Centro Emofilia dell’ospedale Goretti di Latina sempre più hi-tech
Percorsi multispecialistici per fronteggiare ogni complicazione, colloqui psicologici e una frigoemoteca fornita di tutti i fattori della coagulazione, con un’attenzione ai farmaci più moderni. Cresce il Centro emofilia dell’ospedale Santa Maria Goretti di Latina, che insieme e a quello di Frosinone serve tutto il Basso Lazio.
Attivo dal 2000, ma solo recentemente ampliato e migliorato, propone un’assistenza ‘doc’ a pazienti che per trovarla un tempo dovevano recarsi a Roma. Il Centro fa parte dell’Unità operativa di Ematologia diretta da Giuseppe Cimino, e vi prestano servizio Ugo Coppetelli e Angela Rago.
L’ambulatorio, che fino all’anno scorso era poco conosciuto e frequentato – sottolinea una nota – ora ha 25 pazienti di età compresa fra 2 anni e mezzo e 60, ai quali è in grado di fornire percorsi interni multispecialistici utili a ottenere un miglior trattamento e un’assistenza più completa.
«Il paziente emofilico – spiega Coppetelli – può manifestare diverse problematiche, di tipo epatico (epatite B o C), cardiologico, infettivologico, gastroenterologico, ortopedico e odontoiatrico. Noi, in tempi molto brevi, possiamo attivare questa rete di collaborazioni. Ma la nostra attenzione non è solo per il paziente, che può usufruire di colloqui psicologici, ma anche per la famiglia, che in presenza di un bambino affetto può rivelarsi molto fragile e delicata». Una delle malattie che più spesso si associano all’emofilia, in circa il 30% dei casi, è l’epatite C. «A tale proposito – precisa l’ematologo – ciò che molti pazienti ignorano è l’estensione dei nuovi trattamenti con i Daa (Directly Acting Antivirals, farmaci antivirali ad azione diretta) anche agli stadi intermedi F2 di fibrosi. Fino a 6 mesi fa in Italia erano stati trattati con questi nuovi farmaci circa 75 mila pazienti con stadi avanzati F3 di fibrosi o con cirrosi (stadio F4), ma ora è possibile trattare tutti i pazienti con epatite C indipendentemente dallo stadio di fibrosi e dalle comorbilità».
Un altro presidio molto utile di cui il reparto si è dotato da un anno, prosegue la nota, è una frigoemoteca dedicata ai fattori della coagulazione: un paziente che dovesse avere necessità urgente di un’infusione, può così trovare lo stesso fattore che utilizza solitamente e non quello più simile, come spesso accade nei Pronto soccorso.
L’unico servizio che al momento non è ancora disponibile a Latina è la titolazione degli anticorpi, per la quale il Centro si rivolge a Roma, al reparto del Policlinico Umberto I diretto da Maria Gabriella Mazzucconi, e in 2-3 giorni dal prelievo e dall’invio dei campioni arrivano i risultati.
«La qualità di vita dei pazienti, grazie al trattamento con i nuovi farmaci a emivita prolungata, sta costantemente migliorando – evidenzia Coppetelli – Con questi innovativi concentrati di fattore è possibile mantenere lo stesso regime infusionale minimizzando il rischio di sanguinamenti (l’opzione scelta più frequentemente dai giovani, che non vogliono rinunciare a svolgere attività sportive), oppure si può ridurre il numero delle infusioni a 2, o addirittura a una la settimana anziché 3 o 4, evitando le attività più rischiose, ma avendo comunque una normale qualità di vita. Un mio paziente pratica il nuoto a livello agonistico: una cosa prima ritenuta impensabile per un emofilico», testimonia lo specialista.
E già altri farmaci sono arrivati alla fase II di sperimentazione clinica: gli anticorpi monoclonali che si pensa potranno permettere di raggiungere la frequenza, «ora inimmaginabile», di un’infusione ogni 21 giorni.