Chikungunya, Regione chiede ai Comuni di estendere la disinfestazione

18/09/2017 di
zanzara

«Estendere le operazioni» di disinfestazione contro la zanzara portatrice della Chikungunya: è quanto ha chiesto la Regione Lazio nel corso di un incontro con i tecnici di Latina, Anzio e Roma Capitale sull’allarme virus. È quanto si legge in una nota della Regione.

«Nel corso di ogni incontro la Regione Lazio ha richiesto il supporto tecnico dell’Istituto Superiore di Sanità – si legge ancora – che ha designato quattro esperti già messi in contatto con la Regione e ha verificato lo stato delle disinfestazioni e l’efficacia dell’azione di contrasto messa in atto finora. La Regione Lazio ha chiesto di estendere le operazioni ad aree interessate come previsto dal Piano Nazionale di sorveglianza 2017».

Al tavolo ha partecipato la Asl ed in rappresentanza dell’Amministrazione comunale di Latina il dirigente del servizio Ambiente e Protezione civile, Sergio Cappucci. L’Azienda sanitaria locale ha confermato i tre casi di febbre virale accertati nel capoluogo pontino, concentrati tutti nella frazione di Latina Scalo. “Il Comune, attraverso il dirigente, ha dato conto – si legge in una nota – sia del trattamento di disinfestazione ordinario svolto durante l’estate, esattamente a fine Luglio nei pressi di Latina Scalo, sia del trattamento straordinario avviato nelle zone di residenza e presso i luoghi di lavoro dei pazienti affetti in questi giorni. Le linee guida indicate dal Ministero della Salute prevedono che le operazioni di disinfestazione coprano le aree limitrofe per un raggio di 200 metri, nello specifico l’Amministrazione, in via del tutto precauzionale, considerata anche l’evoluzione degli interventi richiesti dalla Asl in data 14-15 settembre , ha  provveduto ad estendere il raggio d’azione ampio 500 metri. Il trattamento, larvicida e adulticida, è iniziato nel pomeriggio di sabato scorso e proseguirà nei prossimi giorni fino a mercoledì 20 settembre incluso. La ditta incaricata dell’intervento, con cui il Servizio Ambiente è in contatto costante, ha riscontrato ampia disponibilità nella cittadinanza che ha agevolato l’ingresso del personale preposto anche nelle aree private da disinfestare. Dalla scorsa settimana non sono giunte da parte delle autorità competenti altre segnalazioni, ma il Sindaco sta valutando la possibilità, sempre in via del tutto precauzionale, di pubblicare un ordinanza per contrastare ancor più efficacemente il problema”.

SCONGIURATO IL BLOCCO DELLE DONAZIONI. “Abbiamo scongiurato uno stop generalizzato delle donazioni di sangue in tutta l’area metropolitana di Roma, limitandolo, al momento, al territorio di Anzio e della Asl Roma 2”. Vincenzo Panella, a capo della direzione Salute della Regione, ha raccontato così l’esito di una vera e propria trattativa con il Centro nazionale sangue dopo l’allarme da virus Chikungunya che, allo stato attuale, ha colpito 64 soggetti nel Lazio centromeridionale. Il dirigente regionale è stato ascoltato, per fornire un’informativa, dalla commissione Politiche sociali e salute della Pisana, presieduta da Rodolfo Lena.

Secondo la ricostruzione fornita ai consiglieri, il rischio maggiore per la salute pubblica sarebbe infatti maggiormente legato alla carenza di scorte di sangue per trasfusioni, che alla diffusione stessa del virus, ovvero una forma influenzale particolarmente fastidiosa e dolorosa ma non mortale, che viaggia attraverso sangue infetto iniettato con puntura di zanzare tigre.

“I protocolli nazionali e internazionali da applicare in caso di presenza di focolai di malattie infettive in un territorio circoscritto – ha spiegato Panella – prevedono, al superamento di una certa soglia, la sospensione delle donazioni di sangue in tutta la provincia. Capirete che il concetto di provincia, applicata ad Anzio e quindi a Roma, significa fare riferimento ad un’area vastissima, con una popolazione paragonabile a quella di una media regione italiana. Per questo – ha continuato il direttore – con l’ausilio di infettivologi ed entomologi, abbiamo sostenuto con successo presso il Centro nazionale sangue la tesi secondo cui basta per il momento escludere dalle donazioni solamente i residenti nell’area di Anzio e della Asl Roma 2, incoraggiando anzi il resto della popolazione a recarsi presso i centri trasfusionali. Il resto delle sacche che continuiamo a raccogliere normalmente in tutta Roma e nel Lazio – ha concluso – vengono infatti semplicemente messe in quarantena per un periodo di cinque giorni e poi possono normalmente essere utilizzate, in assenza dell’insorgere del virus nei donatori, monitorati in modo specifico durante questa fase da volontari e medici di famiglia”.Questo perché non esiste ancora un test per effettuare immediatamente e su larga scala lo screening per la presenza del virus in tutte le sacche di sangue donato.

”Considerando che le donazioni non si sono mai arrestate e che queste disposizioni sono state assunte lo scorso fine settimana, tra pochi giorni potremo tornare ad utilizzare tutto il sangue prelevato e in ogni caso, per eventuali carenze temporanee, si ricorrerà alle scorte provenienti da altre regioni”, ha rassicurato Panella, precisando che solo tre sacche ogni centomila potrebbero presentare criticità.

Sono numeri, a giudizio dell’esponente della Regione Lazio, che non giustificano né allarmismo mediatico, né polemiche tra istituzioni. “Il focolaio di Chikungunya del 2007 in Emilia Romagna costò 16 milioni di euro alle casse regionali e non vorremmo trovarci di fronte a uno scenario del genere se i numeri restassero quelli attuali”, ha ricordato Panella, specificando che ogni sacca di sangue “importata” da un’altra regione avrebbe un costo medio di 190 euro e che altri casi autoctoni sono stati ravvisati anche in altre zone d’Italia senza per questo bloccare le donazioni di siero.

Molto deciso invece il richiamo a maggiori azioni di contrasto, a livello locale, per limitare la diffusione di insetti adulti di zanzara tigre. “Questo, come altri virus simili, viene veicolato dal sangue trasportato dalle zanzare e quindi mi sento di dire, anche per il futuro e per altre patologie infettive, che con meno zanzare ci sarà un minore rischio di diffusione di epidemie, nel Lazio come altrove”.

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