Colpi di fucile contro i braccianti, nelle campagne di Terracina come ai tempi dello schiavismo

13/10/2019 di

«Come nei vecchi campi di cotone ai tempi dello schiavismo. Non ci sono altre parole per commentare l’operazione che a Terracina ha portato all’arresto di un imprenditore agricolo che avrebbe ripetutamente minacciato a mano armata di fucile diversi lavoratori indiani impiegati nella propria azienda. Questa notizia ha dell’incredibile, alle forze dell’ordine che sono intervenute va il nostro apprezzamento ma nonostante l’impegno delle istituzioni e delle forze dell’ordine, il caporalato resta una piaga del nostro territorio». Così, in una nota, Roberto Iovino, segretario della CGIL di Roma e del Lazio ed Eugenio Cappucci, segretario generale della Flai CGIL di Roma e del Lazio.

«Serve ora attivare la task force ispettiva annunciata dalla Regione Lazio, per garantire salute e sicurezza nei luoghi di lavoro a partire dal contrasto al caporalato in agricoltura – continuano i sindacalisti -. In più occorre rendere operativi gli strumenti previsti dalla legge regionale approvata lo scorso agosto. Nel territorio pontino, invece, crediamo sia urgente convocare la sezione territoriale per il lavoro agricolo di qualità, istituita ma ancora non operativa. La sezione territoriale è uno strumento fondamentale previsto dalla legge anticaporalato (l.n. 199/2016) ai fini di assicurare trasparenza e legalità nel settore agricolo. Chiediamo a tutte le istituzioni di convocare quanto prima il tavolo ma cosa ancora più importante mettere in pratica quanto previsto dalla legge in merito al mercato del lavoro, ai servizi per i lavoratori (come trasporto e alloggio) e infine per richiamare le aziende agricole alle loro responsabilità».

IL FATTO. Armato di fucile a pompa sparava verso i suoi braccianti indiani per spronarli a lavorare di più. Un imprenditore agricolo 35enne è stato arrestato a Terracina (Latina) dalla polizia in flagranza di reato. «Non ho parole», il commento della ministra della Politiche agricole Teresa Bellanova, che invita a «stroncare il caporalato». «Storie come queste vanno cancellate», auspica da parte sua il segretario del Pd e presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.

Le indagini degli agenti del commissariato di Terracina sono partite dalla segnalazione di cinque braccianti agricoli di origini indiane che imputavano al loro datore di lavoro ripetute minacce, anche con colpi di armi da fuoco per spronarli ad accelerare la raccolta e la lavorazione dei prodotti. Alcuni dei lavoratori, in particolare, avevano rinunciato all’impiego scatenando l’ira dell’imprenditore. Quest’ultimo, nella serata dello scorso 10 ottobre, all’ennesimo licenziamento di uno dei suoi operai – peraltro privo di permesso di soggiorno – ha reagito presentandosi presso l’alloggio dei braccianti determinato a dar loro una «lezione»; ha così fatto ripetutamente fuoco all’indirizzo di alcuni di essi, senza colpirne nessuno. L’uomo ha minacciato gli stranieri puntando loro l’arma alla gola.

I poliziotti, giunti sul posto, hanno fato irruzione nella villa dell’imprenditore che, alla vista degli agenti, non ha opposto resistenza. Ma alla richiesta degli operatori di esibire il fucile a pompa legalmente detenuto, in un estremo tentativo di eludere le investigazioni, ha cercato di simulare il furto. I successivi accertamenti hanno consentito di individuare complici che lo avevano aiutato a disfarsi dell’arma, che è stata rinvenuta e sequestrata.

L’imprenditore-aguzzino dovrà rispondere dei reati di sfruttamento del lavoro, minaccia aggravata con l’utilizzo di arma da fuoco (fucile a pompa), lesioni personali, detenzione abusiva di munizionamento, omessa denuncia di materie esplodenti, avendo sottoposto manodopera (braccianti agricoli di nazionalità indiana) a condizioni lavorative degradanti nonché corrispondendo loro retribuzioni difformi dalla normativa vigente.

«Una delle ragioni per cui siamo chiamati a stroncare il caporalato – sottolinea la ministra Bellanova – è la degenerazione di ogni tipo a cui caporali e imprese senza scrupoli si sentono autorizzati. Abbiamo un’ottima legge che va applicata per intero». Da presidente del Lazio, riferisce Zingaretti, «sono orgoglioso di avere unito alla legge nazionale contro il caporalato una normativa della Regione che punta su monitoraggio e prevenzione di questo fenomeno odioso».

PRESTO UNA MANIFESTAZIONE. «I fatti di Terracina sono gravissimi, e sono l’ennesima dimostrazione che gli appelli del sindacato a intervenire in modo più costante contro lo sfruttamento dei braccianti non sono allarmismo, ma la constatazione quotidiana di un fenomeno sottovalutato dalle istituzioni». Lo affermano Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil commentando l’arresto di un imprenditore a Terracina, denunciato per aver ripetutamente minacciato gli operai agricoli anche sparando diversi colpi verso di loro per spronarli a lavorare di più.

«Nei prossimi giorni – informano Fai Flai e Uila – organizzeremo una manifestazione a Terracina per denunciare, ancora una volta, le condizioni in cui lavorano i nostri braccianti, e per sollecitare governo e parlamento a seguire quanto chiediamo da tempo su trasporto dei lavoratori, alloggi, controlli e ispezioni. Altro strumento indispensabile è la rete del lavoro agricolo di qualità, che a Latina non funziona e in molti territori non è ancora stata realizzata. Tutti elementi fondamentali per applicare la legge 199 nella sua interezza, e per fare prevenzione a tutto campo contro caporalato e sfruttamento».