Omicidio Moro, scattano gli arresti 11 anni dopo il delitto

22/02/2021 di

La Polizia di Stato di Latina sta eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. di Roma su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma nei confronti di 4 esponenti delle famiglie Rom di Latina, responsabili dell’omicidio di Massimiliano Moro avvenuto nel 2010 a Latina nell’ambito della guerra criminale tra i clan locali.

Si tratta di Andrea Pradissitto, Simone Grenga, Ferdinando Ciarelli detto Furt e Ferdinando Ciarelli detto Macù.

Ora viene contestata l’aggravante del metodo mafioso e per finalità di agevolazione mafiosa.

“Dalle indagini – scrive la Questura di Latina in una nota – dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e condotte dai poliziotti della Squadra Mobile di Latina e del Servizio Centrale Operativo, è emerso come il grave delitto si inquadri nella faida scoppiata nel 2010 nella provincia di Latina, fra le famiglie Rom CIARELLI-DI SILVIO da un lato, e gruppi non Rom, dall’altro, volta ad ottenere il controllo delle attività criminali del territorio pontino.

Nell’ambito di tale faida, denominata cosiddetta Guerra Criminale Pontina, l’omicidio in questione ha costituito il punto centrale di una serie di condotte criminali che, prima o dopo di esso, hanno determinato l’affermarsi sul territorio pontino di clan familiari di origini Rom caratterizzati dalla capacità di porre in atto un potere di intimidazione tipico delle organizzazioni mafiose”.

CRONOLOGIA – LA GUERRA CRIMINALE A LATINA. Nel 2010 si scatenò a Latina una «guerra criminale» che mise a ferro e fuoco la città.

25 gennaio 2010, ore 8. Colpito Carmine Ciarelli, 48 anni. Alle 8 del mattino aspettano che esca dal bar nella “sua” Pantanaccio e fanno fuoco. Sei colpi di pistola calibro 9 – sui sette esplosi – lo raggiungono all’inguine, al fegato, allo stomaco, ma lui se la cava nonostante per lungo tempo resti in prognosi riservata. Scoppia la guerra criminale.

25 gennaio ore 22. La sera stessa viene freddato nel suo appartamento in Largo Cesti Massimiliano Moro, 46 anni: sono circa le 22, apre a chi lo ha “tradito” e fa entrare in casa l’assassino che con due colpi di pistola al collo e alla testa lo uccide.

26 gennaio. Nemmeno 24 ore dopo l’omicidio Moro, viene ucciso in via Montelupone Fabio Buonamano, noto come “Bistecca”. Una colluttazione e poi tre colpi di calibro 7,65 alla testa, al collo e al torace. Non è finita.

13 febbraio. Viene fatta esplodere una bomba in via Monti, il bersaglio era l’abitazione di Marco Ranieri.

8 marzo. La polizia arresta Simone Grenga e Andrea Pradissitto: sono giovani del clan Ciarelli e hanno le pistole pronte a sparare, forse aspettano qualcuno al varco ma il piano fallisce. Nelle ore precedenti era finito in carcere per il delitto Buonamano “Romolo” Di Silvio, mentre era ancora ricercato Costantino noto come “Patatone”, poi arrestato dalla polizia. Chi cercavano i due giovani? Forse Fabrizio Marchetto, arrestato dai carabinieri il 23 marzo mentre va al bar: ha con sé una pistola 7,65 con il colpo in canna. Teme di essere ucciso? Poche ore prima dell’interrogatorio incendiano l’auto del padre.

7 aprile. Alessandro Zof, 25 anni, viene ferito in pieno giorno, alle 17, in via Galvaligi con tre colpi di pistola alle gambe. Un avvertimento in piena regola.