Camorra, arrestato a Gaeta l’uomo che voleva uccidere il pm antimafia

28/02/2017 di

«A quel pm gli sparo quattro colpi in faccia». È così che il 34enne Nicola Russo, esponente del clan dei Casalesi arrestato oggi dalla Squadra Mobile di Caserta a Gaeta (Latina), si esprimeva nel 2015 in un’intercettazione ambientale a proposito dell’allora sostituto procuratore della Dda di Napoli Cesare Sirignano (oggi in forza alla Direzione Nazionale Antimafia, ndr).

La circostanza è emersa nell’ambito dell’indagine dell’Antimafia partenopea – coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli – che ha portato all’arresto di Russo e di altre otto persone con l’accusa di far parte di un gruppo legato alla famiglia Bidognetti; famiglia nel cui interesse Russo avrebbe gestito tra agosto e novembre 2015 gli affari illeciti nel comune di Castel Volturno.

L’esplicita intenzione di uccidere Sirignano da parte diRusso, hanno accertato gli inquirenti, non si è tramutata in alcun progetto di attentato o altro passo concreto, ma era certamente legata all’attività dell’allora sostituto antimafia che indagava proprio sugli affari del clan nei comuni del litorale casertano di Castel Volturno e Mondragone. Così come non si tradusse in passi concreti un altro progetto, quello di un attentato al procuratore capo di Napoli Giovanni Colangelo, in pensione da pochi giorni: oggi il gup del Tribunale di Bari Annachiara Mastrorilli ha condannato quattro persone, fra le quali il noto trafficante di armi Amilcare Monti Condesnitt, a pene comprese fra i 5 anni e 4 mesi e i 4 anni e 8 mesi di reclusione perché accusati di detenere mezzo chilo di tritolo che – secondo la Dda – sarebbe stato destinato alla camorra campana proprio per attentare alla vita di Colangelo. Sirignano era già stato minacciato in passato dal capo dell’ala stragista dei Casalesi Giuseppe Setola, che per anni ha controllato per conto del boss Francesco Bidognetti proprio la zona di Castel Volturno.

La minaccia fu fatta il 19 marzo 2014 durante un processo in corso al tribunale di Napoli in cui Setola era imputato: «Oggi è la festa del papà: auguri dottore Sirignano» disse il killer. In un’altra circostanza il pm, mentre stava andando con l’auto blindata verso Roma, fu inseguito in autostrada per parecchi chilometri da un’altra vettura.

Nell’indagine che ha portato all’arresto di Russo, catturato a Gaeta dove stava scontando i domiciliari, sono finite in carcere su ordine del Gip del Tribunale di Napoli altre quattro persone, tra cui sua moglie Leonide Luise, l’altro esponente del clan Achille Pagliuca, che ha trascorso parte della sua latitanza in un rifugio messo a disposizione da Russo; altri quattro indagati sono stati invece posti ai domiciliari. Contestati i reati di estorsione, detenzione e porto illegale di armi comuni da sparo, rapina aggravata, ricettazione, tutti con l’aggravante mafiosa.