FOTO Placido presenta 7 minuti alla Dublo: Latina mi ha accolto con calore

05/01/2016 di
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Michele Placido

Lavoro, vita e precarietà come condizioni universali e fortemente intrecciate. Questi i temi principali di “7 minuti”, l’ultimo film di Michele Placido, presentato questa mattina nella Dublo di Latina, sede principale dell’intero set di riprese. Ispirato alla piece teatrale di Stefano Massini e al documentario di Massimo Ferrari sulle vicende della Tacconi Sud dal titolo”Atlantis”, il film uscirà in sala entro la fine dell’anno.

Possibile strumento di riscatto per le numerose lotte sindacali che da sempre interessano i lavoratori, ma anche, a livello locale, mezzo di rivalutazione del nostro territorio, “7 minuti” ha posto la fabbrica al centro delle riprese, creando un ponte spazio temporale tra le vicende narrate e la cittadina pontina. Non è quindi un caso che il film sia stato presentato proprio nella sala in cui sono state girate le più importanti scene del film. “La provincia di Latina è ricca di territorio cinematografico” ha infatti dichiarato Placido, sottolineando la varietà delle possibili location filmiche ed augurando, in un prossimo futuro, la nascita di un’industria cinematografica territoriale. Ha posto poi l’attenzione sull’accoglienza dei cittadini del capoluogo, molti dei quali ancora impegnati in comparse nelle ultime riprese.

Una conferenza in cui sono emerse tematiche attuali ed universali, senza dimenticare l’amore per l’arte. Il film, infatti, ha voluto rappresentare una storia reale  con personaggi veri, all’interno di una vera fabbrica e, come evidenziato dallo stesso Placido, è stato emblema sia della voglia di fare cinema che del desiderio di far riflettere e discutere sulla società contemporanea.  Il lavoro, quindi, diviene sinonimo dell’universale condizione umana.”La cosa che io stesso ho ritrovato nella sceneggiatura” ha dichiarato Ferrari “è proprio questa: la vita che è dentro il lavoro e il lavoro che è vita. Insomma, una condizione che non è poi così scindibile”.

Ottavia Piccolo

Ottavia Piccolo

Nel corso della presentazione, cui erano presenti anche Massimo Ferrari e Rosa Giancola, oltre al presidente della Latina Film Commission, Rino Piccolo, non sono mancati gli omaggi. Sono stati infatti giocosamente regalati dei manufatti prodotti all’interno della fabbrica – e poi autografati dal regista – a mostrare come dietro ogni prodotto dell’uomo ci sia molto più di un oggetto in sé, ma una storia, una vita, una vicenda da raccontare.

Commozione, poi, da parte di Rosa Giancola nel raccontare le vicende della Tacconi Sud che per ben 550 giorni l’hanno interessata come lavoratrice e rappresentante sindacale, testimoniando con grande orgoglio, quanto la lotta per il lavoro sia in grado di toccare profondamente i rapporti umani, soprattutto nei riguardi delle donne, emblematicamente raffigurate, all’interno del film, dal personaggio di Bianca (Ottavia Piccolo).

“Il corpo delle donne non era adatto a fare la guerra, no? Eppure siamo state in una fabbrica per 550 giorni e lì abbiamo condiviso momenti molto difficili perché dentro quel contesto c’è stato il silenzio assoluto.” ha dichiarato la Giancola. “Noi consumavamo questa storia di disoccupazione nel 2011 e la parabola temporale che accompagna la vicenda della Tacconi Sud è una parabola che si apre con lo scandalo delle Olgettine e si conclude con le lacrime della Fornero e con l’ennesima riforma, quella parabola temporale dove io non ho raccontato la storia della vertenza della Tacconi Sud che è uguale e replicabile in qualsiasi paese, con quello che è accaduto nel manifatturiero (…), ma ciò che forse ho sentito urgente è stato raccontare la condizione umana”.

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Rosa Giancola

“Sono famose le note di questo diario che tenevo sul web in cui raccontavo il presidio” ha proseguito la Giancola. “Quando ho riletto quelle note ho scoperto che inizialmente si trattava di una cronaca dei  fatti e, poi, la mia è stata una riflessione su quelle condizioni di lavoro, sulla condizione di donne dentro una fabbrica. Era difficile sperare di poter cambiare quello che accadeva e questo lo dico perché vivere un presidio nella condizione delle donne, e quindi rappresentare delle donne, era difficile perché in fondo le donne qualcosa da fare lo trovano sempre (…). Così era percepita questa storia, invece ha acquisito una forza che nemmeno io stessa potevo immaginare”. Una storia, dunque, in cui tematiche di drammatica attualità, come lavoro, condizione della donna, contenzioso sindacale si mescolano in un film che risulta fortemente orientato al vero e che verrà probabilmente proposto ad alcuni importanti Festival cinematografici.