Tiziano Ferro, inizia il tour tecnologico con 29 brani in scaletta

12/06/2017 di
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L’acqua, vera, a cascata, che apre tra gli spruzzi e chiude con una doccia catartica lo spettacolo «e simboleggia il fluire delle cose». La tecnologia, che la fa da padrona «senza nulla togliere alla musica», con una tettoia da 14 tonnellate che diventa una quinta aggiuntiva. Ma soprattutto l’emozione, «una parola ormai martoriata, ma che è sempre il mio obiettivo primario». Tiziano Ferro torna negli stadi, due anni dopo la prima volta, e lo fa con uno show moderno, che segna un nuovo capitolo nella carriera del cantautore di Latina.

E se nell’estate del 2015 aveva stupito tutti volteggiando sul palco a una decina di metri di altezza, stavolta l’impressione è che non ci sia bisogno di effetti speciali, che pure ci sono e in abbondanza, per restituire alla musica e alle canzoni il loro ruolo da protagonisti. «Il pop si è preso gli stadi e grida la necessità di vedersi riconoscere come il rock il ruolo di rivoluzione», rivendica con orgoglio. «Volevo fare qualcosa di strutturalmente diverso per evitare il rischio di ripetermi. Se quello era uno show “tutto fuori”, questo parte più “da dentro”. E al fuoco ho sostituito l’acqua, elemento mutevole che rappresenta molto la mia carriera: non ho mai fatto un disco uguale all’altro», ha spiegato Ferro che ieri ha debuttato allo stadio Teghil di Lignano Sabbiadoro (Udine), davanti a oltre 20 mila persone e si prepara ora ad affrontare altre 12 date, con tre San Siro (16, 17 e 19 giugno), due Olimpico di Roma (28 e 30 giugno), per un totale di oltre 435 mila biglietti già venduti. «Ma farei lo stesso anche se ci fosse un quinto dei paganti, sono felice non tanto per i numeri, ma per come tutto questo sta avvenendo».

Lo show, 29 brani in una scaletta che lo stesso Ferro definisce «generosa» con attenzione ai brani dell’ultimo disco, compreso Il Conforto orfano di Carmen Consoli impegnata in un tour all’estero, ma anche ai successi immancabili come Perdono o Sere Nere per 2 ore e 20 di musica («invidio chi riesce a stare sul palco anche 4 ore, ma io di più proprio non ce la faccio a cantare. E poi diventerebbe sequestro di persona», scherza) è frutto anche degli ultimi anni che Ferro ha vissuto negli Stati Uniti.

«C’è tutto quello che ho visto in giro per il mondo, da Beyoncé a Sia, passando per Ed Sheeran, Rihanna, i Culture Club: quelli che mi hanno colpito sono quelli che non hanno paura di osare. È come se Drake avesse incontrato Tenco». Luigi Tenco: l’omaggio al cantautore morto 50 anni fa a Sanremo è uno dei momenti più emozionanti del live, non solo per il pubblico ma per lo stesso Ferro che si inginocchia e appare commosso dopo aver cantato Mi sono innamorato di te, il brano che aveva lasciato senza fiato anche il pubblico dell’ultimo festival. Il tour di Ferro è il primo che apre la stagione dei grandi concerti estivi in Italia. Il primo negli stadi, dopo gli attentati di Manchester e il cantante ha tenuto a ringraziare il pubblico: «in un momento come questo, essere qui ha un significato diverso, siete un esempio. Non chiudetevi in casa».

E aggiunge: «gli attacchi non sono casuali, sono mirati a insinuare il terrore. Chi combatte la musica, combatte la libertà. È successo, succederà ancora, ma non ci si deve fermare». Finito il tour negli stadi, Tiziano Ferro ha già annunciato che non ci sarà una ripresa autunnale nei palasport e che il prossimo anno lo dedicherà alla scrittura di un nuovo disco che potrebbe poi uscire nel 2018. «Nessuna pausa, ma solo il ciclo naturale del lavoro di un artista». Una breccia si apre sul fronte tv, finora esclusa se non per qualche ospitata, come quella in Facciamo che ero… di Virginia Raffaele qualche giorno fa. «Sono stato contattato più volte per fare uno show tv e chiedono a me un’idea, ma io non conosco bene la televisione. Questo tour però mi ha dato qualche spunto…». Intanto si ritirerà di nuovo negli Stati Uniti di Trump, eletti da oltre un anno a sua residenza.

«È il momento peggiore per gli Usa questo, ma la California è una bolla. Lì non l’hanno votato, ma nonostante io sia lontano da Trumplandia, per la prima volta vedo gli americani di fronte a una crisi esistenziale. Chi siamo? Siamo quello? E quando vedi 300 mila donne sfilare a Los Angeles o Washington che si mobilita, capisci che è un’ammissione di colpa».

In America potrebbe anche decidere di diventare padre. «A 37 anni mi sento pronto. E sento il bisogno di dedicarmi a bene superiore e di fare del bene. L’adozione? Può essere. L’unica cosa che mi terrorizza è l’idea di far vivere questo bambino bersaglio dei paparazzi».