In provincia di Latina arriva il Punteruolo Nero che distrugge il fico

13/08/2019 di

Allarme in provincia di Latina per la diffusione del “punteruolo nero” che attacca e danneggia il fico. Per l’Aclees non c’è ancora una soluzione: al momento non esistono prodotti registrati su fico contro questo insetto ma soprattutto si ritiene che il solo impiego di sostanze chimiche non sarebbe poi così efficiente nel contenimento delle popolazioni dell’insetto a discapito dell’introduzione di molte sostanze chimiche nell’ambiente. Molte le piante di fico colpite e pesantemente danneggiate nel Sud Pontino, in diverse aree specialmente tra Monte San Biagio e Fondi.

Il caso è stato segnalato da Daniele Mirabello (dott. Forestale) al Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA).

Per adesso la risposta non è incoraggiante, manca un progetto ad hoc sul fenomeno e quindi non ci sono neppure finanziamenti. In altre zone d’Italia, colpite dal fenomeno, si sono mossi i Comuni, come nel caso di Poggio a Caiano e Carmignano (PO) che sono particolarmente interessati alla problematica. Sul loro territorio è attiva l’Associazione fico secco di Carmignano, presidio Slow Food, che Aclees ha messo in ginocchio.

Di Aclees, chiamato anche punteruolo nero o punteruolo del fico, sebbene sia ormai presente sul territorio italiano da diversi anni, ancora si sa ben poco, soprattutto per ciò che riguarda il rapporto con il fico e in termini di morfologia funzionale e bio etologia. Il caso è stato segnalato anche al servizio Fitosanitario del Lazio, ma per adesso non arrivano azioni concrete nel territorio di Latina.


LA SCHEDA – COSA E’ IL PUNTERUOLO NERO. Il punteruolo nero del fico, ormai un insetto è insediatosi su gran parte del territorio regionale della Toscana su Ficus carica ma risulta segnalato anche in Liguria e Lazio. Non è considerato un parassita da “quarantena” pertanto non sono in atto decreti di lotta obbligatoria. Nel tempo l’infestazione provoca un deperimento generale delle piante che rappresenta il sintomo più caratteristico dell’attacco.

Questo curculionide è stato rinvenuto per la prima volta nel 2005 in Toscana in un vivaio della provincia di Pistoia (all’inizio è stato indicato come Aclees cribratus) ma già nel 2007  è stato ritrovato in provincia di Lucca su piante di fico coltivate o selvatiche. Ormai l’insetto si è insediato su gran parte del territorio regionale della Toscana su Ficus carica ma risulta segnalato anche in Liguria e Lazio.

La femmina depone le sue uova scavando con il rostro un alloggiamento nel legno, dopodiché le larve si sviluppano all’interno dei tessuti legnosi, sviluppando gallerie che vengono riempite di rosura. La larva matura si avvicina alla parte più esterna della corteccia e quindi si impupa. In questa fase si possono notare delle colature di rosura bagnata di colore arancio/marrone chiaro che fuoriescono dalla corteccia. Nel tempo l’infestazione provoca un deperimento generale delle piante che rappresenta il sintomo più caratteristico dell’atacco. Tuttavia quando si vede questo sintomo la pianta è già fortemente compromessa e può essere condotta fino alla morte. Il fitofago colpisce piante giovani ed adulte, compromettendo in 2-3 anni la vitalità delle stesse.

Gli adulti possono volare, anche se sulla pianta si spostano generalmente camminando e lasciandosi cadere se disturbati; si alimentano a carico di frutticini in accrescimento ma anche di giovani rametti. Nelle nostre aree si possono osservare due picchi di presenza degli adulti in attività sulla pianta, uno a partire da giugno e l’altro a settembre. Le osservazioni in campo sono state effettuate da luglio a ottobre 2015, in diverse aree regionali, in particolar modo nella zona di produzione del “Fico secco di Carmignano” (Prato), dove sono state rilevate molte piante sintomatiche. I sopralluoghi si sono poi allargati ad altre zone della Toscana, dove si è avuto così modo di verificare la diffusione della specie nelle province di Pistoia, Lucca, Prato, Firenze e Livorno (Isola d’Elba). Le larve e gli adulti raccolti durante i sopralluoghi in campo sono stati poi mantenuti in allevamento in condizioni controllate presso i laboratori del CREA ABP di Firenze, infatti sono ancora poco conosciute le caratteristiche bio-etologiche della specie. (fonte Agraria.org)