L’orma di dinosauro trovata a Rio Martino sarà custodita al Procoio

19/04/2017 di

Il masso con le impronte di dinosauro ritrovato a Rio Martino verrà trasportato all’Antiquarium Civico Procoio e qui esposto e conservato. La Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Frosinone, Latina e Rieti ha accolto la proposta progettuale del Comune di Latina che individuava nella struttura museale di Borgo Sabotino il luogo più idoneo in cui depositare il reperto. La comunicazione è arrivata con una lettera a firma del direttore dell’organo periferico del Mibact, Saverio Urciuoli, indirizzata alle Amministrazioni Comunale e Provinciale.

Al momento della scoperta fatta dal fotografo Bruno Tamiozzo, per avere in custodia il blocco calcareo con le impronte del teropode e metterlo in sicurezza si erano fatti avanti i Comuni di Latina e Terracina e il Parco Nazionale del Circeo. Alla richiesta avanzata lo scorso novembre dalla Soprintendenza di avere maggiori informazioni riguardo le proposte progettuali per salvaguardare e rendere fruibile il reperto così da procedere poi all’individuazione dell’Ente cui concedere il deposito, ha risposto solo il Comune del capoluogo pontino che ha ottenuto il via libera per il trasferimento del masso al museo Procoio una volta verificati lo stato e la sicurezza dei luoghi che lo ospiteranno.

La proposta per il Comune di Latina è stata elaborata dal geologo Giovanni Luca Cardello dell’Associazione “Sempre Verde” che ha collaborato da subito con Stefano Panigutti e i paleontologi Romano, Citton e il Prof. Nicosia de La Sapienza di Roma insieme al geologo Giancarlo Bovina di Italia Nostra. Il tema ha visto inoltre la pubblicazione sul National Geographic nell’ottobre scorso di un’intervista a Marco Romano del Museo delle Scienze Naturali di Berlino sull’importanza del ritrovamento dell’orma nel grande blocco calcareo.

«Come Amministrazione – afferma il Presidente della Commissione Cultura Fabio D’Achille – abbiamo voluto riconoscere il lavoro e il valore delle associazioni ambientaliste del territorio che hanno supportato anche scientificamente la fase della progettazione e il cui obiettivo era la salvaguardia e la valorizzazione del bene paleontologico. La conferma della Soprintendenza è una vittoria a fronte di una segnalazione venuta dal basso che, nonostante l’attenzione dei media locali ed internazionali, non aveva trovato finora una risposta istituzionale adeguata».