Pomezia, dopo 5 giorni l’incendio è spento. Il bilancio del rogo più devastante

La situazione alla Eco X di Pomezia, almeno dal punto di vista delle fiamme, è finalmente sotto controllo. I vigili del fuoco di Roma che da venerdì mattina hanno lavorato ininterrottamente con circa 35 uomini per turno, con l’ausilio di autobotti, una cisterna chilolitrica, mezzi aeroportuali e pale meccaniche per lo smassamento dell’enorme quantità di materiale plastico e cartaceo ammassato, sono riusciti nella serata di ieri a spegnere gli ultimi focolai. Solamente dopo le 21 di ieri è stato possibile ridurre il dispositivo di soccorso considerando lo spegnimento quasi totale delle fiamme e dal ridotto sprigionamento del fumo. Parte quindi la fase della bonifica alla quale i vigili del fuoco parteciperanno coordinandosi con gli enti competenti sul territorio. Durante le opere di spegnimento di questi giorni, i vigili del fuoco hanno tratto in salvo due gatti intrappolati dai rifiuti e consegnati ad enti preposti.
AZIENDA SEQUESTRATA. Arrivano i sigilli per la Eco X di Pomezia, l’impianto lungo la via Pontina interessato da un rogo durato tre giorni diffondendo miasmi in un raggio di chilometri. Lo hanno deciso i magistrati di Velletri, che hanno bisogno ora di risposte chiare per procedere nella loro inchiesta per incendio colposo: quanta diossina s’è diffusa nell’aria col divampare delle fiamme? E poi: accertata la presenza di amianto nella copertura del tetto ieri dalla Asl, ci sono fibre che si sono liberate nell’aria? Accertamenti, questi, che la procura ha chiesto all’Arpa, l’Agenzia di protezione ambientale del Lazio, e che dovrebbero arrivare sul tavolo dei magistrati già dopodomani.
Ma non finisce qui: il procuratore Francesco Prete e il sostituto Luigi Paoletti hanno anche avviato degli accertamenti sul corretto operato dell’azienda, in particolare rispetto alle sue autorizzazioni. Una indagine a tutto tondo, dunque, che echeggia i sospetti di irregolarità che lo scorso novembre spinsero alcuni cittadini a scrivere al Comune di Pomezia per chiedere un intervento al sindaco Fabio Fucci. Intervento che, nonostante il coinvolgimento del Noe e della Asl Roma 6, non è mai arrivato. Oggi è però anche il giorno in cui sono arrivati i primi dati sulla qualità dell’aria nella zona a poche ore dal rogo: fuori dai limiti di legge per almeno il doppio consentito, annota l’Arpa, ma non superiori a quelli che si possono rilevare al centro di Roma d’inverno.
«L’Arpa ci ha rassicurato, le centraline non evidenziano danni o possibilità di danni per la popolazione» ha tirato il fiato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. E a quanto pare – mentre gli operatori del settore temono la psicosi – neanche i terreni agricoli sarebbero stati avvelenati: lo ha detto oggi l’assessore regionale Carlo Hausmann al governatore Nicola Zingaretti nel corso di un vertice a cui ha partecipato anche l’assessore all’Ambiente Mauro Buschini. L’amministrazione di via Cristoforo Colombo ha comunque attivato «un piano di monitoraggio, campionamento e analisi» che sarà ripetuto anche nei prossimi mesi e ha escluso, per bocca dello stesso governatore, una possibile emergenza amianto, quantomeno alla luce dei dati disponibili; un campione del tetto è stato comunque mandato in laboratorio per accertamenti.
Il sindaco di Roma Virginia Raggi, che presiede anche la Città metropolitana, ha destinato 100 mila euro per la pulizia delle scuole di Pomezia,rimaste chiuse. Oggi poi ha raggiunto il collega M5s di Pomezia Fabio Fucci nella sua città per una riunione tecnica e ha chiesto ad Asl e Arpa un campionamento su tutti i terreni dei Municipi IX e X. I provvedimenti però non fugano le polemiche. Marco Miccoli, deputato e commissario cittadino del Pd, punta il dito contro il sindaco Fucci: perché a fronte dell’esposto di novembre contro la Eco X non ha emesso una ordinanza urgente «visto il grave rischio per la salute pubblica»? Se lo avesse fatto, probabilmente non ci sarebbe stato l’incendio, sostiene il parlamentare. Per Fucci però l’incendio può non essere un banale caso di incuria: «Quando si parla di rifiuti l’attenzione delle procure deve essere massima. Nei confronti di questi impianti, dei loro proprietari, dei gestori, per capire se ci possono essere fenomeni di collegamento con la criminalità. Io – conclude – all’autocombustione non ci credo».
ALLARME NEI MERCATI, A RISCHIO 150 AZIENDE. Passata la paura della nube che incombeva nera ora per i romani scatta la psicosi spesa: oggi nei mercati molti compravano ortaggi con cautela informandosi sulla provenienza. Allarmati soprattutto dopo che ieri il commissario straordinario del Comune di Ardea Antonio Tedeschi ha firmato un’ordinanza di «divieto di raccolta degli ortaggi e di pascolo degli animali nel territorio comunale distinto in un raggio di 5 chilometri dal luogo dell’incendio dell’impianto di stoccaggio Eco X». Il Car, il Centro agroalimentare di Roma, insiste sulla tracciabilità per combattere al paura mentre Coldiretti lancia l’sos per 150 aziende agricole che ricadono nella zona di divieto di raccolto e pascolo. «Queste aziende – spiega David Granieri, presidente di Coldiretti Roma e Lazio – vivono un momento di grande difficoltà e devono essere tutelate. Per loro è vera emergenza perché non poter vendere i propri prodotti significa non poter lavorare. È fondamentale quindi che vengano subito attivate le procedure per il rimborso dei danni». Ma se i prodotti risulteranno contaminati Coldiretti «li distruggerà». Intanto a Roma «la gente compra con più cautela e si informa sulla provenienza di frutta e verdura – dice Mario Tredicine, al vertice dell’Upvad, Unione Partecipata dei Venditori Ambulanti al Dettaglio – Abbiamo fiducia nelle autorità e nei controlli, anche a fronte dei divieto della raccolta, della vendita e del consumo di prodotti nelle zone interessate da questa tragedia». Il Cento Agroalimentare di Roma sta disponendo controlli a campione su tutti i prodotti che arrivano dalle zone interessate. Però per ora, precisano, «non sono pervenute indicazioni restrittive dalle autorità regionali preposte e in ogni caso i prodotti da serra sono sicuri», garantisce il dg Massimo Pallottini. «Vogliamo verificare inoltre i livelli di concentrazione dei ‘furanì (residui di combustioni industriali come ceneri di forni di rifiuti) e metalli pesanti sugli ortaggi in genere – sottolinea – Qui i prodotti sono tracciati e tracciabili, una solida garanzia a tutela preventiva dei consumatori e del mercato». E poi ammonisce: «Mai come in questi momenti eviterei ogni e qualsiasi acquisto di frutta e verdura fresca da quei furgoni abusivi fermi ai lati delle strade con prodotti d’origini dubbie». Intanto la sindaca Raggi ha chiesto i «campionamenti dei terreni nella zona di Roma Sud». E nel pomeriggio dopo un vertice tra Asl-Arpa-Regione il presidente Nicola Zingaretti ha assicurato che «per quanto riguarda l’agricoltura non ci sono contaminazioni in atto» anche se monitoraggio e controlli proseguono.
MALORI TRA I POSTINI. Alcuni portalettere sono stati colpiti da malore. «Visto il perdurare dell’emergenza e l’intensificarsi dei controlli da parte degli organi competenti con il fondato sospetto che nell’aria siano state disperse fibre di amianto e di altri agenti tossici», la UilPoste chiede di tutelare «la salute e la sicurezza dei lavoratori postali che svolgono attività di recapito». «Nello specifico visti anche i casi di malessere registrati in questi giorni dai portalettere, sicuramente i più esposti, con ricorso a visite presso le strutture di Pronto soccorso e presso i medici di famiglia, chiediamo – si legge in una nota del sindacato – che da subito siano sospese tutte le attività di recapito che determinano forte esposizione per tutto l’orario di lavoro ad agenti dannosi alla salute ancora non definiti. Riteniamo inoltre che le mascherine protettive antipolvere fornite oggi con protezione P2, non siano idonee, come da documentazione specifica, a proteggere dalle polveri cancerogene, e vadano quindi immediatamente sostituite con mascherine di protezione adeguata». La Uil chiede inoltre «una rapida pianificazione di visite specialistiche a carico dell’Azienda per tutti quelli che in questi giorni hanno subito esposizione ai fumi tossici per prevenire e intervenire su eventuali danni alla salute e comunque per rassicurare i lavoratori».
RAGGI: VOGLIO DATI PRECISI. Il sindaco di Roma Virginia Raggi sollecita con una lettera la Regione Lazio, l’Arpa Lazio e la Asl Roma 6 «affinché procedano al tempestivo invio di dati estesi e puntuali riguardo gli inquinanti presenti in atmosfera e nel suolo in seguito all’incendio divampato presso gli stabilimenti Eco X di Pomezia il 5 maggio. Si invita, inoltre, a un’attenzione particolare per le zone coltivate e per quelle adibite al pascolo». Ai tre enti, ciascuno per la propria competenza, la Raggi chiede di «verificare l’eventuale presenza di diossine e di amianto, installare apposite centraline mobili per il rilevamento degli inquinanti presenti nell’atmosfera, eseguire campionamenti a terra per valutare i livelli di inquinamento presenti al suolo, verificare e valutare la sicurezza delle colture e dei foraggi, verificare e valutare la potabilità delle acque e delle falde acquifere anche a medio lungo termine». Il sindaco dice di attendere «urgente conferma dell’installazione delle centraline mobili e di ricevere i dati delle verifiche in modo da poter adottare ogni provvedimento utile alla tutela della salute pubblica».
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