Prostituzione minorile, caso Formia: “Necessario un programma di sensibilizzazione”

03/06/2016 di
baby-squillo-prostitute

YasminAboLohaUn fenomeno antropologico che va a radicarsi nelle dinamiche e negli affari della criminalità organizzata e non. Lo sfruttamento sessuale di minori è uno dei più preoccupanti aspetti degenerativi della sfera sociale, accentuato ed amplificato dalla crisi economica mondiale. La mancanza di risorse, sviluppo e cultura spinge giovani ragazze, ma anche ragazzi, a (s)vendere il proprio corpo, talvolta per pochi euro.  Si parla soprattutto di minori provenienti da paesi del Terzo Mondo,  sebbene il discorso vada esteso anche a situazioni interne al tessuto sociale dei paesi più sviluppati.

Due recenti inchieste di Le Figaro e dell’Huffington Post hanno portato alla luce diverse migliaia di casi in Regno Unito, Francia e Stati Uniti. La situazione in Italia è quantomeno allarmante. Basta solamente dare uno sguardo ai dati relativi a Roma, messi sul tavolo della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza dal procuratore aggiunto del Tribunale di Roma, Maria Monteleone, durante l’audizione nel febbraio dello scorso anno. I casi  nella capitale sono, in base a quelle stime, aumentati del + 516% in soli 2 anni: da 31 casi nell’anno 2012 a 191 nell’anno 2014. Un incremento che mette i brividi.

 La stampa nazionale ha ampiamente messo in risalto, a suo tempo, le aberranti vicende dei Parioli così come quelle di L’Aquila e La Spezia, raccontandone tutte le drammatiche sfaccettature. Delle stessa matrice e dello stesso impatto mediatico appare il caso Formia, scoppiato due giorni fa, e che, a seguito di un’intensa attività indagine condotta dal nucleo di Polizia, ha portato all’arresto  di un 20enne con l’accusa di organizzazione e sfruttamento della prostituzione minorile, ai danni di due studentesse di 15 anni.

Noi di Latina24ore abbiamo contattato Yasmin Abo Loha, segretario generale di Ecpat Italia – il coordinamento italiano della famosa ONG che si occupa, da trent’anni e in 74 paesi nel mondo, di prevenzione e sensibilizzazione in materia di
sfruttamento sessuale minorile – per approfondire il quadro sulla situazione italiana, e per un commento sulla grave vicenda di Formia  che resterà a lungo impressa nella memoria e nelle cronache della provincia pontina.

Signora Abo Loha, la prostituzione minorile sembrerebbe costituire uno dei “mercati” più floridi gestiti dalla criminalità organizzata.
Assolutamente si. Da anni la nostra associazione denuncia a livello mondiale le cosiddette “tratte del sesso minorile”, dei veri propri ECPAT_logo_300_DPI2mercati internazioni in cui le “merci” ad essere vendute sono
ragazzini e ragazzine che non hanno ancora raggiunto la maggiore età. Le situazioni più difficili si riscontrano nei paesi del sud-est asiatico, America Latina e dell’Africa Nera, in particolare il Kenya. Vengono strappati alla famiglie e spediti in un altro angolo del mondo (molti dei quali in Europa) per essere sfruttate da vere e proprie organizzazioni criminali.

E l’Italia, se si estende al discorso del fenomeno del “turismo sessuale”, a quanto pare registrerebbe un primato negativo …

Purtroppo è così. Questo è un fenomeno che riguarda, per buona parte, minori di sesso femminile. Come si evince dal nostro ultimo rapporto, gli italiani (soprattutto uomini) sono ai primi posti come clienti di bambini fatti prostituire in Paesi del Terzo Mondo.

Bisogna però fare una distinzione, all’interno del fenomeno, tra sfruttamento sessuale minorile, che riguarda adolescenti provenienti da paesi sotto-sviluppati, legato ad un vero e proprio mercato criminale, e quella forma di prostituzione che riguarda ad esempio minorenni di nazionalità italiana.

Hanno entrambi una matrice comune, cioè si riferiscono spesso a condizioni di disagio economico. Ma sulla realtà italiana il discorso va esteso oltre tale considerazione, ed è necessaria una riflessione da un punto di vista culturale e pedagogico. Si osserva uno scollamento tra il concetto di “affettività” e quello di “sessualità”,  che declassa quest’ultimo a strumento di mercificazione.

Soffermandoci sulla vicenda di Formia, essa rientra evidentemente nella seconda categoria.

Esatto. Le dinamiche che affiorano dalle indagini ricalcano abbastanza fedelmente quelle emerse dai casi di sfruttamento ai Parioli a Roma. Senza però sottostimare il ruolo intimidatorio del giovane arrestato,  catalogabile come un vero e proprio atto criminale volto a lucrare sulla persona.

Si hanno dei dati precisi sul quadro in Italia?

No, dal momento che si parla di un fenomeno “sommerso”, in relazione al quale risulta difficile associare delle stime precise ad un discorso di “percezione”, così come realizzare una sorta di “gradiente geografico” di diffusione a livello nazionale.

In che termini si attesta la percezione del  fenomeno nel Basso Lazio, in particolar modo nella provincia di Latina?

La zona del Basso Lazio e del Casertano è un’area su cui siamo molto attivi, sicuramente da monitorare. E per attivi intendo in termini di prevenzione e sensibilizzazione. Soprattutto a sfondo pedagogico: da anni, tramite il nostro Centro Studi, organizziamo dei percorsi volti a formare operatori che siano competenti in materia ed in grado di agire non solo in termini di divulgazione, ma anche di gestione delle varie situazioni di sfruttamento sessuale minorile. Formia è stato uno tra i comuni attenzionati e che hanno aderito a tale progetto. Abbiamo collaborato con la onlus locale Spazio Incontro, che da diverso tempo si occupa di tale problematica nelle realtà formiana. Una tematica, così come per molte altre realtà in Italia, necessita dell’acquisizione di un modus operandi – le ripeto – finalizzato all’educazione e alla sensibilizzazione nei confronti di un fenomeno che comincia ad acquisire delle proporzioni allarmanti.