Incendio a Pomezia, altissimi valori di diossina. Un indagato

C’é un primo indagato nell’inchiesta della procura di Velletri per il maxi incendio divampato il 5 maggio scorso nello stabilimento di trattamento di rifiuti «Eco X» a Pomezia, a sud di Roma. Si tratta di Antonio Bongiovanni, amministratore unico della «Eco Servizi per l’Ambiente», società alla quale è stato affittato un ramo d’azienda della Eco X. Ad annunciarlo, in una conferenza stampa, è stato il procuratore di Velletri Francesco Prete, titolare dell’inchiesta insieme con il sostituto Luigi Paoletti. Inquinamento ambientale colposo e incendio colposo i reati ipotizzati nei confronti di Bongiovanni. Per la procura, dunque, non ci sono, allo stato «elementi – ha detto il procuratore Prete – per parlare di incendio doloso».
«Le cause del rogo – ha aggiunto – sono ancora ignote, ma è stato accertato che l’innesco è avvenuto all’esterno dei due capannoni, in una zona in cui era accatastata un’ingente quantità di rifiuti». Il sospetto è che l’innesco possa essere avvenuto in maniera accidentale, forse anche per un mozzicone di sigaretta. Un’ipotesi, questa, non condivisa dal sindaco di Pomezia Fabio Fucci che, dopo aver firmato un’ordinanza che dispone la riapertura di tutte le scuole a esclusione degli istituti superiori, ha detto, sentito in Commissione regionale antimafia, che a suo giudizio potrebbe esserci una matrice dolosa dietro l’accaduto. «I rifiuti – ha dichiarato – non bruciano da soli». La procura ha già accertato che lo stabilimento Eco X non dispone di un sistema antincendio «rispondente ai canoni normativi – ha precisato Prete – né di una certificazione antincendio». In particolare, non sono state adempiute le prescrizioni, in materia di tutela contro i roghi, fatte dai vigili del fuoco nel 2012, quando ai responsabili dell’epoca furono contestate violazioni della normativa antinfortunistica. Gli stessi, diversi dagli attuali amministratori, furono denunciati all’autorità giudiziaria e condannati con decreto penale emesso dalla procura.
Intanto altissimi valori di diossina (77,5 picogrammi per metro cubo) e di Pcb (394 picogrammi) sono stati registrati da Arpa Lazio e Asl Rm6 il 6 maggio scorso, nelle immediate vicinanze dello stabilimento della Eco X di Pomezia, quando le operazioni di spegnimento del rogo erano ancora in corso. Escluse quantità significative di fibre di amianto nell’aria.
La Regione Lazio fa sapere che saranno eseguite analisi anche sul latte ovi-caprino prodotto da allevamenti dell’area dell’incendio. Nel corso della conferenza stampa della procura di Velletri è stato precisato «che al di fuori delle vicinanze dell’impianto di trattamento dei rifiuti non sono emerse particolari criticità» e tutto ciò fa ritenere agli inquirenti che l’emergenza stia per terminare. Anche se per Nicola Pirroni direttore dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Cnr, è ancora presto per dire che l’allarme diossina sia terminato. La procura di Velletri sta approfondendo, infine, anche la verifica della conformità dell’attività svolta nella Eco X. Il sospetto degli inquirenti è che all’interno della struttura possano esserci stati ‘sforamentì sia a livello quantitativo, sia di tipologia dei rifiuti che l’impianto poteva trattare.
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