Servitù nucleari, Latina esclusa dal maxi risarcimento per la centrale

06/06/2020 di

Lo Stato dovrà pagare ai Comuni sede di servitù nucleari quasi 97 milioni di euro per i contributi compensativi previsti dal decreto Scanzano, versamenti che dal 2005 al 2011 non sono stati corrisposti per intero ma in forma ridotta. Ma Latina non risulta tra i Comuni beneficiari.

La sentenza è stata pubblicata ieri. La Corte di Appello di Roma ha respinto il ricorso presentato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri contro la decisione di primo grado che aveva condannato lo Stato a corrispondere ai Comuni le quote mancanti delle misure di compensazione territoriale, dovute fino al definitivo smantellamento degli impianti nucleari.

La sentenza riconosce l’azione dei Comuni sede di Servitù nucleari che, attraverso l’Anci, hanno portato avanti in questi anni numerose iniziative di sensibilizzazione dei governi per favorire il recupero delle somme non versate alle amministrazioni comunali. Il Decreto Scanzano del 2003 aveva stabilito l’ammontare complessivo annuo del contributo, determinandolo in un’aliquota della componente della tariffa dalla bolletta elettrica pari a 0,015 centesimi al KW/h consumato. I fondi sono stati quindi destinati per il 50% al Comune sede di servitù nucleare e per la restante parte tra gli altri enti. Fino all’anno 2004 il contributo è stato riconosciuto nella sua interezza, mentre a partire dall’anno 2005, a seguito dell’approvazione della Legge Finanziaria dell’epoca, il contributo pur essendo prelevato integralmente dalle bollette, è stato erogato nella sola misura del 30%.

IL CASO LATINA. Latina però non figura nell’elenco dei Comuni che hanno vinto con la sentenza del 2016 e quindi neanche in quella del 4 giugno 2020. Per Latina non è neppure in giudizio (come ha fatto ad esempio Vercelli) per ottenere il denaro previsto per il ristoro nucleare così come disposto dalla legge.

Una questione che ha radici lontane, sin da quando l’allora commissario Nardone non partecipò al contenzioso per ottenere il giusto risarcimento insieme agli altri Comuni danneggiati dalla presenza delle centrali nucleari. Neppure l’amministrazione Coletta è riuscita a rientrare in carreggiata per ottenere i fondi di compensazione previsti dalla legge.

LE AZIONI LEGALI. Per cercare una soluzione al problema del mancato pagamento delle somme, i Comuni sede di servitù nucleari hanno anche ipotizzato di rilasciare attestazioni per il riconoscimento dei crediti dei beneficiari, invece di richiedere il pagamento degli importi originari. Fino a quando nel 2011, ritenendo necessario fare di tutto per il recupero delle risorse erogate per la compensazione dei territori comunali sede di impianti nucleari, l’Anci ha coordinato l’azione legale avviata dai Comuni della Consulta Anci nei confronti dello Stato. Alla prima sentenza del Tribunale di Roma, del luglio 2016, che ha riconosciuto la validità della richiesta dei Comuni, è seguito l’appello delle Amministrazioni centrali del settembre 2016, fino alla decisione della Corte d’Appello che ha condannato lo Stato al pagamento delle quote di compensazione territoriali mancanti dal 2005 al 2011.

Ma Latina resta fuori da tutto.

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