Omicidio Desirée Mariottini, Chima resta in carcere

27/01/2020 di

Sussiste il rischio di fuga e di reiterazione del reato per Alinno Chima detto “Sisco”, il presunto pusher nigeriano imputato insieme ad altri tre cittadini africani per la morte della sedicenne di Cisterna di Latina Desiree Mariottini, avvenuta la notte del 19 ottobre 2018 in un rudere in pieno degrado in Via dei Lucani, nel quartiere della movida universitaria di San Lorenzo a Roma.

Ad avviso della Suprema Corte, «l’assenza di qualunque integrazione dell’indagato sul piano socio-economico, in particolare per quanto concerne la disponibilità di lecite fonti di guadagno, la spiccata capacità a delinquere tratta dalla diuturna attività di spaccio e dalla estrema gravità del fatto» per il quale è in corso il processo a porte chiuse davanti alla Terza Corte di Assise, confermano i motivi per convalidare la custodia in carcere per “Sisco” come stabilito il 24 aprile dal riesame nel verdetto 3267 – depositato oggi dagli ermellini e relativo all’udienza dello scorso dieci settembre – si sottolinea come «convincentemente» il Tribunale del riesame ha osservato che le indagini tramite le tracce del Dna di Chima sui flaconi del metadone, la cui eccessiva assunzione avrebbe causato l’overdose di Desirée che non è stata soccorsa da nessuno mentre era moribonda nello stabile di Via dei Lucani, hanno provato che il metadone era a lui riferibile e un teste ha dichiarato che l’imputato si era anche «adontato per la quantità smodata di stupefacente» che avrebbe assunto la vittima, «tenendo un atteggiamento che sarebbe stato, altrimenti, incomprensibile se il metadone non fosse stato di sua proprietà e se non fosse stato lui a darglielo».

Tutti e quattro gli imputati devono rispondere di omicidio volontario aggravato, cessione di stupefacenti e violenza sessuale.