Luoghi del Cuore, Villa Fogliano 6° nella classifica regionale

24/02/2017 di
circeo-fogliano

Al 58° posto nella classifica nazionale dei “Luoghi del cuore” con 5.587 voti, il borgo di Villa Fogliano con l’orto botanico a Latina, 6° nella classifica regionale. Villa Fogliano si trova all’interno del Parco nazionale del Circeo, classificato come zona protetta dalla Convenzione di Ramsar che tutela gli acquitrini e le zone umide per la presenza di quatto laghi costieri. Uno di questi è il lago di Fogliano, che raccoglie le acque del canale Cicerchia, sulle cui sponde, ricche di fauna marina, si sono ritrovati numerosi reperti testimoni della presenza umana fin dall’epoca preistorica. A fine ‘700 in prossimità del lago sorse il Borgo di Fogliano, grazie alla nobile famiglia Caetani, che si impegnò a farne un piacevole luogo di soggiorno, offrendo ospitalità al Cardinale di York e al Conte d’Albany per i quali fu costruita la casina di caccia nel 1742. In prossimità della Villa Padronale e della Villa Inglese, costruite entrambe intorno al 1877, Ada Bootle Wilbraham, moglie del duca Onorato Caetani, fece realizzare un orto botanico, dotato di numerose specie esotiche, tra cui le palme che fecero da sfondo al celebre film Ben Hur. A causa della mancata manutenzione a partire dagli anni ’20, nell’orto botanico si è ingenerato un processo di naturalizzazione che vede il mescolarsi di piante nostrane alle piante esotiche impiantate dai Caetani. I cittadini segnalano che il luogo, ora di proprietà dello Stato e gestito dall’ente Parco del Circeo, ha urgente bisogno di interventi, in particolare i vari edifici necessitano di restauri e manutenzione. Per queste motivazioni, oltre che per l’importanza stessa del sito, Fogliano è stato votato al censimento.

Al 25° posto con 11.491 voti, la Cappella di San Michele nella Chiesa di Santa Maria dell’Orazione a Civitavecchia (RM) fu edificata alla fine del XVII secolo come sede della Confraternita dell’Orazione e Morte, che si occupava della sepoltura dei corpi abbandonati fuori dalle mura o ritrovati lungo il porto ed è la più antica tra le chiese di Civitavecchia sopravvissute ai pesantissimi bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Presenta una tipica facciata barocca arricchita nel 1698 da un campanile, sormontato da una particolarissima cupola a forma di bulbo. L’interno ha pianta a croce greca e una grande sala ellittica che rievoca la forma di un teschio, all’estremità della quale si aprono una serie di cappelle tra cui quella di San Michele, patrono della Confraternita e protettore delle anime dei defunti. Altra particolarità dell’edificio è la balaustra dell’organo, ricavata dalla poppa della nave ammiraglia della flotta pontificia che vinse la battaglia di Lepanto nel 1571. La Confraternita, attiva fino al 1955, ha ripreso la sua attività presso la chiesa, di proprietà della Curia, negli anni Novanta. Dal 2012 sono in corso, a più riprese, interventi di restauro sia sulle pale d’altare sia sugli affreschi della cupola: per il suo valore storico la comunità locale ha scelto la cappella come “luogo del cuore”.

Al 47° posto nella classifica nazionale con 6.546 voti, l’Abbazia di San Giovanni in Argentella a Palombara Sabina (RM), nel verde della campagna laziale, viene citata dalle fonti per la prima volta nel X secolo, ma l’aspetto attuale del complesso risale al XII secolo. La chiesa si presenta in forme romaniche: costruita con pietre irregolari di tufo giallo, le pareti sono intercorse da strisce di pietra calcarea bianca. L’attuale portale, adornato da un protiro, presenta un’interessante decorazione a croce in stile greco. Sulla sinistra è visibile il campanile in laterizio con monofore, bifore e trifore, costruito con materiale di spoglio nel XIII secolo. Il retro della chiesa presenta tre absidi e le tracce del chiostro e degli orti. L’interno si presenta a pianta basilicale, delimitato da tre navate asimmetriche scandite da colonne e pilastri a sostegno degli archi a tutto sesto. Il coro è delimitato da un archivolto e la copertura è a capriate. Sopra l’altare è possibile ammirare una delle opere principali dell’abbazia, il ciborio con quattro colonne ornate con intagli e intrecci fogliari in stile longobardo e con capitelli in stile arabesco. Nel 1900 la chiesa venne dichiarata Monumento Nazionale con Regio Decreto per il pregio delle opere in essa conservate e gli affreschi, risalenti al XIV secolo, che raffigurano una processione, un corteo di cavalieri e la figura di San Guglielmo, poco leggibili nella parte inferiore a causa dell’umidità di risalita. Rimasta a lungo abbandonata, dal 1963 l’abbazia ospita alcuni membri della Fraternità dei Santi Nicola e Sergio, una piccola comunità laica che si occupa della manutenzione e della visita al complesso. Il bene è stata segnalato al censimento da un comitato spontaneo di cittadini attivo da circa 15 anni per la tutela del territorio, con l’obiettivo di valorizzare e portare all’attenzione nazionale il complesso.

Al 52° posto nella classifica nazionale con 6.022 voti, Villa Sciarra con il suo parco a Roma, situata alle pendici del Gianicolo, è una delle ville urbane di Roma. Le sue origini risalgono al II secolo a.C., quando il luogo ospitava il Santuario della Ninfa Furrina. L’area fu acquistata nel 1575 da monsignor Innocenzo Malvasia, che vi costruì il casino, e a metà del Seicento papa Urbano VIII trasformò il complesso in villa urbana. Nell’Ottocento la villa divenne di proprietà della famiglia Sciarra, che provvide al suo ampliamento, e a metà del secolo venne danneggiata dal combattimento tra le truppe garibaldine e quelle francesi. In seguito a un crollo finanziario, gli Sciarra furono costretti a vendere: il terreno fu destinato all’edificazione, mentre nel 1902 la villa fu acquistata dal diplomatico americano George Wurts, che insieme alla moglie la ristrutturò e abbellì il giardino con numerose statue settecentesche e un belvedere con loggiato. Alla morte di Wurts la villa fu donata a Mussolini, con la clausola che diventasse un parco pubblico. Oggi, nonostante siano stati effettuati dei restauri tra il 2004 e il 2005, quattro zone del parco sono recintate perché pericolanti e la villa è in stato di degrado a causa dell’incuria e dell’assenza di manutenzione. Un’associazione si occupa regolarmente di organizzare la pulizia del bene e di sensibilizzare la cittadinanza e ha provveduto all’inserimento di nuove panchine, alla potatura del verde e alla riparazione di pergolati e staccionate. La comunità locale è molto affezionata a Villa Sciarra e vorrebbe che fosse salvata dal degrado: per questo è stata segnalata al censimento.

Al 61° posto nella classifica nazionale con 5.327 voti, l’area archeologica di Monterano a Canale Monterano (RM) è compresa in un borgo disabitato, arroccato su un’altura tufacea, e fa parte della Riserva naturale regionale Monterano che, istituita nel 1988, copre poco più di 1000 ettari di terreno con una notevole biodiversità. La zona fu sede di un villaggio dell’Età del Bronzo, come si deduce da reperti risalenti all’XI secolo a.C. Dal VII secolo a.C. si attesta la presenza di un centro etrusco, come emerge dal ritrovamento di numerose tombe che occupano i poggi circostanti. Feudo della famiglia Orsini dal Quattrocento, il paese, spopolato per la malaria all’inizio del XVIII secolo, fu definitivamente abbandonato in seguito alle devastazioni delle truppe francesi nel 1799 e vi restano soltanto rovine di case medievali, del palazzo baronale – l’edificio più imponente del borgo, eretto in posizione dominante e trasformato nelle sue forme attuali su progetto di Gian Lorenzo Bernini – della chiesa di San Bonaventura e dei resti di un acquedotto dalle alte arcate. La vicina comunità di Canale Monterano è attiva da anni nell’opera di conservazione e valorizzazione del luogo e si è impegnata nella raccolta voti al censimento per chiedere interventi di restauro conservativo finalizzati alla protezione dei manufatti dall’azione sia degli agenti atmosferici che della vegetazione affinché Monterano possa continuare a essere fruito e apprezzato da cittadini e turisti. Per la sua posizione e il fascino delle sue rovine, è stato spesso utilizzato come set cinematografico, per esempio di Ben Hur, l’Armata Brancaleone e il Marchese del Grillo.

Al 64° posto nella classifica nazionale con 5.076 voti, il Paradiso sul Mare ad Anzio (RM) corrisponde al Kursaal Polli, il Casinò di Anzio, per lungo tempo fiore all’occhiello della località balneare laziale e commissionato nel 1919 dall’allora sindaco Giuseppe Polli. La costruzione, ultimata nel 1924, fu affidata all’architetto Cesare Bazzani, che realizzò un imponente edificio in stile liberty con un fronte semi circolare affiancato da due torri cupolate. Semicircolari sono anche le due terrazze prospicienti il palazzo e affacciate direttamente sulla spiaggia. Nel 1944 divenne sede del comando alleato e dopo la morte del proprietario Giuseppe Polli fu rilevato dal Comune di Anzio. Rimase in attività a lungo come sala da ballo, da concerto e sede espositiva e ospitò anche i set di Amarcord di Fellini e Polvere di Stelle di Alberto Sordi. Nel 1968 fu preso in gestione dalla Provincia di Roma e adibito parzialmente a scuola e convitto dell’Istituto professionale di Stato per i Servizi Alberghieri e della Ristorazione, trasformato nel 1978 nell’ attuale Istituto Alberghiero Marco Apicio di Anzio. Una porzione dell’edificio è ancora oggi utilizzata come deposito del Museo Civico Archeologico di Anzio, mentre a causa del progressivo degrado in cui versa l’edificio, nel 2015 gli studenti sono stati definitivamente traferiti. Da febbraio 2016 la gestione del bene, chiuso e inutilizzato, è tornata al Comune di Anzio. Per salvare il Paradiso i cittadini hanno raccolto le firme di importanti personalità come il politico e giornalista Francesco Storace e l’attuale Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.

Al 112° posto nella classifica nazionale con 2.897 voti, l’Aquinum romana a Castrocielo (FR) sorge nella Media Valle del Liri, e si tratta di un’antica città romana così chiamata per l’abbondanza di acque, nonché nota come città natale di Giovenale. Situata lungo l’importantissima via Latina, Tito Livio la cita in relazione all’invasione punica attestando che nel 211 a.C. Annibale e le sue truppe vi transitarono diretti a Fregellae, anche se i reperti archeologici ne fanno risalire le origini in un passato ancora più remoto, ovvero alla metà del IV sec. a.C. Raggiunge il suo massimo splendore tra la fine dell’età repubblicana e la prima età imperiale, per poi decadere in seguito alle devastazioni longobarde. Da allora fu utilizzata come cava di pietra e parti di spoglio provenienti da Aquinum si trovano ancor oggi negli edifici dei comuni circostanti. Alcuni dei monumenti che abbellivano la città sono tuttora visibili, come l’arco onorario di Marco Antonio, di cui rimangono il fornice e le imponenti colonne corinzie; sopravvivono inoltre 300 metri dell’antica cinta muraria in travertino e due delle sue quattro porte, la Porta Romana e la Porta Capuana, ancora intatta. Una sorte meno felice ha atteso il teatro e l’anfiteatro: il primo quasi invisibile poiché mai adeguatamente scavato, il secondo in gran parte coperto dall’autostrada Roma-Napoli. Al centro del sito archeologico sono presenti le terme, in buono stato di conservazione grazie a un recente restauro e visitabili previo appuntamento con gli addetti del Comune. Proprio qui si è concentrata l’ultima campagna di scavi dell’Università del Salento, che ormai da una decina d’anni collabora con il Comune di Castrocielo, proprietario del sito. Nonostante gli scavi e l’attività di studio, il sito ha urgente bisogno di interventi di conservazione; per questo il sito è stato inserito nel decreto Art Bonus e i cittadini si sono mobilitati e votandolo al censimento.

Al 33° posto nella classifica nazionale con 8.852 voti, i resti del Teatro romano di Ferentino (FR) risalgono all’epoca imperiale e seguono il declivio naturale della collina, raggiungendo i 12 metri di altezza e un diametro di 54 metri. Le strutture sono in parte a cielo aperto e in parte inglobate nelle abitazioni private sorte sulle gradinate. Dai resti si possono desumere ben tre modalità costruttive: con laterizio, a pietrame e mista. Proprio l’uso del laterizio permette di datare la struttura al II secolo d.C. Il teatro ha particolare valore in quanto esempio unico nella zona dei monti Ernici e testimonia l’importanza che la città aveva in epoca imperiale, importanza dimostrata anche dalle grandi Terme di Flavia Domitilla. Attualmente il luogo non è visitabile all’interno e versa in precario stato di conservazione. Il Comune di Ferentino ha già pronto un piano di restauro ed è ora in cerca di finanziamenti per permettere la riapertura al pubblico. Per questo negli ultimi mesi del 2016 ha iniziato una serie di interventi. Il comitato, che si è occupato di raccogliere i voti, ha deciso di segnalare questo luogo proprio per la valorizzare la sua importanza come unico esempio di teatro romano nell’area della Ciociaria.

Al 53° posto nella classifica nazionale con 5.911 voti, il Santuario di Santa Maria della Filetta ad Amatrice (RI), dedicato alla patrona di Amatrice, venne costruito nel 1472, in memoria di un evento miracoloso verificatosi il giorno dell’Ascensione dello stesso anno, quando una pastorella trovò un cammeo con una figura femminile risplendente di luce, riconosciuta come l’immagine della Vergine. L’effige divenne subito oggetto della venerazione popolare e da allora il luogo è stato meta di pellegrinaggi. A pochi giorni dal sisma del 24 agosto 2016, l’immagine della Madonna, da tempo conservata all’interno del borgo distrutto dalle scosse, è stata rinvenuta tra le macerie e il suo ritrovamento è stato colto dagli abitanti, profondamente legati alla Filetta, come un segno di grazia e speranza di rinascita. Il santuario è rilevante anche dal punto di vista artistico e custodisce un prezioso ciclo di affreschi del pittore Pier Paolo da Fermo, attivo soprattutto nelle Marche nella seconda metà del Quattrocento. Il bene è stato segnalato al censimento poiché compromesso dal terremoto sia nella struttura, sia nella decorazione, che era stata oggetto di un restauro effettuato tra il 2008 e il 2012 ad opera della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Lazio.

Per la classifica completa consultare il sito: www.iluoghidelcuore.it

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