Clan Di Silvio, un interprete per tradurre la lingua rom. Amando “Lallà” collegato in videoconferenza
Nessuno riesce a comprendere la lingua rom usata dal clan Di Silvio per comunicare. Il tribunale ha deciso di nominare un “traduttore” ad hoc in grado di trascrivere le intercettazioni utili al processo Alba Pontina.
Ieri in tribunale si è svolta l’udienza per affidare l’incarico di trascrizione delle intercettazioni ai consulenti tecnici. Una figura specifica si occuperà della traduzione dalla lingua rom, peraltro particolarmente complessa per una serie di varianti utilizzate.
Già negli anni passati, in altri processi, si presentò il problema della comprensione della lingua utilizzata da alcuni indagati e anche in quelle occasioni si utilizzò una
persona in grado di comprendere il particolare dialetto, l’unica persona disponibile in quel momento, la cui identità rimase segreta per motivi di sicurezza personale.
Nel processo Alba Pontina il Comune di Latina, la Regione Lazio e l’associazione Caponnetto sono parti civili.
Ieri in aula c’è stato il collegamento in videoconferenza con Armando Di Silvio, detto “Lallà” considerato il capo del clan. Prossime udienze il 10, 17 luglio e il 24 settembre.
In contemporanea è in corso il processo a Roma per gli indagati giudicati con rito immediato.