Tuma minacciò in chiesa il giornalista del Messaggero di Latina

13/10/2015 di
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Il gruppo di Tuma e Cha-Cha non ama critiche, tantomeno la diffusione di informazioni dettagliate. Specialmente su un quotidiano importante come Il Messaggero. Per questo Tuma arriva a minacciare il capo servizio della redazione di Latina, Vittorio Buongiorno, avvicinandolo addirittura in chiesa, a San Marco, al termine della messa domenicale. Un episodio gravissimo, tenuto segreto fino ad oggi per evitare di compromettere l’indagine in corso.

E’ l’11 gennaio 2015. Buongiorno racconta così, sull’edizione di oggi del quotidiano, l’inquietante episodio: «Alle 10 c’è la messa a San Marco. Sono seduto nella navata sinistra. Non succede nulla fino alla fine, quando le persone incominciano ad uscire. Mi vedo venire sotto Gianluca Tuma. So chi è perché faccio il giornalista. Ho scritto di lui, ma diversi mesi prima per una inchiesta di Roma. Mi viene sotto, faccia a faccia e mi dice: “Hai visto cosa è accaduto in Francia a chi usa la penna scorrettamente”. Resto gelato. Quattro giorni prima a Parigi dei terroristi hanno ucciso diversi giornalisti del quotidiano satirico Charlie Ebdo. Cerco di mantenere la calma e gli dico che uso sempre la penna correttamente e che se ha problemi può venire a parlarne in redazione. Sono pochi secondi. Lui scuote la testa e se ne va. Uscito dalla chiesa vado diretto in Questura e sporgo denuncia».

Nell’ordinanza che ha portato ai 24 arresti della polizia l’episodio viene abbondantemente approfondito. «L’organizzazione criminale – scrive il giudice Cario – colpisce chiunque possa ostacolarla. In qualunque modo. Intimidisce la stampa locale se questa soltanto riporti all’opinione pubblica e per dovere di cronaca fatti che passano attirare l’attenzione sull’organizzazione che invece a Latina ha tutto l’interesse a tenere il profilo basso e fare affari indisturbata».

In conferenza stampa il procuratore aggiunto Nunzia D’Elia ha fatto riferimento all’episodio, senza fare nomi, sottolineando che grazie alla denuncia e alla scelta di non pubblicare la notizia per evitare di compromettere le indagini, è stato possibile arrivare ai risultati sperati.