FORMIA, A GIUDIZIO IL CLAN MENDICO

13/11/2007 di
Dieci rinvii a gudizio da parte del gip di Roma nei confronti delle persone coinvolte nell’operazione "Anni Novanta". Sotto accusa un’organizzazione che negli anni 90
controllava le attività economiche di tutto il basso Lazio, compresi i
cantieri dell’alta velocità. Dieci persone furono arrestate a Formia in
esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dalla Direzione
distrettuale antimafia di Roma.

 
Ettore Mendico, Maurizio Mendico, Antonio
Antinozzi, Luigi Pandolfo, l’imprenditore Orlandino Riccardi, Luigi
Cannavacciuolo, Domenico Buonamano, Antonio La Valle, Giuseppe Sola e
Giuseppe Ruggeri sono accusati di aver costituito il vertice di una
struttura criminosa legata al clan campano dei Casalesi e denominata
Gruppo Mendico, dal nome del
capo Ettore Mendico. Per sei di loro c’è anche l’accusa di omicidio e
occultamento di cadavere nei confronti di Rosario Cunto, un sorvegliato
speciale della polizia di cui non si avevano più notizie dal 1990, che
sarebbe stato ucciso da Mendico per vendicare l’omicidio del nonno,
avvenuto 29 anni fa.
 
Le indagini dei carabinieri di Latina, iniziate nel 2005 in collaborazione con la
Procura di Napoli, sono partite dall’uccisione nel 1990 a Santi Cosma e
Damiano, dell’imprenditore Giovanni Santonicola e hanno ripercorso un
decennio di estorsioni, omicidi, incendi e ferimenti di imprenditori
commessi dall’inizio degli anni 90 fino al 2000 e apparentemente
scollegati tra loro. L’omicidio di Santonicola fu il primo di una lunga
lotta tra clan rivali per il controllo del territorio, che portò il
«gruppo Mendico», a diventare una vera e propria organizzazione
imprenditoriale, che monopolizzava il mercato e intimidiva la
concorrenza.