Regione Lazio: Nessuna nuova discarica ad Aprilia

21/06/2017 di
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Niente discarica in località La Cogna ad Aprilia. L’assessore regionale Buschini, questa mattina in aula, ha annunciato che la conferenza dei Servizi della Regione Lazio non ha autorizzato la realizzazione della nuova discarica ad Aprilia. Soddisfazione è stata espressa dal consigliere regionale Enrico Forte: «Ci siamo sempre battuti per l’autosufficienza delle provincie nella gestione dei propri rifiuti e la vicinanza con la capitale non deve permettere a nessuno di ritenerci la discarica di Roma. La decisione durante la conferenza dei servizi ribadisce quella che da sempre è la nostra posizione in materia di rifiuti».

REGIONE SUL CASO RIDA. «La diffida non è una contravvenzione né un contestazione di reato. È lo strumento amministrativo con il quale si segnalano ai gestori particolari dissintonie tra l’Autorizzazione rilasciata, cioè l’AIA, e il reale funzionamento del processo produttivo. La diffida, infatti, sollecita il gestore in difetto a porre in essere le correzioni. È, perciò, impossibile interpretare una diffida amministrativa come un ordine perentorio di chiusura di un impianto o come un attentato alla libertà d’impresa». Lo ha detto l’assessore ai Rifiuti della Regione Lazio Mauro Buschini, nel corso della sua relazione al Consiglio regionale, affrontando la vicenda della Rida Ambiente di Aprilia. Buschini, in questo senso, ha ricordato che diffide sono state inviate anche ai tmb di Malagrotta, dell’Ama e della Saf e «nessuno di questi impianti ha percepito la diffida come un atto ostile e nessuno ha neanche mai pensato di rispondere con la chiusura dell’impianto e l’interruzione di un pubblico servizio essenziale». Nel Tmb della Rida, ha proseguito l’assessore, «si sono svolti normali controlli» e «per quanto riguarda i rifiuti in uscita dal trattamento, Arpa Lazio ha rilevato l’incoerenza dell’attribuzione di codici». Per cui, «al pari di quanto è stato sempre fatto per altri impianti di trattamento che presentavano analoghe criticità, l’Area Rifiuti della Regione ha provveduto ad inviare a RIDA la necessaria diffida a correggersi. Nulla più che il doveroso percorso che la legge, uguale per tutti, indica di seguire e nulla più che una intimazione al rispetto delle autorizzazioni».

Buschini ha proseguito nella sua ricostruzione: «Ricevuta la diffida, Rida ne ha immediatamente contestato i contenuti ma ha inopinatamente chiuso gli accessi allo stabilimento, mettendo i Comuni nell’impossibilità di conferire i propri rifiuti indifferenziati». Avuta notizia dell’accaduto «la Regione ha invitato la Rida a non interrompere il servizio, poiché l’interruzione del pubblico servizio essenziale di igiene urbana e rimozione dei rifiuti è questione assai grave ed espone ad elevati rischi. Nonostante questa chiarissima nota della Regione, la società Rida ha confermato la chiusura del suo stabilimento per ben tre giorni precipitando decine di comuni laziali nel caos e nella impossibilità di garantire l’ordinata raccolta. Dopo la messa fuori uso del TMB di Viterbo l’indisponibilità del TBM di Aprilia, immotivata, ingiustificata e inqualificabile, ha rischiato di generare una gravissima emergenza di dimensioni impressionanti». Verificata «l’ostinazione di RIDA a non riaprire lo stabilimento è emersa l’inderogabile necessità di emettere una Ordinanza a tutela della salute pubblica» e a emetterla è stata la Provincia di Latina «ai fini di contrastare una emergenza ambientale e sanitaria». Non poteva emetterla, ha concluso Buschini, «il presidente della Regione perché normativa alla mano un simile atto non rientra nelle sue competenze».

LA VERSIONE DI RIDA. Tutt’altra ricostruzione dei fatti arriva dall’amministratore di Rida Ambiente. “Mi pare che tutto concorra, e sarebbe bene capirne il motivo – spiega Fabio Altissimi  – a ricreare un clima di emergenza legato al ciclo dei rifiuti all’interno della Regione. Un’emergenza evitata dal 2014 con l’ordinanza a firma di Zingaretti (la n. Z0001) ma che ha rischiato di rinvigorirsi con la crisi legata al tritovagliatore del Colari nel biennio 2015-2016, con l’incendio del giugno 2016 che ha colpito l’impianto Pontina Ambiente e per finire con l’incendio del 3 giugno scorso dell’impianto di Ecologia Viterbo. Incidenti che hanno portato a un impennata del costo di sversamento dei rifiuti, circa 50-60 euro di aumento per ogni tonnellata conferita, che solo Rida, l’unico impianto rimasto sul territorio, è in grado di abbattere. L’impianto della Rida rappresenta evidentemente un problema per chi vorrebbe lucrare più che fare impresa”. “Una situazione grave che avrebbe fatto scoppiare l’emergenza se Rida non avesse sopperito a tale mancanze prendendosi in carico i rifiuti di Colleferro di Lazio Ambiente prima e quelli di Pontinia Ambiente poi. Rifiuti a cui ha fatto seguito una parte di quelli che prima venivano conferiti a Viterbo con la mia azienda che, nel frattempo, ha sostenuto anche Ama permettendo lo scorso anno il conferimento di 150 mila tonnellate, arrivate già a 60-70 mila tonnellate per questo 2017. Insomma i dati parlano chiaro: grazie a Rida Ambiente l’emergenza attorno ai rifiuti non si crea e anzi l’impianto garantisce un costo più basso di conferimento. Giova infine ricordare che Rida produce il 60% -70% di Css (combustibile solido secondario) ossia la parte nobile dei rifiuti da avviare a termovalorizzazione, un dato ben più superiore di quanto prodotto finora dagli altri impianti. A questo punto sarebbe doveroso accertare se qualcuno abbia interesse a fermare Rida, così da tornare in una condizione di emergenza senza la quale i prezzi non salgono”.