Crac Midal, Barberini si paragona a Mario Monti il “cattivo” della spending review

28/03/2019 di
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Paolo Barberini, sotto processo per il crac della Midal, ha parlato per oltre due ore davanti ai giudici lanciando accuse a Rosanna Izzi, ex amministratore delegato della società colosso della grande distribuzione.

Davanti al collegio penale presieduto da Gianluca Soana, Barberini ha sostenuto di aver agito per “salvare la Midal” ma che fu ostacolato. Ha ammesso tuttavia le fatture false, spiegando perché si arrivò a quel punto.

Dopo il crac del 2012, decine di persone restarono senza lavoro. La Procura indagò, tra gli altri, per bancarotta fraudolenta l’ex amministratore delegato Barberini, il revisore addetto al controllo contabile Sandro Silenzi, il presidente del collegio sindacale Sergio Gasbarra, il presidente del consiglio di amministrazione Rosanna Izzi, il manager Ivo Lucarelli. Gli arresti arrivarono nel 2013.

Barberini ha sostenuto di “essere stato lui stesso vittima di una situazione poco chiara, scoperta dopo essere andato via nel 2010 e ricostruita successivamente”. Ha sostenuto di essere ancora creditore nei confronti dell’azienda (Tfr ed altre somme concordate per la cessazione del rapporto di lavoro) e di aver risarcito i lavoratori che poi hanno revocato la costituzione di parte civile nei suoi confronti.

«La scelta delle fatture false – ha ammesso Barberini – era tra regalare un’azienda in buona salute alle banche, oppure cercare di ripianare i debiti personali della Izzi
con questo sistema».  Barberini si è anche paragonato all’ex premier Mario Monti, indicato da tutti come un “cattivo” per via della spending review.