Gli effetti delle vaccinazioni in calo: tornano le epidemie di morbillo

17/03/2017 di

Il temuto ritorno delle vecchie malattie si sta avverando, con un vero e proprio boom di casi: nei primi mesi dell’anno è stato registrato un «preoccupante» – a definirlo cosi è il Ministero della Salute – aumento di morbillo in Italia. A fronte degli 844 casi segnalati nel 2016, dall’inizio dell’anno sono già stati registrati più di 700 casi, un incremento di oltre il 230% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, in cui se ne erano verificati 220.

Le regioni più colpite sono il Piemonte, il Lazio (il caso Latina), la Lombardia e la Toscana. Più della metà dei malati sono fra i 15 e i 39 anni. È la conseguenza dell’abbandono della vaccinazione da parte di genitori che sempre di più respingono l’offerta vaccinale, nonostante gli allarmi e la mancanza di qualsiasi prova scientifica sui presunti rischi. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che rende noti i dati, parla di urgenza: «Serve applicare subito il nuovo piano vaccinale». E dall’ospedale Bambino Gesù di Roma arriva la conferma di un forte aumento dei ricoveri anche fra i più piccoli, anche con gravi complicanze.

«Avete visto i dati del ministero della Salute sul morbillo? Pazzeschi! – commenta anche Matteo Renzi su Facebook -. Nei primi mesi del 2017 si registra un aumento del 230%. Lo dico da genitore prima che da politico: sui vaccini non si scherza. Basta polemiche, prendiamo sul serio la scienza. E mettiamo al centro la salute dei nostri figli, non la propaganda». «Il Ministero attiverà ogni possibile procedura per garantire la piena realizzazione degli obiettivi del recente Piano nazionale di prevenzione vaccinale e per riguadagnare rapidamente le coperture vaccinali che si sono abbassate pericolosamente nel corso degli ultimi anni», avverte il ministro della Salute.

Il morbillo, secondo i dati Unicef, uccide ogni anno circa 132.000 bambini: 15 all’ora, ogni ora di ogni giorno dell’anno. Nonostante il Piano di eliminazione della malattia sia partito nel 2005 e la vaccinazione contro il morbillo sia tra quelle fortemente raccomandate e gratuite, nel 2015 la copertura vaccinale nei bambini a 24 mesi (coorte 2013) è stata dell’85,3% (con il valore più basso, pari al 68%, registrato nella PA di Bolzano, e quello più alto in Lombardia, con il 92,3%), ancora lontana dal 95% che è il valore soglia necessario ad arrestare la circolazione del virus nella popolazione, riferisce il ministro. Il Ministero della Salute è preoccupato anche per i casi «a trasmissione in ambito sanitario e in operatori sanitari».

Pochi mesi fa uno studio americano dell’Università della California (Ucla), che ha utilizzato i dati di una grande epidemia di morbillo avvenuta in California intorno al 1990, aveva svelato un volto particolarmente aggressivo del virus, considerato a torto una semplice malattia dell’infanzia. Il morbillo è infatti più pericoloso di quanto già si sapesse. Encefaliti croniche e letali dovute a questa patologia sono più frequenti di quanto finora ritenuto, al punto che tra i bimbi che contraggono la malattia sotto i sei mesi possono verificarsi in un caso su 600.

«Se la copertura vaccinale continuerà a calare – spiega Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia – c’è il rischio concreto di tornare a vedere nel nostro paese scene che speravamo di avere scacciato per sempre: famiglie che piangono la scomparsa di un figlio. Non esiste una medicina specifica per combatterlo, e nei bambini più piccoli e con difese immunitarie più fragili, può avere complicanze letali».

Rischio poliomielite o la difterite. La Siti, Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica, esprime «viva preoccupazione» per «i dati diffusi dal ministero della Salute, relativi alla recrudescenza di morbillo in Italia». In una nota il presidente della Siti, Fausto Francia, lancia un appello: «Dobbiamo scongiurare il fatto che, sulla base di pregiudizi antiscientifici, possano riaffiorare malattie temibili come la poliomielite o la difterite, assenti da decenni nel nostro Paese». «Siamo stati purtroppo facili profeti – osserva Francia – quando abbiamo previsto la possibilità di un aumento dei casi di morbillo nel nostro Paese, a fronte del calo delle vaccinazioni raccomandate. In varie aree del Paese si è ben al di sotto del 90% di copertura e questo fenomeno non assicura più la protezione di gregge della popolazione. Il morbillo è una malattia non banale – avverte lo specialista – che può dare alcune temibili complicazioni, ma la nostra ulteriore preoccupazione è orientata al calo, sotto il 95%, dell’adesione alle vaccinazioni obbligatorie».

Regioni tornino a investire. Le Regioni devono tornare a investire sui centri vaccinali, che negli ultimi anni sono stati abbandonati a causa del blocco del turnover e dei tagli, per garantire l’applicazione del Piano vaccini appena approvato. Lo afferma Fausto Francia, presidente della Società Italiana di Igiene (Siti), commentando l’allarme sul morbillo lanciato dal ministero della Salute. «Bisogna sicuramente investire nei centri vaccinali, che in questi ultimi anni sono stati trascurati e che sono invece il presidio giusto per invertire la tendenza – spiega Francia – il blocco delle assunzioni ha portato a concentrare le risorse in settori di primo impatto, ma oggi servono pediatri e medici igienisti per vaccinare. Questo non è solo un costo ma anche un investimento che permetterà poi di risparmiare in futuro, anche se qualche volta è difficile trasmettere questo concetto». L’epidemia di morbillo di questi giorni era attesa, e potrebbe essere la premessa per il ritorno anche di altre malattie. «La malattia è sottovalutata ma dà complicanze non piccole, dalle polmoniti alle encefaliti – sottolinea l’esperto -. In più il morbillo è un ‘tracciantè per le altre vaccinazioni, sta calando anche la copertura per le obbligatorie. Polio e difterite da noi sono assenti da decenni, ma esperienze di altri paesi come Spagna, Belgio o Olanda, dove recentemente hanno avuto casi, ci devono far riflettere. La lezione è che possono tornare tutte le malattie prevenibili, anche in paesi avanzati, e se lasciamo che si abbassino le coperture rischiamo che la situazione ci sfugga di mano».