Gina Cetrone in carcere, il giudice: “Lei e il marito scaltri e pericolosi”
«Gina Cetrone e il marito si sono rivelati i soggetti scaltri e pericolosi che non hanno avuto alcuno scrupolo nel ricorrere in diverse occasioni ai Di Silvio per inibire e condizionare l’attività imprenditoriale di un concorrente e per interferire sull’andamento della campagna elettorale». Lo riporta il gip, Antonella Minunni, nell’ordinanza cautelare sugli arresti di Gina Cetrone e altre 4 persone, indagati a vario titolo per estorsione, atti di illecita concorrenza e violenza privata, aggravati dal metodo mafioso.
Le indagini, condotte della Squadra Mobile di Latina, sono state coordinate dalla Dda di Roma, diretta dal procuratore facente funzioni Michele Prestipino. Armando Di Silvio, attualmente in carcere per il procedimento Alba Pontina «si conferma capo e promotore dell’associazione e ha una caratura criminale davvero eccezionale – si legge nel provvedimento – È lui che risolve le questioni sorte all’interno della consorteria, che decide la ripartizione dei profitti illeciti, anche nelle estorsioni in esame. Rappresenta il punto di riferimento per tutti, colui che dice la prima ed ultima parola su ogni questione così come nei patti che l’organizzazione criminale stipula con esponenti politici». Nell’ordinanza i figli di Armando, Gianluca e Samuele, vengono definiti «pericolosi, scaltri, spregiudicati e senza scrupoli».
LA POLITICA. Dalle indagini emergono alcuni episodi collegate alle elezioni di Terracina del 2016. Secondo quanto ricostruito dalle indagini della Squadra Mobile di Latina, coordinate dalla Dda di Roma diretta dal procuratore facente funzioni Michele Prestipino, Agostino Riccardo e Renato Pugliese, proprio su indicazione della Cetrone e del marito, avrebbero costretto addetti al servizio di affissione dei manifesti elettorali di altri candidati alle elezioni comunali di Terracina del giugno 2016 ad omettere la copertura dei manifesti della stessa Cetrone costringendoli ad affiggere i propri manifesti solo in spazi e luoghi determinati in modo che i suoi manifesti fossero più visibili.
L’ex consigliere regionale Pdl e il marito, come riportato nell’ordinanza, avevano allacciato un accordo con il clan Di Silvio che, in cambio di un contributo di 25mila euro, si sarebbe attivato affinché la candidatura della donna a sindaco di Terracina (con la lista Sì cambia) avesse il massimo della visibilità alle elezioni. Visibilità da ottenere «tramite affissione anche abusiva» dei manifesti elettorali di Cetrone «a scapito di quelli degli altri candidati». Nel provvedimento cautelare si fa riferimento all’episodio di violenza messo in atto ai danni di addetti al servizio di affissione. «Fateve il lavoro vostro e noi ci famo il nostro… non mi coprite Gina Cetrone sennò succede un casino», è la frase di Agostino Riccardo, poi collaboratore di giustizia, confermata in un interrogatorio del 16 luglio 2018.
IL PENTITO. «Era di dominio pubblico come la campagna elettorale di Cetrone era sostenuta dagli zingari e che alle spalle vi era almeno come rappresentante Agostino Riccardo, persona che non conoscevo». Così parlava il 6 settembre scorso l’addetto alle affissioni dei manifesti elettorali dei candidati avversari di Gina Cetrone, arrestata insieme ad altre quattro persone dopo le indagini Squadra Mobile di Latina coordinate dalla Dda di Roma, nella campagna elettorale del 2016. «Quel pomeriggio mi rivolsi proprio a Riccardo chiedendogli il motivo per cui erano stati strappati i manifesti elettorali di mio padre e sostituiti con quelli di Gina Cetrone – ha raccontato nel verbale contenuto nell’ordinanza – Lui mi rispose con arroganza e prepotenza che loro erano gli zingari di Latina e per questo dovevamo lasciarli stare: gli animi si erano accesi, anche ad alta voce e Riccardo ribadì davanti a tutti che comandavano loro e allora voltai le spalle e me ne andai».
L’ESTORSIONE. Secondo l’accusa nell’aprile del 2016, Gina Cetrone e il marito Umberto Pagliaroli, creditori nei confronti di un imprenditore di origini abruzzesi, si rivolsero ai Di Silvio per la riscossione di un credito. L’imprenditore, di origini abruzzesi, fu convocato presso l’abitazione dei coniugi che chiesero il pagamento immediato della somma di denaro impedendogli di salire a bordo della sua auto. Sempre secondo l’accusa i Di Silvio e Riccardo minacciavano l’imprenditore prospettando conseguenze e ritorsioni se non avesse pagato. Il giorno successivo la vittima dell’estorsione si recò in banca e dietro “la stretta sorveglianza dei Di Silvio e Riccardo” che lo attendevano fuori dalla filiale, effettuò un bonifico di 15 mila euro in favore della società di Cetrone e Pagliaroli. Inoltre pagò 600 euro ai tre “per il disturbo”.
DALL’OLIO AL CLAN. Dalla produzione dell’olio dop nel frantoio di famiglia sulle colline pontine ai palazzi della politica, fino all’Aula della Regione Lazio: nasce e cresce in provincia di Latina la carriera imprenditoriale e politica – tutta nel centrodestra – di Gina Cetrone, la ex consigliera regionale del Lazio arrestata questa mattina dalla squadra mobile di Latina per un presunto patto con i clan per la campagna elettorale a sindaca di Terracina, sua città natale. Nata nel 1971, per anni si dedica all’azienda di famiglia che produce olio extravergine. Negli anni ’90 si avvicina alle idee di Silvio Berlusconi con Forza Italia e successivamente con il Pdl, ma l’esordio delle urne è nel 2009, alle Provinciali di Latina, con il Pdl Armando Cusani, che gli conferirà poi la delega alla valorizzazione dei prodotti locali, marketing e promozione territoriale. Nel 2010 è inserita nel listino della candidata governatrice di centrodestra Renata Polverini, e con lei entra nell’Aula della Pisana, per poi aderire al gruppo del Pdl; sarà anche vicepresidente della commissione regionale Commercio. Nel 2013 il passaggio a Fratelli d’Italia, partito con il quale si ricandida alle Regionali del 2013. Non viene eletta, ma ottiene circa 4.000 preferenze. Nel 2015 lancia la sua candidatura a sindaca della sua Terracina, con la lista Sì cambia ma qualche mese dopo deciderà di appoggiare il candidato sindaco di Forza Italia. Si tratta della tornata elettorale di cui si parla nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip.
IL NUOVO MOVIMENTO. Negli ultimi mesi si era avvicinata a Cambiamo, il movimento del governatore della Liguria Giovanni Toti. Sulla stampa locale Cetrone è più d’una volta citata, e sono riportate sue dichiarazioni, come coordinatrice regionale del nuovo soggetto politico. Il comitato promotore regionale di Cambiamo però puntualizza: «Non ha mai ricoperto incarichi nazionali e regionali ma ha semplicemente fornito la propria disponibilità a collaborare sul territorio provinciale di Latina: cosa evidentemente non possibile dopo i fatti contestati alla Cetrone, accaduti nel 2016 e di cui Cambiamo non era a conoscenza».