ACQUALATINA, IL RIESAME BOCCIA L’INCHIESTA

15/02/2008 di
di GIOVANNI DEL GIACCIO
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Un’inchiesta
da buttare. Il Tribunale del riesame non lo dice in questi termini ma
boccia totalmente gli atti relativi all’indagine su Acqualatina che ha
portato, nei giorni scorsi, all’arresto dei vertici della società che
rappresentavano il socio privato e dell’ex presidente della Provincia,
poi rimessi in libertà.

 
Secondo i giudici Antonio Lo Surdo, presidente,
Carmela Asaro e Fabiana Corbo esiste un «difetto di dolo» che fa venir
meno l’impianto accusatorio. Difetto che «esclude a priori la
sussistenza dell’ipotizzata associazione criminosa che, ove
sussistente, dovrebbe coinvolgere anche i titolari degli organi degli
enti di parte pubblica». I magistrati del Riesame non sembrano avere
dubbi sulle corresponsabilità. Non si limitano a “smontare” l’indagine
e la conseguente ordinanza di custodia cautelare, ma vanno oltre. La
questione resta quella relativa alla possibilità o meno per Acqualatina
di non passare attraverso gare pubbliche per gli affidamenti degli
appalti e procedere quindi “in house” grazie all’originaria
aggiudicazione della gara per diventare partner della società di
gestione del servizio idrico integrato. L’indagine, invece, muove dagli
affidamenti ma «non si assume che i pagamenti sono stati eccessivi,
vale a dire sovradimensionati rispetto all’oggetto delle prestazioni
(…) Non si rinvengono in atti perizie contabili che dimostrino
illecite distrazioni di denaro in favore delle ditte beneficiarie».
 
A
proposito di perizie: «Va condiviso l’assunto difensivo della
inaccettabilità di consulenze sulla portata delle norme (…) Assunto
convalidato dalla circostanza che il consulente del pubblico ministero,
di professione ingegnere, non si è limitato a ravvisare l’illiceità
pensale delle condotte sottoposte al suo esame ma si è spinto a
redigere i capi di imputazione, che sono trasmigrari nell’atto di
incolpazione provvisoria formulato dal pm». Si fa riferimento, inoltre,
ai patti parasociali che riguardano «svolgimento di servizi di
outsorcing, termine che denota l’esternalizzazione di specifiche fasi
del procedimento produttivo». Sugli appalti “in house” il Riesame si
rifà anche a pareri legali – Acqualatina solo al quarto tentativo ne
ottenne uno favorevole – sostenendo che «le opinioni possono essere
contrastanti, senza per ciò che si debba ritenere che le condotte
conformate a una delle interpretazioni possibili siano per ciò solo
penalmente illecite». A questo «si aggiunga che la parte pubblica di
Acqualatina spa non ha dedotto alcuna violazione contrattuale in
relazione ai contratti con le imprese private ritenuti concretare le
contestate condotte di abuso e associazione per delinquere». Per la
verità qualcuno in conferenza dei sindaci ci ha provato più volte,
senza essere ascoltato.
(* Il Messaggero, venerdì 15 febbraio)