Tassi inventa la Privacy in Consiglio comunale, uno scivolone senza precedenti

09/09/2016 di

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Nel gennaio 2012 il Comune di Latina (nell’era Di Giorgi) vietò la libera diffusione dello streaming del Consiglio comunale appellandosi goffamente a ridicole questioni tecniche sulla “proporzione delle immagini”. Fu chiesta la “preventiva autorizzazione” per diffondere le immagini del Consiglio comunale. Una scelta che provocò comprensibili critiche di tanti “paladini della libertà” che oggi giustificano qualcosa di molto più grave.

Cosa è accaduto. Il presidente del Consiglio comunale, Olivier Tassi, ha incontrato alcuni giornalisti annunciando la volontà di introdurre l’accredito stampa per accedere all’area riservata in Consiglio comunale. Fin qui nessun problema, visto che l’accredito per le aree riservate è legittimo e anzi utile per evitare abusi e accessi immotivati.

La motivazione di Tassi però è un’altra e fa tremare: “Tutelare la privacy del sindaco, dei consiglieri e degli assessori“. Il presidente del Consiglio comunale è evidentemente confuso, parecchio confuso. Ignora che la privacy non c’entra nulla con le sedute pubbliche del Consiglio comunale e delle Commissioni. La privacy riguarda i dati sensibili, i dati identificativi e i dati giudiziari. Un esempio? Dettagli sullo stato di salute, abitudini sessuali, preferenze politiche o religiose.

In Consiglio comunale invece si parla di delibere, leggi, regolamenti, problemi che riguardano l’intera collettività. Questioni che dovrebbero essere diffuse senza ostacoli di alcun genere, in nome di una trasparenza tante volte sbandierata e quasi mai praticata.

Uno scivolone clamoroso che ha scatenato prevedibili reazioni a catena e incredibili difese di scuderia del tutto fuori luogo, segno di una totale incapacità critica di tanti cittadini-tifosi che seguono i capi mettendo in stand-by la propria indiscutibile intelligenza e capacità di analizzare i fatti.

Per fortuna nessun atto è stato ancora adottato e dunque c’è tutto il tempo per correggere il tiro, ammesso che lo si voglia fare.

Resta ovviamente la necessità che i giornalisti (ma anche chi scrive senza essere giornalista) si comportino in maniera più adeguata alla situazione, evitando ad esempio interviste e chiacchiere durante le sedute, oppure riprese video inutilmente ravvicinate che rischiano di disturbare consiglieri o assessori durante gli interventi in Consiglio o in Commissione.

Basterebbe comportarsi secondo semplici regole di buona educazione, prima ancora che di professionalità. Problemi che tuttavia non si risolvono invocando a sproposito la privacy, avendo un ruolo che non può giustificare errori così gravi.

  1. Oh mio dio ma da dove le tirano fuori queste sciocchezze? La privacy in consiglio comunale!!!!

  2. Ci risiamo con gente messa li in quota poltrone ed incapace del più elementare atto amministrativo. Il potere non ha regole e logora chi non c’è l’ha come noi cittadini buoni solo subire.

    • Già, molto meglio mettere un palazzinaro così costruiva una bella villa al posto dei parchi e buttava giù qualche altro albero. Tanto danno solo ossigeno a che servono?