzione per Gara solo dalle accuse di cessione di stupefacenti e induzione alla prostituzione.

Dalle carte dell’indagine è emerso che gli imputati avevano assicurato alla ragazza, che si trovava in crisi di astinenza, che quel mix di sostanze composto anche di tranquillanti e pasticche non fosse altro che metadone. Ma la miscela, «rivelatasi mortale» era composta da psicotropi che hanno determinato la perdita «della sua capacità di reazione» consentendo agli indagati di poter mettere in atto lo stupro in uno stabile fatiscente nel cuore dello storico quartiere romano.

Nell’ordinanza con cui il gip dispose il carcere si affermava che il gruppo ha agito «con pervicacia, crudeltà e disinvoltura» mostrando una «elevatissima pericolosità e non avendo avuto alcuna remora» nel portare a termine lo stupro e l’azione omicidiaria. Nel provvedimento sono citate anche alcune testimonianze. «Meglio che muore lei che noi in galera»: è la frase choc che secondo alcuni testi avrebbero pronunciato tre dei quattro accusati. Gli indagati inoltre «impedirono di chiamare i soccorsi per aiutare» Desireè. Gli esami disposti dalla Procura hanno confermato che sotto le unghie e sugli abiti di Desirée è stato trovato il Dna del branco.