Metro truffa, Zaccheo indagato insieme ad altri nove. Ecco tutte le accuse

Dieci indagati, un sequestro da 3,6 milioni di euro e un nome eccellente: Vincenzo Zaccheo. E’ lui l’anima del progetto della metro leggera, lanciato nel 2004 e mai realizzato. Il reato contestato dalla Procura sarebbe avvenuto quando Zaccheo non era più sindaco, ma secondo l’accusa fu lui a creare i presupposti di tutta la vicenda contestata, sin dal 10 agosto 2004 quando presentò al ministero delle Infrastrutture la domanda di finanziamento per 102 milioni di euro.
“Opera bluff” fu definita da Rinascita Civile, ma anche dal comitato Metrobugia che dal 2007 contesta il progetto e gli enormi sprechi di denaro ad esso collegati. Anche dopo la caduta di Zaccheo sindaco, secondo la Procura il pressing continuò sul commissario Nardone per indurlo ad approvare il 2° lotto del progetto.
L’ACCUSA. La Procura contesta il reato di “truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche” (640bis). Il Comune non avrebbe verificato la sostenibilità dell’opera, inducendo in errore il Cipe e il Ministero. Si contesta il fatto di aver previsto il contributo regionale di 6 euro a km per vettura rispetto a una stima di passeggeri pari a 14 mila unità senza elementi solidi a sostegno di tali numeri, «al di fuori di qualsiasi previo studio e anzi contraddetti» da atti successivi scrive la Procura. Il risultato è semplice: fu previsto un contributo regionale che in realtà non esisteva. Ma poi i soldi sono arrivati: 81 milioni. La convenzione fu firmata con Metrolatina, il consorzio a cui fu affidato il progetto di finanza dopo una gara andata deserta, e il Comune cominciò a pagare «il primo stato avanzamento lavori relativo alla costruzione di cinque vagoni» senza che il progetto esecutivo fosse stato approvato. La convenzione, secondo l’accusa, prevedeva «l’inizio della costruzione delle carrozze solo a partire dal dodicesimo mese dall’inizio dei lavori». Per questo l’importo di 3,6 milioni è considerato un ingiusto profitto. Tesi dell’accusa che dovrà ora essere confermata dal gip, dopo la valutazione della tesi difensiva.
GLI INDAGATI. Gli indagati sono: l’ex sindaco Vincenzo Zaccheo; il dirigente del Comune Lorenzo Le Donne; i legali rappresentanti di Metro Latina Pierluigi Alessandri e Aldo Bevilacqua; i legali rappresentanti della “Gemmo” Irene, Mauro e Susanna Gemmo; l’avvocato Giovanni Pascone, Cecilia Simonetti e Vincenzo Surace. Il sequestro complessivo riguarda conti correnti e immobili per un valore pari a 3,6 milioni di euro.
LA CONVALIDA. Avrà 10 giorni di tempo il gip Giuseppe Cario per decidere sulla convalida del sequestro. L’inchiesta dovrà però fare i conti con il rischio di prescrizione. I soldi contestati furono accreditati il 16 febbraio di sei anni fa, il reato di truffa prevede la prescrizione esattamente dopo 6 anni. Per questo, probabilmente, la Procura ha accelerato (dopo un lungo periodo di stasi) notificando l’8 febbraio l’avviso a comparire che ha interrotto i termini di prescrizione. Poi è scattato il sequestro preventivo. Ma perché la Procura ha aspettato tanto tempo? Difficile rispondere a questa domanda. Da quanto emerso il fascicolo andò nel 2014 al pm Luigia Spinelli che però dovette lasciarlo perché non di sua competenza in base alla divisione in “pool” dei magistrati nella Procura. Ora l’inchiesta è in mano al pm Cristina Pigozzo, un passaggio di consegne che potrebbe aver allungato notevolmente i tempi. Ma ora, considerando i tempi dei processi a Latina, è difficile immaginare che si riesca ad arrivare a sentenza definitiva prima della prescrizione dei reati. Ammesso, ovviamente, che si arrivi a un processo.
UNA STORIA CONTORTA. Sul caso della metro leggera (in realtà un tram su gomma modello Translohr, attivo anche in Cina, Colombia e Francia) si è battuto per anni il comitato Metro Bugia, che anche recentemente ha chiesto chiarezza sull’intenzione del sindaco Coletta. La vicenda inizia esattamente il 10 agosto 2004 quando Zaccheo presenta al Ministero dei Trasporti una domanda di finanziamento di 102.375.000 euro, il 60% del progetto per la realizzazione di due linee per il collegamento da Latina Scalo alle autolinee di Latina e poi dalle autolinee alla zona Q4-Q5. Il progetto viene anche inserito nel piano triennale delle opere pubbliche (2004-2006). Il progetto preliminare per la prima linea prevedeva un investimento di 92 milioni, per la seconda linea erano previsti investimenti per 47 milioni. La società Metrolatina cominciò a incassare nonostante i lavori sulla linea non fossero mai stati avviati. Nell’autunno del 2014 ci furono delle riunioni per valutare il definanziamento dell’opera che, nel frattempo aveva ottenuto dal Cipe uno stanziamento di circa 80 milioni di euro. Ma la Guardia di Finanza stava già indagando sugli intrecci ancora da chiarire.
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