Cassa integrazione per 195.003 lavoratori nel Lazio. Il 9,5% delle domande a Latina

«Secondo gli ultimi dati, nella nostra regione, la Cig in deroga è stata richiesta per un totale di 195.003 lavoratori, di cui 93.392 donne e 83.723 uomini. Il 76,4% delle domande provengono da Roma e Città metropolitana, il 7,4% da Frosinone 7,4%, il 9,5% da Latina, l’1,9% da Rieti e il 4,8% da Viterbo 4,8%. Le circa 10 mila unità di donne in più confermano che, sin dall’inizio della pandemia, sono le lavoratrici a incontrare le maggiori difficoltà per rientrare nel mondo del lavoro, obbligate ad accudire i figli durante le vacanze scolastiche, come hanno dovuto fare durante tutto il periodo del lockdown». Così in una nota la presidente della commissione Lavoro del Consiglio regionale del Lazio Eleonora Mattia (Pd).
«Un trend allarmante che genera preoccupazione – aggiunge – se incrociamo questi numeri con il dato emerso recentemente sulle richieste di posti negli asili nido di Roma che sono addirittura 3 mila in meno rispetto allo scorso anno. E’ chiaro, a questo punto, che la priorità assoluta per riattivare il circolo virtuoso che favorisce il reinserimento delle donne nel mondo del lavoro e, in generale, la ripartenza della nostra economia è senza dubbio la riapertura delle scuole e la ripresa dei servizi educativi a settembre. La riorganizzazione delle scuole con modalità che consentano il contenimento dei contagi è un impegno che le istituzioni, a tutti i livelli, devono assumersi immediatamente. Scuola, donne e sanità sono temi più che mai interconnessi per non fermare la nostra economia, già fortemente penalizzata dalla pandemia. Gli ultimi dati della nostra regione sulle richieste di Cassa integrazione in deroga riguardano per il 27 per cento il settore del commercio, poi quello della ristorazione con il 22 per cento, le attività professionali con l’11 per cento e, a seguire, tutti gli altri settori con percentuali minori.
Sulla base di queste percentuali – conclude Mattia – è evidente che i rischi economici, connessi alla perdita di lavoro, sono più elevati per la forza lavoro femminile perché maggiormente concentrata nei settori più colpiti dalle conseguenze del lockdown: turismo, ristorazione, commercio al dettaglio e servizi alla persona».