Janssen azienda in rosa, il 43% dei dipendenti è donna: asilo aziendale e regali alle neomamme

07/03/2017 di
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Un’azienda in rosa, dalla base fino ai vertici. «Sostenere le donne e farsi ispirare dal valore aggiunto che ogni giorno sono in grado di generare», anche e soprattutto sul posto di lavoro, è il motto di Janssen Italia, filiale tricolore della società farmaceutica del gruppo Usa Johnson & Johnson. Non solo uno slogan, come dimostrano i numeri ricordati oggi a Milano alla vigilia dell’8 marzo, in occasione del lancio della campagna #FacciamoLaDifferenza.

In azienda è femmina il 43% del totale dipendenti (1.057 tra le sedi di Cologno Monzese, Milano, e Borgo San Michele, Latina), poco meno del doppio rispetto al dato medio dell’industria nazionale che si attesta sul 25%. Ancora: sono donne 7 su 10 addetti dell’area Ricerca e sviluppo, contro il 53% dell’intero settore pharma italiano. E in un Paese in cui, su 10 dirigenti d’industria, appena uno “indossa la gonna”, quasi la metà del Cda di Janssen Italia è composto da professioniste. Percentuale che diventa «ben più alta – rileva Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, e presidente e amministratore delegato della società – se si considerano anche i miei collaboratori diretti, fra i quali le donne sono in grande maggioranza». Cifre da primato anche allargando l’orizzonte oltre i confini della Penisola: in Janssen Italia le donne occupano il 44% delle posizioni di senior managment (dirigenti e quadri) – segnala l’azienda – rispetto a una media pari al 12% nelle aziende Emea (Europa, Africa e Medio Oriente) e al 19% in quelle del Nord America.

Premiare le donne come «portatrici di valore»: Scaccabarozzi la definisce una «mia personale vocazione, così come del gruppo J&J» nel suo complesso. E poiché nella storia «le donne sono state spesso in grado di rivoluzionare l’approccio alla salute e alla scienza», rammenta il manager, Janssen Italia ha deciso di «adottare precise politiche di reclutamento – spiegano dalla società – che possano garantire esattamente la stessa percentuale di candidature selezionate di donne e di uomini, così da raggiungere nel breve termine lo stesso numero di assunzioni». Quote rosa? Non solo, perché «l’obiettivo riguarda quantità e qualità»: tante donne nell’organigramma, ma che stiano bene, riuscendo a conciliare al meglio vita privata e carriera grazie a iniziative ad hoc.

Dal lavoro flessibile, a lezioni contro l’ansia e lo stress che montano quando i compiti da svolgere fra casa e lavoro sembrano troppi e le ore del giorno troppo poche; dalla “borsa neonato” con prodotti in dono quando a una dipendente nasce un bimbo, all’asilo aziendale per i lavoratori di Pratica di mare, Pomezia, a sud di Roma; dai parcheggi per le donne in maternità a Cologno monzese alle varie iniziative per i figli che verranno, fino a programmi di assistenza familiare e di consulenza legale e finanziaria, o giornate e progetti dedicati a salute e prevenzione. Pari opportunità uomo-donna anche in busta paga: sono stati lanciati «nuovi programmi interni che portino ad applicare lo stesso livello retributivo in caso di uguali mansioni, così da offrire condizioni paritarie al momento dell’assunzione». E meritocrazia trasversale, al di là del genere: «Lo stipendio è composto da una parte fissa, benefit validi per tutti come l’assicurazione sanitaria, e da una variabile commisurata al raggiungimento di precisi obiettivi, in base al sistema di valutazione delle performance».