ACQUALATINA, “APPALTI REGOLARI” MA L’ACCUSA INCALZA

31/01/2008 di
di MARCO
CUSUMANO *
 
Sono
arrivati in tribunale in anticipo, scortati dai loro avvocati, per rispondere
alle domande del giudice Tiziana Coccoluto. Silvano Morandi, amministratore
delegato di Acqualatina, cammina con un faldone in mano. Si capisce subito che
non intende avvalersi della facoltà di non rispondere. E’ lui il primo ad
entrare nell’aula C al primo piano del tribunale. Poco dopo arrivano il giudice
Tiziana Coccoluto e il pm Raffaella De
Pasquale.

L’interrogatorio inizia alle 12,40, dura 50 minuti
esatti. Fuori dall’aula, tra i cronisti, siede Paride Martella in attesa del suo
turno. In silenzio legge alcune carte mentre il suo avvocato, Giuseppe Fabrizio,
non concede ai giornalisti neanche una parola. Bisogna
aspettare.

Appena uscito, Silvano Morandi schizza via seguito
dal suo avvocato. I cronisti fermano il legale e chiedono qualcosa
sull’interrogatorio. Lui non vuole rispondere, qualcuno gli domanda come si
chiama e lui risponde seccato: «Io sono l’avvocato anonimo». In realtà si chiama
Leo Mercurio e lavora nel prestigioso studio legale di Grazia Volo che ha
assistito, tra gli altri, personaggi come Stefano Ricucci e Cesare Previti.
Mercurio, poco dopo, si “sbilancia”: «Abbiamo fiducia nella giustizia». E via in
auto con Morandi.

Dopo l’interrogatorio dell’amministratore
delegato di Acqualatina, tocca a Paride Martella. L’ex presidente della
Provincia resta in aula davanti alla Coccoluto per 45 minuti. Anche lui ha delle
carte in mano, vuole parlare per difendersi dalle pesanti
accuse.

La difesa. Massimo riserbo sui
contenuti dell’interrogatorio di ieri mattina. A quanto emerso gli indagati
avrebbero sostenuto la correttezza del sistema degli appalti “in house”. La
linea comune sembra concentrarsi su questa tesi: le società a cui venivano
affidati gli appalti facevano comunque parte del gruppo che ha vinto il bando
europeo. Società «dotate di grande professionalità» è stato detto ieri in aula.
Insomma «tutto regolare».
 
Le accuse del
pm.
Opposto il parere dell’accusa sulla questione degli
appalti: concederli ad aziende “vicine” senza una regolare gara pubblica è un
atto illecito che oltretutto ha prodotto danni economici alle casse pubbliche e
quindi ai cittadini, anche attraverso le bollette. L’ordinanza di custodia
cautelare riporta alcuni passaggi di email intercettate dalla Guardia di
Finanza. In una si legge testualmente: «Sarà anche necessario
preparare un argomento scritto per giustificare che non c’è bisogno di fare
gara»

L’ordinanza sottolinea il fatto che spesso la
corrispondenza è incentrata sulla predisposizione di offerte con e senza “fees”,
così da presentare offerte “apparentemente” ribassate, tentando di costruire un
supporto legale per giustificare l’aggiramento delle gare pubbliche attribuendo
a soggetti esterni – ma sempre collegati alle società di riferimento –
l’incarico di verificare la congruità dei prezzi di offerta. In pratica i costi
venivano prima presentati senza onorari per poi andarli a fatturare come voce
aggiuntiva. In un’altra email si legge: «Come d’accordo ieri ho
aggiunto le fees. Quindi sono a disposizione dei soci 300.000 euro da
suddividere in base agli accordi, più 20.000 euro di margine per gli imprevisti
che, se non si verificheranno, porteranno l’importo complessivo a 320.000
euro».

Una vera e propria torta da spartire
allegramente. Nell’ordinanza d’arresto si parla senza mezzi termini di
“pericolosità sociale degli indagati”: «In considerazione della perdurante
attività della società Acqualatina spa e della spiccata pericolosità sociale
dimostrata dagli indagati che hanno fatto di tali condotte un vero e proprio
sistema operativo, deve escludersi l’occasionalità delle condotte perpretate,
tutte idonee ad incidere negativamente sulle risorse finanziarie pubbliche dei
Comuni che, aderendo all’Ato 4, hanno affidato la gestione del servizio idrico
integrato e dunque di un servizio pubblico essenziale alla società mista». Gli
arrestati hanno presentato istanza al gip per il ritiro dei domiciliari. Ma, con
tutta probabilità, sarà il tribunale del Riesame a decidere.
 
 
INCHIESTA ANCHE IN CALABRIA 
 
Mentre la Procura di Latina va avanti
nell’inchiesta su Acqualatina, anche i giudici della Procura di Castrovillari
(Cosenza) indagano su alcune persone coinvolte nell’inchiesta pontina. La
Procura pontina ha appurato che, dalle visure camerali effettuate, è emerso che
alcuni indagati per Acqualatina figurano anche in altre società collegate alla
gestione idrica in Calabria. La Procura di Castrovillari ha già aperto
un’inchiesta per reati simili a quelli contestati dal pm Raffaella De
Pasquale.

Intanto questa mattina, alle 12,30 davanti al giudice
Tiziana Coccoluto, sono fissati altri interrogatori al tribunale di Latina.
Toccherà ai tre consulenti che hanno avuto la sospensione dagli incarichi
societari (Guido Turconi, Renato Iodice e Francesco Bajetti) e
soprattutto a Raimondo Besson ex vicepresidente della società e amministratore
delegato di “Sorical” che gestisce il servizio idrico in Calabria (dove è in
corso l’altra inchiesta) nonché consigliere d’amministrazione di Acea
Ato2. (* Il Messaggero, 31-01-2008)